Quando vanno in pensione le categorie protette

In questo approfondimento cerchiamo di capire quando vanno in pensione le categorie protette e a quali misure per il pensionamento anticipato possono accedere.
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4/10/23

Ci sono delle misure di prepensionamento destinate in particolare alle categorie protette? Quando vanno in pensione le categorie protette? (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).

Se appartieni alle categorie protette, puoi accedere a tutte le misure di pensionamento rivolte agli invalidi, anche quelle che riguardano la pensione anticipata. Ovviamente, devi avere i requisiti necessari per poterle richiedere.

Andiamo quindi a vedere quando vanno in pensione le categorie protette e a quali misure puoi accedere.

Indice

Quando vanno in pensione le categorie protette?

Vediamo subito quando vanno in pensione le categorie protette, chiarendo che hanno accesso agli stessi benefici pensionistici a favore di tutti gli invalidi civili iscritti alle forme di previdenza pubblica obbligatoria.

Le agevolazioni previdenziali nei confronti degli invalidi sono le seguenti:

  • assegno ordinario di invalidità;
  • pensione di inabilità;
  • pensione di vecchiaia anticipata;
  • Ape Sociale;
  • Pensione anticipata per lavoratori precoci.

Andiamo a vedere nel dettaglio ognuna di queste misure.

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Quando vanno in pensione le categorie protette con l’assegno ordinario di invalidità?

Cominciamo cercando di capire quando vanno in pensione le categorie protette con l’assegno ordinario di invalidità.

L’assegno ordinario di invalidità è una prestazione previdenziale, erogata dall’Inps a domanda, prevista per i lavoratori dipendenti privati e autonomi, nonché agli iscritti alla gestione separata, legata a due condizioni:

  • il versamento di contributi per almeno 5 anni, dei quali 3 nell’ultimo quinquennio precedente alla domanda;
  • il riconoscimento da parte di una Commissione Medica dell’ASL che la capacità di lavoro in occupazioni confacenti proprie attitudini, sia ridotta in modo permanente, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, a meno di un terzo.

L’assegno è riconosciuto per un periodo di 3 anni e confermabile, con specifica domanda, per ulteriori altri 2 trienni.

Prima della scadenza del triennio, è necessario fare la domanda di rinnovo e sottoporsi nuovamente a visita medica, perché l’Inps confermi la diagnosi medico legale e il conseguente diritto alla percezione della prestazione.

Dopo 3 riconoscimenti consecutivi (compreso quello iniziale), l’assegno è considerato permanente, anche se l’INPS può comunque effettuare delle visite di revisione dell’invalidità per accertarsi che le condizioni sanitarie non siano cambiate.

Al compimento dell’età pensionabile (che attualmente è stabilita a 67 anni), in presenza di tutti i requisiti di legge, l’assegno ordinario di invalidità si trasforma in pensione di vecchiaia.

Per il perfezionamento dei requisiti contributivi per la pensione di vecchiaia, sono utili i periodi di godimento dell’assegno ordinario di invalidità in cui non si è prestata attività lavorativa.

L’importo dell’assegno è calcolato sulla base dei contributi versati all’atto della domanda e, laddove la normativa lo consenta, è prevista l’integrazione al trattamento minimo, a condizione che non si superino i limiti di reddito personali e coniugali sotto indicati:

  • reddito personale annuo inferiore a 12.170,86 euro;
  • reddito da coniugato annuo non superiore a 18.256,29 euro.

È possibile continuare a lavorare pur essendo titolari dell’assegno e la contribuzione versata può essere utile alla liquidazione di un supplemento. L’importo dell’assegno, in questo caso, è ridotto in relazione alla retribuzione percepita, come da tabella G allegata alla Legge 335/95:

AnnoRedditiPercentuali di riduzione
2023Fino a 28.767,30 euroNessuna
2023Oltre 28.767,30 euro fino a 35.959,12 euro25%
2023Oltre 35.959,12 euro50%
Quando vanno in pensione le categorie protette: tabella con la riduzione in percentuale dell’assegno ordinario di invalidità in relazione alla retribuzione percepita in caso di attività lavorativa

In questo articolo ti mostriamo entro quando e come puoi fare domanda per l’assegno ordinario di invalidità

Questo video ti spiega cosa sono le categorie protette e quali sono i loro diritti:

Quando vanno in pensione le categorie protette con la pensione di inabilità?

Vediamo quando vanno in pensione le categorie protette con la pensione di inabilità.

La pensione di inabilità lavorativa, che è diversa da quella di invalidità civile, come ti spieghiamo in questo articolo, è simile all’assegno ordinario di invalidità.

