Un malato terminale è considerato incapace di deambulare e di compiere gli atti quotidiani della vita da solo? Se esiste questa condizione, perché l’accompagnamento negato ai malati terminali? (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104, categorie protette, diritto del lavoro, sussidi, offerte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Accompagnamento negato ai malati terminali
L‘indennità di accompagnamento è negata quando si è certi della rapida sopravveninenza del decesso dell’invalido.
In questo caso la continua assistenza non consente il compimento degli atti del vivere quotidiano, ma è finalizzata a fronteggiare una emergenza terapeutica.
Questo mancato riconoscimento dell’indennità di accompagnamento ai malati terminali prossimi alla dipartita è stato stabilito dalla Corte di Cassazione con sentenza n. 29449/2020, poiché in questo caso la continua assistenza risultai finalizzata non a consentire il compimento degli atti quotidiani della vita quotidiana (tra i quali l’alimentazione, la pulizia personale, la vestizione), ma a fronteggiare un’emergenza terapeutica.
Al contrario, in presenza di gravi patologie e quando non è possibile prevedere l’esito infausto della malattia, l’indennità di accompagnamento è dovuta nel momento in cui viene accertata una condizione di non autosufficienza, ovvero dell’impossibilità a deambulare e a compiere gli atti quotidiani della vita senza assistenza.
Entra nella community, informati e fai le tue domande su YouTube e Instagram.
Concesso in fase pre-terminale
Alle persone malate in fase pre-terminale può essere riconosciuta l’indennità di accompagnamento.
Lo ha stabilito la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione, specificando che il diritto all’indennità deve essere riconosciuto in presenza di patologie di gravità tale non solo da rendere l’individuo inabile al 100%, ma anche da far prevedere che per effetto di esse sopraggiunga la morte.
Per la Suprema Corte, in sostanza, quando l’evento letale non è certo e prevedibile, non viene negata l’assistenza continua (Suprema Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, sentenza n.7179/03)
Ormai era diventato non autosufficiente. Avevate inoltrato richiesta all’INPS, ma purtroppo è avvenuto il decesso prima della visita per l’indennità di accompagnamento. È possibile la visita sulla sola valutazione della documentazione sanitaria? Vi spetta qualcosa? Ne parliamo in questo approfondimento.
Diritti dei malati terminali
Le prestazioni assistenziali
Vivere nella condizione del malato terminale comporta il diritto ad alcune prestazioni assistenziali garantite dallo Stato. Prestazioni che vengono riconosciute in base alla malattia di cui soffre il paziente e allo stato della patologia che lo ha portato nella fase terminale.
Ad esempio, può succedere che il malato si trovi nelle condizioni di poter chiedere e ottenere lo stato di invalidità permanente o di handicap grave, in quanto non riesce più ad essere autosufficiente.
Questo comporta la possibilità di richiedere, a seconda del grado di invalidità o di handicap e del reddito:
Pensione sospesa e modello RED: chi rischia la sospensione della pensione a settembre e per quale motivo? Ne parliamo in questo articolo.
Pensione inabilità, assegno invalidità ed esenzione dal ticket
Il malato terminale deve presentare la domanda di pensione di inabilità o di assegno di invalidità all’IINPS, esclusivamente per via telematica, accedendo al portale dell’Istituto attraverso SPID, CIE o CNS oppure rivolgendosi a un Caf o a un patronato.
Le prestazioni assistenziali dipendono dal reddito e dal grado di gravità della malattia. Per quanto possa essere strano, infatti, una persona può essere malata in fase terminale, ma ancora avere un minimo grado di autosufficienza che non gli permette di avere un’invalidità del 100%.
