In questo approfondimento vi parliamo di indennità di accompagnamento per Alzheimer: spetta oppure no? (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104, categorie protette, diritto del lavoro, sussidi, offerte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Cos’è l’Alzheimer?
L’Alzheimer è la forma più comune e grave di demenza senile: circa 500mila persone, in Italia, sono malate di Alzheimer.
La patologia colpisce la memoria: dalle “semplici” dimenticanze di date, impegni ed oggetti, fino all’impossibilità di riconoscere volti familiari.
L’Alzheimer provoca un’alterazione delle funzioni cerebrali causando serie difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane; oltre alla perdita di memoria e delle funzioni cognitive, la patologia influisce negativamente sulla capacità di parlare e di pensare.
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Spetta l’indennità di accompagnamento per Alzheimer?
Quando la malattia ha raggiunto il suo stato più avanzato, rendendo impossibile lo svolgimento degli atti della vita quotidiana, come lavarsi, mangiare, bere autonomamente, o uscire di casa, e, in alcuni casi, anche la perfetta deambulazione, il malato di Alzheimer ha diritto all’accompagnamento.
Cos’è l’indennità di accompagnamento?
L’indennità di accompagnamento, infatti, spetta a chi è impossibilitato a deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore o alle persone che necessitano di assistenza continua, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita.
Come presentare domanda per l’indennità di accompagnamento per Alzheimer?
La domanda può essere sottoscritta dall’invalido, dal suo legale rappresentante oppure da un’altra persona che lo rappresenti.
Il malato di Alzheimer potrebbe non essere più in grado di firmare atti o documenti e, quindi, anche la richiesta per l’accompagnamento.
In questo caso, se non è stato nominato un rappresentante legale (un tutore o un curatore, in caso di persone interdette o, come in questo caso, inabilitate), la legge consente comunque di presentare domanda per l’indennità.
La sottoscrizione avviene in presenza del richiedente e di due testimoni, preferibilmente non familiari, avanti a un Pubblico Ufficiale (un notaio ad esempio, oppure un segretario del Comune di residenza), che possa autenticare la domanda per l’accompagnamento.
È consigliabile, al momento della presentazione della domanda, richiedere oltre all’accertamento dell’invalidità civile ai fini dell’ottenimento dell’indennità di accompagnamento, anche l’accertamento della situazione di handicap grave, in modo tale da usufruire – e vale anche per i familiari del malato di Alzheimer – delle agevolazioni della Legge 104.
Visita medica per l’indennità di accompagnamento per Alzheimer
La visita medica per l’ottenimento dell’indennità di accompagnamento viene effettuata, generalmente, entro 3 mesi dalla presentazione della domanda.
Oltre tale tempistica, il richiedente – o il suo legale rappresentante – può inoltrare una diffida a provvedere, all’Assessorato alla Sanità della Regione di riferimento, che è tenuto a fissare la visita di controllo entro 9 mesi dalla presentazione della domanda.
Sempre all’atto della presentazione della domanda dell’indennità, i familiari del malato di Alzheimer o il medico di famiglia, possono chiedere l’integrazione della commissione medica esaminatrice con un medico specialista in geriatria.
L’esito dell’accertamento va comunicato all’interessato tramite verbale di visita. Se viene riconosciuta un’invalidità che dà diritto all’erogazione di provvidenze economiche da parte dello Stato, come l’indennità di accompagnamento, il verbale va inviato direttamente all’ente competente, per attivare la procedura di pagamento.
Alzheimer e percentuale di invalidità
La Tabella del Ministero della Salute, che indica le percentuali d’invalidità (approvata con D.M. 5.2.1992), dà diritto, ai malati di Alzheimer o di demenza grave, a una percentuale di invalidità fissa del 100%. Mentre la diagnosi di demenza iniziale prevede il riconoscimento di una percentuale di invalidità variabile tra il 61 e il 70%.
Ricordiamo che, non basta essere stati riconosciuti invalidi totali per ricevere l’accompagnamento. La concessione dell’indennità è strettamente legata alla non autosufficienza del paziente.