Oltre al requisito sanitario (100% di invalidità), deve accertare uno stato di impossibilità assoluta e permanente a svolgere qualsiasi attività lavorativa, prevede anche la presenza di un requisito contributivo: almeno 5 anni di contributi di cui 3 versati nell’ultimo quinquennio.

Per il riconoscimento del requisito minimo contributivo (5 anni), viene consentita la possibilità di ricorrere alla totalizzazione e al cumulo gratuito. Si possono cioè sommare, senza spese, i contributi che sono stati versati in diversi fondi previdenziali di natura obbligatoria.

Quando si accede alla pensione di inabilità lavorativa viene anche richiesta:

  • la cessazione di qualsiasi tipo di attività lavorativa;
  • la cancellazione dagli elenchi di categoria dei lavoratori e dagli albi professionali;
  • la rinuncia ai trattamenti a carico dell’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione e a ogni altro trattamento sostitutivo o integrativo della retribuzione.

Possono accedere alla pensione di inabilità lavorativa i lavoratori dipendenti del settore privato e i lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali Inps (commercianti, artigiani e coltivatori diretti). Non è previsto un requisito anagrafico, o meglio bisogna avere un’età compresa tra i 18 e i 67 anni.

Essendo una misura di tipo previdenziale, l’importo della pensione di inabilità varia a seconda dagli anni di contributi che sono stati versati dal lavoratore.

Per il calcolo dell’importo si può ricorrere al sistema misto (retributivo/contributivo) se l’attività lavorativa è iniziata prima del 31 dicembre 1995.

Se, invece, gli anni di lavoro partono da un periodo successivo a quella data il calcolo della pensione sarà solo su base contributiva.

Al compimento dei 67 anni di età (età pensionabile attuale), la pensione di inabilità si trasforma d’ufficio in pensione di vecchiaia.

In questo approfondimento ti spieghiamo come calcolare la pensione di inabilità lavorativa.

Quando vanno in pensione le categorie protette con la pensione di vecchiaia anticipata

Vediamo quando vanno in pensione le categorie protette che lavorano e hanno un’invalidità non inferiore all’80% e 20 anni di contributi versati.

Con questi requisiti, si può ottenere la pensione di vecchiaia anticipata, ovvero:

Per ottenere la pensione, dal moneto della presentazione della domanda bisogna attendere l’apertura di una finestra mobile di 12 mesi per ottenere l’assegno.

Possono accedere alla pensione di vecchiaia anticipata solo le categorie protette dipendenti del settore privato iscritte all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) e ai fondi di previdenza sostitutivi dell’AGO (Circolare INPS 82/1994), in possesso di contribuzione al 31.12.1995 (cioè che sono nel sistema misto: Circolare INPS 65/1995).

Quindi: le categorie protette che lavorano nel pubblico impiego o autonomamente, non hanno accesso alla pensione di vecchiaia anticipata.

In questo articolo vediamo invece come funziona il riscatto fondo pensione per invalidità e quando si può fare con maggior vantaggio.

Quando vanno in pensione le categorie protette
Quando vanno in pensione le categorie protette. Nella foto: un anziano davanti a un computer

Quando vanno in pensione le categorie protette con la maggiorazione contributiva?

Vediamo quando vanno in pensione le categorie protette con la maggiorazione contributiva.

La maggiorazione contributiva è un altro beneficio destinato alle categorie protette dipendenti riconosciuto dall’art. 3 della Legge 388/2000.

Il beneficio consente di richiedere, per ogni anno di lavoro effettivamente svolto, il due mesi di contribuzione figurativa. È riconosciuto fino al limite massimo di 5 anni di contribuzione figurativa e risulta utile sia ai fini del diritto alla pensione che alla determinazione della sua misura per le anzianità soggette al calcolo retributivo.

Il beneficio spetta a:

Con questo beneficio, i lavoratori appartenenti alle categorie protette che hanno svolto per esempio 12 anni di lavoro effettivo con una percentuale superiore al 74%, possono contare su un bonus contributivo di 2 anni, che potranno utilizzare per guadagnare la pensione anticipata con 2 anni di anticipo.

Per ottenere la maggiorazione è necessario fare domanda all’INPS (circolari INPS 29/2002 e 92/2022).

Vediamo quali sono i benefici contributivi per gli invalidi, ovvero come puoi andare in pensione prima grazie ai contributi figurativi e alle misure per il prepensionamento a favore degli invalidi.

Quando vanno in pensione le categorie protette con l’Ape Sociale?