Così, ad esempio, per il massimo grado di invalidità civile, cioè per il 100%, il paziente in età lavorativa, cioè tra 18 e 65 ani e 7 mesi, ha diritto a:
- la pensione di inabilità: ammonta nel 2023 a 313,91 euro al mese per 13 mesi, purché il paziente abbia un reddito che non superi i 17.920 euro;
- l’esenzione dal ticket sanitario per le prestazioni sanitarie e, a seconda della Regione di residenza, per i farmaci.
Se l’invalidità è pari o superiore al 74%, ma non arriva al 100%, il malato terminale in età lavorativa ha diritto a:
- l’assegno di invalidità: ammonta nel 2023 a 313,91 euro al mese per 12 mesi, purché il paziente abbia un reddito che non superi i 5.391,88 euro;
- l’esenzione dal ticket sanitario per le prestazioni sanitarie e, a seconda della Regione di residenza, per i farmaci.
Pensione di inabilità e assegno di invalidità vengono pagati dal mese successivo alla data di presentazione della domanda all’INPS, a meno che la Commissione medica abbia qualcosa in contrario. Il primo pagamento include, in unica soluzione, arretrati e relativi interessi.
Indennità di accompagnamento e chemioterapia: quando spetta e quali sono le regole per ottenerla. Requisiti e domanda.

Accompagnamento negato ai malati terminali: cosa spetta e cosa non spetta a un malato terminale
Per concludere, ti mostriamo una tabella riassuntiva di cosa spetta e cosa non spetta un malato terminale:
Cosa ha diritto un malato terminale | Cosa non ha diritto un malato terminale |
Indennità di accompagnamento | Indennità di accompagnamento quando è certa la rapida sopravvenienza del decesso dell’invalido. |
Assistenza continua in presenza di gravi patologie e impossibilità a deambulare o compiere atti quotidiani della vita senza assistenza. | Assistenza continua quando l’evento letale non è certo e prevedibile. |
Indennità di accompagnamento per persone malate in fase pre-terminale. | Assistenza continua quando il malato è diventato non autosufficiente |
Prestazioni assistenziali garantite dallo Stato in base alla malattia e al grado di invalidità o handicap. | Prestazioni assistenziali non garantite se il malato ha ancora un minimo grado di autosufficienza che non gli permette di avere un’invalidità del 100%. |
Pensione di inabilità, assegno di invalidità, esenzione dal ticket sanitario in base al grado di invalidità e reddito. | Assistenza continua per il malato terminale non rientra nel diritto alle prestazioni assistenziali. |
FAQ (domande e risposte)
Quali sono le principali malattie terminali?
Le malattie terminali possono derivare da diverse condizioni mediche. Alcune delle malattie terminali più comuni includono il cancro in fase avanzata, l’insufficienza cardiaca congestizia avanzata, la malattia di Alzheimer in stadi avanzati e molte altre. Ogni malattia può presentare sintomi e sfide specifiche per il paziente.
Come vengono gestiti i malati terminali?
I malati terminali ricevono cure palliative, che mirano a alleviare i sintomi, il dolore e il disagio associati alla loro condizione. Queste cure sono fornite da un team di professionisti della salute, tra cui medici, infermieri, assistenti sociali e consulenti spirituali, che lavorano insieme per migliorare la qualità di vita del paziente.
Qual è il ruolo della famiglia nei confronti dei malati terminali?
La famiglia gioca un ruolo fondamentale nella vita dei malati terminali. Essa offre supporto emotivo, assistenza pratica e affetto al paziente. È importante comunicare apertamente con il paziente e rispettare le sue decisioni riguardo alle cure e al trattamento.
Come si può migliorare la qualità di vita dei malati terminali?
Per migliorare la qualità di vita dei malati terminali, è essenziale fornire un ambiente confortevole, gestire il dolore e i sintomi, offrire supporto emotivo e psicologico, e garantire che il paziente si senta amato e apprezzato. Il coinvolgimento del team medico e dell’assistenza familiare è cruciale per raggiungere questo obiettivo.
Ecco gli articoli preferiti dagli utenti sull’invalidità civile: