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Essere una categoria protetta significa avere dei diritti speciali e protezioni legali contro la discriminazione sul posto di lavoro. Questi diritti sono garantiti dalla legge e sono stati creati per garantire che i lavoratori siano trattati con equità e rispetto, indipendentemente dalla loro età, genere, razza, religione, orientamento sessuale o condizioni fisiche o mentali.
All’interno vediamo più nel dettaglio come faccio a sapere se sono categoria protetta.
Indice
- Come faccio a sapere se sono categoria protetta: qual’è la definizione di categoria protetta?
- Come faccio a sapere se sono categoria protetta: come iscriversi alle categorie protette?
- Come faccio a sapere se sono categoria protetta: quali sono i diritti delle categorie protette?
- Come faccio a sapere se sono categoria protetta: quali sono le regole per le aziende?
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Come faccio a sapere se sono categoria protetta: qual’è la definizione di categoria protetta?
In Italia la Legge 68/99, che riconosce una categoria protetta di lavoratori e regolamenta il loro trattamento. La normativa mira a favorire l’occupazione di persone con disabilità di diversi tipi e livelli, e ad incentivare le aziende attraverso alcuni sgravi fiscali.
Le persone che possono rientrare nella categoria protetta sono quelle in età lavorativa (tra i 15 e i 65 anni) che presentano un’invalidità fisica, psichica, sensoriale o intellettiva che ne riduce la capacità lavorativa di oltre il 45%. Tuttavia, ciò non significa che queste persone non possano lavorare.
La categoria protetta è stata creata per tutelare questi individui e garantire loro l’integrazione in contesti lavorativi idonei e le stesse opportunità dei colleghi tramite servizi di collocamento mirato.
I lavoratori che hanno diritto di rientrare nella categoria protetta includono coloro che hanno un’invalidità civile superiore al 45%, quelli che hanno contratto un’invalidità sul lavoro superiore al 33%, gli invalidi di guerra e civili di guerra, gli ipovedenti e non vedenti che riescono a vedere solo un decimo o meno, i sordomuti, e le categorie speciali di persone in situazioni di svantaggio o disagio sociale riconosciute dall’articolo 18 della Legge 68/99, come vedove, orfani, profughi, vittime del terrorismo o della criminalità organizzata.
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Come faccio a sapere se sono categoria protetta: come iscriversi alle categorie protette?
Ora dovrebbe essere più chiaro chi può essere considerato un lavoratore appartenente a una categoria protetta e come faccio a sapere se sono categoria protetta.
Per iscriverti alle categorie protette, ci sono alcuni passaggi da seguire:
- Se hai subito un’invalidità sul lavoro, dovrai ottenere un certificato dall’INAIL e presentarti direttamente all’INPS (passo 4).
- Per tutti gli altri casi, dovrai richiedere un certificato di invalidità al tuo medico di base.
- Con il certificato che attesta la tua invalidità, dovrai recarti presso un CAF per aprire una pratica all’INPS.
- L’INPS ti convocherà per un esame medico di fronte ad una commissione sanitaria della tua zona.
- In base all’esito dell’esame, verrà stabilita la percentuale di invalidità riconosciuta e il livello di agibilità sul lavoro, che potrai verificare accedendo al sito dell’INPS. Riceverai poi una comunicazione a casa tramite raccomandata.
- L’ultimo passaggio consiste nel recarti presso il Centro per l’Impiego della tua provincia per iscriverti alle liste di collocamento mirato. Dovrai dimostrare di essere disoccupato e non in età di pensionamento.
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Come faccio a sapere se sono categoria protetta: quali sono i diritti delle categorie protette?
Tra i doveri che devono essere rispettati dalle categorie protette, così come per gli altri lavoratori, c’è l’orario di lavoro che non è diverso da quello degli altri colleghi, a meno che non vi siano motivi di salute che richiedano una riduzione dell’orario di lavoro e che siano certificati. Anche i lavoratori inseriti nelle categorie protette possono fare straordinari e lavorare nei turni di lavoro.
Se da un lato la legge protegge e promuove l’assunzione di queste categorie di lavoratori, dall’altro riconosce al datore di lavoro la possibilità di interrompere il contratto per giusta causa o per un peggioramento delle condizioni di salute che impediscono il corretto svolgimento dell’attività lavorativa.
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Per quanto riguarda i diritti, è importante sapere che un lavoratore inserito in una categoria protetta ha diritto ad un contratto di lavoro pari a quello di qualsiasi altro lavoratore, regolato dalle stesse norme previste dalla legge. Anche il trattamento economico deve essere uguale a quello dei colleghi con lo stesso livello e la stessa mansione.
Inoltre, viene riconosciuto il diritto a permessi retribuiti dall’INPS pari a tre giorni lavorativi al mese, regolati dalla Legge 104, per potersi occupare di eventuali visite o cure legate al proprio stato di salute.
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Come faccio a sapere se sono categoria protetta: quali sono le regole per le aziende?
Per garantire il sostegno ai diversi livelli delle persone con disabilità, è necessaria la collaborazione delle aziende e dei datori di lavoro. A tal fine, la Legge 68/99 ha introdotto degli obblighi per le imprese, sia pubbliche che private.
In particolare, ogni attività ha l’obbligo di assumere personale dipendente in categoria protetta, proporzionalmente alle dimensioni dell’attività e al numero di lavoratori assunti a tempo indeterminato.
Le aziende che hanno tra i 15 e i 35 dipendenti devono assumere almeno un lavoratore in categoria protetta, mentre quelle che hanno tra i 36 e i 50 dipendenti devono assumerne almeno 2. Quando il numero di dipendenti supera i 50, l’azienda deve rispettare la proporzione del 7%.
Tuttavia, dalla proporzione sono esclusi i dirigenti, i lavoratori in smart working e quelli con contratti a tempo determinato, di apprendistato o di somministrazione.
I lavoratori part-time, invece, vengono conteggiati in proporzione al monte ore lavorato.
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Esistono due modalità per essere assunti come categoria protetta: per chiamata nominativa o per chiamata numerica.
Per agevolare l’assunzione di questa speciale categoria di lavoratori, le aziende ottengono vantaggi economici e fiscali dallo Stato, come il pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali per un massimo di 8 anni per i lavoratori con invalidità oltre il 79% o con handicap intellettivo e psichico. Per i lavoratori con invalidità tra il 67% e il 79%, l’aiuto statale si riduce ad un massimo di 5 anni.
Infine, le aziende ottengono un contributo per le spese sostenute per l’adeguamento del posto di lavoro o per la predisposizione del lavoro in smart working per i lavoratori con invalidità superiore al 50%.
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