Indennità di accompagnamento per Alzheimer e ricovero in ospedale
Se è stata riconosciuta l’indennità di accompagnamento al malato di Alzheimer, va ricordato che la prestazione può essere sospesa o revocata in caso di ricovero del beneficiario presso strutture ospedaliere con retta a carico dello Stato.
Il ricovero rilevante, ai fini della dichiarazione, è quello nei reparti di lungodegenza o per fini riabilitativi, ma non il ricovero per terapie contingenti, di durata connessa al decorso di una malattia.
L’interessato o il suo legale rappresentante ha l’obbligo, entro il 31 marzo di ogni anno, di trasmettere all’INPS, al Comune o alla ASL di competenza una dichiarazione di responsabilità, ai sensi della legge numero 15 del 4 gennaio 1968, in merito alla sussistenza o meno di ricovero a titolo gratuito.
Quando l’invalido convive con un handicap che non gli consente di autocertificare la situazione, è sufficiente produrre un certificato medico in cui sia indicata la diagnosi della minorazione e/o patologia che non consente al soggetto di autocertificare responsabilmente. Successivamente avviene d’ufficio il controllo sulla sussistenza del requisito del non ricovero.

Faq sull’indennità di accompagnamento e Alzheimer
Devo aver versato contributi per richiedere l’accompagnamento?
No, non è necessario aver versato contributi per poter richiedere l’accompagnamento. L’Assegno di accompagnamento è un beneficio che non dipende dai contributi previdenziali versati, ma dipende invece dalle condizioni di disabilità grave, che devono essere accertate dall’INPS attraverso una specifica valutazione medica.
Come posso controllare i pagamenti dell’Assegno di accompagnamento?
Per controllare i pagamenti dell’Assegno di accompagnamento puoi accedere al sito web dell’INPS e utilizzare i servizi online messi a disposizione. Tramite il servizio di “Consultazione pagamenti” potrai verificare l’elenco delle erogazioni effettuate e visualizzare tutte le informazioni relative ai pagamenti ricevuti. In alternativa, puoi contattare direttamente il Contact Center dell’INPS, chiamando il numero verde dedicato al servizio di assistenza: 803 164 (da rete fissa) e 06 164 164 (da cellulare).
Posso continuare a lavorare con l’accompagnamento?
Se hai ottenuto l’Assegno di accompagnamento puoi tranquillamente continuare a lavorare. Questo beneficio non influisce sul tuo diritto di svolgere un’attività lavorativa. Assegno di accompagnamento e attività lavorativa, quindi, sono compatibili.
Come viene diagnosticata la malattia di Alzheimer?
La diagnosi certa di Alzheimer può essere confermata solo con l’identificazione delle placche amiloidi nel tessuto cerebrale, possibile solo dopo la morte del paziente tramite autopsia. Durante la vita, si può fare una diagnosi di Alzheimer “possibile” o “probabile” attraverso vari test come esami clinici (del sangue, delle urine o del liquido spinale), test neuropsicologici per misurare le abilità cognitive, e Tac cerebrali. Questi esami aiutano a escludere altre cause dei sintomi, come problemi alla tiroide, reazioni avverse a farmaci, depressione, tumori cerebrali e malattie dei vasi sanguigni cerebrali.
Qual è l’importanza di una diagnosi precoce nella malattia di Alzheimer?
Una diagnosi precoce è cruciale nel caso dell’Alzheimer. Permette infatti di trattare alcuni sintomi della malattia e dà la possibilità al paziente di pianificare il suo futuro quando è ancora in grado di prendere decisioni.
Esistono farmaci per curare la malattia di Alzheimer?
Al momento, non esistono farmaci in grado di fermare o far regredire la malattia di Alzheimer. I trattamenti disponibili, come tacrina, donepezil, rivastigmina e galantamina, puntano a contenerne i sintomi. Questi farmaci funzionano come inibitori dell’acetilcolinesterasi, un enzima che distrugge l’acetilcolina, neurotrasmettitore carente nel cervello dei malati di Alzheimer. L’obiettivo è mantenere intatta nei pazienti la concentrazione di acetilcolina, migliorando così la memoria.
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