Ricordate la storia di Vito Pasciucco, il 74enne costretto a vivere da prigioniero in casa per 4 anni perché l’Asl gli ha negato il montascale dopo averne consegnati due che erano irrimediabilmente rotti? Dopo la sua denuncia, ci sono novità importanti. (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi. Abbiamo anche una pagina Instagram dove pubblichiamo le notizie in formato grafico e un canale YouTube, dove pubblichiamo videoguide e interviste).
I temi dell’intervista
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Ebbene c’è una bella notizia: nei prossimi giorni Vito metterà fine al suo lungo isolamento e potrà trascorrere l’estate imminente all’aria aperta.
Dopo aver letto la sua intervista a invaliditaediritti.it, infatti, la titolare della Tgr (che ha sede a Ozzano Emilia, in provincia di Bologna), Patrizia Toselli, ha deciso di regalare all’anziano un montascale nuovo e perfettamente funzionante, un modello Jolly Standard che gli consentirà di superare quel muro di scale diventato una insormontabile barriera architettonica da quando ha di fatto perso l’uso delle gambe a causa di una serie di patologie, compresa una grave forma di stenosi dorsale.
Montascale nuovo per Vito: il regalo della Tgr
La prossima settimana un tecnico della Tgr consegnerà il nuovissimo montascale e lo installerà, sarà così a disposizione di Vito.
Il costo dell’impianto è di circa 4.200 euro, un prezzo significativo per un pensionato, ma che è decisamente irrisorio per un’Azienda sanitaria locale.
Se ricordate, Vito Pasciucco, aveva chiesto all’Asl di Cosenza un montascale in comodato gratuito (che è un diritto per le persone con disabilità). Per ottenerlo ha seguito con scrupolo l’intera procedura: visita del fisiatra per la prescrizione dell’impianto, colloquio con l’assistente sociale che ha attestato “l’indispensabilità dell’ausilio”, la certificazione del tecnico comunale che ha dovuto confermare l’impossibilità di installare un servoscala o di realizzare una rampa, quindi una nuova visita del fisiatra per la relazione conclusiva da consegnare all’Asl.
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Vito prigioniero in casa per un montascale rotto: libero dopo 4 anni
Dopo tutto questo iter, l’azienda sanitaria ha concesso il montascale. Ma era arrugginito e non funzionante. Vito lo ha rimandato indietro, chiedendone un altro: è arrivato, ma era peggio del primo.
Vito si è sentito rispondere dall’Asl: questi abbiamo e non ce ne sono altri, quando smaltiremo i vecchi acquisteremo quelli nuovi.
Nel frattempo sono passati quattro anni. Quando lo abbiamo intervistato il 74enne si era ormai rassegnato «a vivere tra la cucina e l’uscio della finestra».
Ora, la svolta.
La storia di Vito ha avuto un lieto fine (grazie alla generosità della Tgr), ma, come ci hanno confermato i tecnici che si occupano del montaggio di montascale, di casi simili ce ne sono molti. E non solo in Calabria.
L’Asl non smaltiva i montascale rotti: la denuncia di Vito
Le aziende sanitarie hanno deciso di ridurre le spese e quindi, se si deve proprio acquistare un montascale, preferiscono uno di fabbricazione cinese, che costa in media 200, 300 euro in meno.
Che importa se funziona male, si rompe di frequente e dopo un po’ è inutilizzabile? Che importa se tutto ciò costringe molte persone con una mobilità ridotta o impedita a restare chiuse in casa per anni, in alcuni casi per sempre?
Eppure, è bene ricordarlo, le aziende sanitarie hanno in media un fatturato di 800 milioni di euro l’anno. Una cifra considerevole, che non giustifica l’acquisto di montascale di qualità inferiore per risparmiare poche centinaia di euro.
Ma non solo, molti di questi prodotti non sono neppure tarati per trasportare pesi superiori a 120 chili (considerate anche il peso della carrozzina).
Anche Michele ora è libero
La vicenda di Vito si è conclusa con un sorriso e anche quella di Michele Merenda, 38 anni, di Afragola (in provincia di Napoli): anche lui, affetto da sclerosi multipla, era prigioniero in casa. Non a causa, però, di un montascale Asl guasto. Se possibile la sua storia era ancora più paradossale: il servizio sanitario non poteva montare il saliscale perché l’Acer, l’Agenzia Campana per l’Edilizia Popolare, non gli ha consegnato, per anni e nonostante le ripetute richieste, la licenza edilizia dello stabile, un documento necessario per completare la pratica.
Poco dopo l’intervista rilasciata a Invaliditaediritti.it, l’Acer ha deciso di risolvere la situazione e consegnare il certificato, consentendo a Michele di avere il suo montascale. Anche per lui sarà ora possibile trascorrere l’estate (e non solo) all’aria aperta.

Montascale rotti o usurati, vergogna Asl: risparmi sulla pelle dei fragili
Se la vicenda dei montascale di qualità inferiore, così come hanno riferito molte fonti, dovesse essere vera e riguardare diverse Asl sparse per il Paese, sarebbe giusto interrogarsi su come vengono spesi i soldi pubblici e come il Servizio sanitario nazionale si occupa del benessere di persone con disabilità gravi.
È possibile che si voglia risparmiare (e male) a discapito di chi ha già una fragilità evidente? Non ci sono forse sprechi reali sui quali sarebbe opportuno intervenire per assicurare impianti almeno funzionanti a chi ne ha bisogno?
Su questo sito abbiamo raccontato le storie di Vito e di Michele, ma a inviarci mail simili sono state decine di altre persone: tutte costrette in casa o perché l’Asl non aveva montascale disponibili o perché gli impianti che c’erano non erano adatti.
Nel frattempo il governo ha deciso di riformare l’assistenza agli anziani non autosufficienti e alle persone con disabilità grave. Sarà, così è stato annunciato, una riforma epocale. Bene, era necessaria. Ma non dimentichino i montascale.
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