Incremento al milione, quanto dura

Quanto dura l'incremento al milione? Ecco a chi e quando spetta, gli importi e i limiti reddituali da rispettare.
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26/9/23

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Cos’è l’incremento al milione?

La maggiorazione sociale dell’incremento al milione spetta ad alcuni pensionati titolari di prestazioni previdenziali e assistenziali di importo inferiore al milione delle vecchie lire.

Spetta pure alle persone:

Quanto dura l’incremento al milione?

Mentre ai pensionati con assegni di importo inferiore ai 660 euro, l’incremento al milione spetta al compimento dei 70 anni di età (salvo sconti in base ai contributi versati), alle altre quattro categorie di beneficiari, a partire dal 20 luglio 2020, dopo la sentenza numero 152 della Corte Costituzionale, l’incremento al milione spetta a partire dai 18 anni di età e non più dai 60 anni (articolo 15 del decreto legge 104 del 2020).

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Beneficiari dell’incremento al milione

L’incremento al milione è stato introdotto nel 2001, dall’allora governo Berlusconi, con la legge numero 448 (articolo 38).

Si ottiene al compimento dei 70 anni se si è:

Possono godere dell’incremento al milione anche i pensionati titolari di assegni di importo superiore al trattamento minimo (563,74 euro nel 2023).

Non avranno diritto all’incremento al milione, invece, i titolari di pensioni di importo superiore a 660,79 euro (circolare INPS numero 44 del 2002).

Incremento al milione: quando si ha diritto allo sconto sull’età?

La legge prevede anche uno sconto anagrafico sulla base della contribuzione maturata.

Funziona così:

  • un anno di sconto (integrazione al milione a 69 anni) con almeno 2 anni e 6 mesi di contributi (da 130 fino a 389 settimane contributive);
  • 2 anni di sconto (integrazione al milione a 68 anni) con almeno 7 anni e 6 mesi di contributi (da 390 fino a 649 settimane contributive);
  • 3 anni di sconto (integrazione al milione a 67 anni) con almeno 12 anni e 6 mesi di contributi (da 650 fino a 909 settimane contributive);
  • 4 anni di sconto (integrazione al milione a 66 anni) con almeno 17 anni e 6 mesi di contributi (da 910 fino a 1169 settimane contributive)
  • 5 anni di sconto (integrazione al milione a 65 anni) con oltre 17 anni e 6 mesi di contributi (da 1170 in poi settimane contributive);
  • a 67 anni, se titolari di Assegno o Pensione sociale e se anche invalidi, sordomuti, ciechi assoluti.

Requisiti reddituali per l’incremento al milione

Per avere diritto all’incremento al milione è necessario rispettare determinati requisiti reddituali:

  • 9.102,34 euro, se il pensionato non è coniugato;
  • non superiore a 15.644,85 euro, se il pensionato è coniugato (il reddito personale non deve essere superiore a 9.102,34 euro).

Importi dell’incremento al milione

Gli importi dell’incremento al milione variano in base al reddito del richiedente: più basso sarà il reddito, più alto sarà l’importo della maggiorazione sociale.

Nel 2023, gli importi – per 13 mensilità – sono i seguenti:

In ogni caso, secondo quanto stabilito dall’articolo 39, comma 4, della legge 289 del 2002, l’incremento delle pensioni, comprensivo della maggiorazione sociale dell’incremento al milione, non può essere superiore all’importo mensile determinato dalla differenza tra l’importo di 660,79 euro e l’importo del trattamento minimo, della Pensione Sociale o dell’Assegno Sociale.

Quanto dura l'incremento al milione
Quanto dura l’incremento al milione: in foto una coppia di anziani e in primo piano due tazzine per il caffè.

Faq sull’incremento al milione

Quali redditi vengono considerati per il calcolo dell’incremento al milione?

Per calcolare l’incremento al milione si tengono in considerazione i seguenti redditi:

  • I redditi assoggettabili ad IRPEF, come il reddito di lavoro dipendente,
  • I redditi assoggettabili a tassazione separata, come il TFR e l’indennità di mancato preavviso,
  • I redditi tassati alla fonte,
  • I redditi esenti da tassazione ordinaria Irpef, come la stessa pensione di invalidità.

Ci sono redditi che non vengono considerati?

Sì, alcuni redditi non rientrano nel calcolo dell’aumento mensile della pensione. Questi includono:

  • La casa di abitazione e la pertinenza,
  • I trattamenti di famiglia,
  • L’indennità di accompagnamento,
  • Le pensioni di guerra,
  • Redditi soggetti a tassazione separata,
  • Redditi tassati alla fonte.

Questo vale sia per il titolare della pensione, che per l’eventuale coniuge. Il sito lavoroepensioni.it ha spiegato in dettaglio dove richiedere la pensione.

Come si fa a presentare la domanda di ricostituzione per maggiorazione sociale?

Per presentare la domanda di ricostituzione per maggiorazione sociale, il pensionato deve accedere con le sue credenziali INPS e seguire una procedura specifica. Dopo aver inserito i propri dati anagrafici e selezionato la pensione, bisogna inserire i redditi personali e quelli dell’eventuale coniuge, allegando il verbale di invalidità se si è invalidi. Prima di inviare la domanda, è importante verificare le eventuali maggiorazioni sociali applicate d’ufficio dall’Inps, sul modello Obis M INPS. La domanda può essere presentata dal pensionato con le credenziali INPS o con l’assistenza gratuita di un patronato.

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