Vediamo quando vanno in pensione le categorie protette con l’Ape Sociale.

Per richiedere l’Ape Sociale e quindi andare in pensione prima, bisogna avere questi requisiti:

  • 63 anni di età;
  • 30/36 anni di contributi a seconda della tipologia di aventi diritto.

Le categorie di lavoratori che hanno accesso all’Ape Sociale sono:

  • disoccupati: devono avere perso il lavoro involontariamente o essersi dimessi per giusta causa, e avere concluso da almeno tre mesi la prestazione di disoccupazione. In caso di scadenza di un contratto a termine ci vogliono almeno 18 mesi di lavoro nei tre anni precedenti. Al momento di presentazione della domanda di accesso, bisogna già essere disoccupati, gli altri requisiti (età, contribuzione, almeno tre mesi dalla fine del sussidio) possono essere maturati entro la fine dell’anno. Sono richiesti almeno 30 anni di contributi;
  • caregiver: devono assistere da almeno sei mesi (requisito già maturato al momento di presentazione della domanda di ammissione) il coniuge, anche in unione civile, un parente di primo grado convivente con handicap grave (in base all’articolo 3, comma 3, della Legge 104/1992), un parente o affine fino al secondo grado con genitori o coniuge ultra70enne oppure a sua volta in condizioni di gravità. Nel caso in cui il lavoratore decada dalla condizione di caregiver (ad esempio, a causa del decesso del parente), prima di iniziare a percepire la prestazione non ha più diritto all’Ape. Se invece questo stesso fatto si verifica dopo che è già iniziato il trattamento, quest’ultimo non si interrompe. Requisito contributivo: 30 anni. Età e contribuzione possono essere maturate successivamente, ma entro la fine del 2023;
  • lavoratori con invalidità al 74%: la riduzione della capacità lavorativa deve essere certificata dalle competenti commissioni mediche e deve già sussistere al momento di presentazione della domanda di accesso al beneficio. Gli altri requisiti si possono maturare in via prospettica nel corso del 2023. Requisito contributivo pari a 30 anni;
  •  lavoratori gravosi: hanno svolto per almeno sei anni negli ultimi sette oppure per almeno sette anni negli ultimi dieci una delle mansioni gravosi contenute nell’allegato C della Legge 232/2016). Il requisito contributivo in questo caso è pari a 36 anni. Al momento di presentazione della domanda di ammissione al beneficio bisogna già avere lo status di addetti a mansioni gravose, gli altri requisiti possono essere maturati entro la fine dell’anno.

Concludiamo mostrandoti un’altra misura che prevede il pensionamento anticipato, anche se non rivolta direttamente alle categorie protette.

Se hai contratto una malattia a causa del lavoro che svolgi, puoi richiedere la pensione anticipata per malattia professionale: ti spieghiamo come fare.

Il video sotto ti spiega cos’è il collocamento mirato e come funziona:

Quando vanno in pensione le categorie protette con Quota 41?

Esiste anche una possibilità di prepensionamento se fai parte delle categorie protette e sei considerato lavoratore precoce. Quando vanno in pensione le categorie protette con Quota 41?

Per lavoratori precoci si intendono quelle persone che hanno svolto almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età.

Queste possono andare in pensione con la cosiddetta Quota 41, ovvero con 41 anni di contributi versati a prescindere dall’età anagrafica al momento della domanda.

Attenzione però, i lavoratori precoci – sia uomini che donne – si possono ritirare con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, solo a patto di rientrare in una delle categorie aventi diritto all’Ape Sociale:

  • disoccupati;
  • invalidi almeno al 74%;
  • caregiver;

Ricordiamo che anche per i lavoratori precoci ,l’articolo 17 del DL 4/2019 ha sospeso l’applicazione dell’adeguamento alle speranze di vita sino al 31 dicembre 2026 e che, a partire da coloro che maturano i requisiti dal 1° gennaio 2019, il DL 4/2019 ha introdotto una finestra mobile trimestrale per l’erogazione del primo rateo della pensione.

La scadenza per la presentazione della domanda di certificazione del diritto alla pensione precoci si inoltra all’INPS entro il 1° marzo: serve a ottenere la verifica positiva delle condizioni necessarie (almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età ed il collocamento in uno nei profili di tutela previsti dall’articolo 1, comma 199 della Legge 232/2016, ossia disoccupati, caregiver, invalidi, addetti alle mansioni gravose o alle mansioni usuranti) al conseguimento della pensione anticipata con requisito contributivo ridotto: 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.

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