Attento, quando si perde l’indennità di accompagnamento

L'indennità di accompagnamento viene erogata quando una persona disabile necessità di assistenza continua per le attività della vita quotidiana. Scopri i casi in cui si può perdere questa erogazione.
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31/3/23

Perdere l’indennità di accompagnamento è una situazione che capita in diverse occasioni. Ecco tutto quello che devi sapere a riguardo (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le altre guide complete di IED. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).

Un lavoratore con invalidità civile al 100% riceve vari sussidi dallo Stato perché la sua capacità lavorativa è azzerata e, quindi, possiede grandi difficoltà a procurarsi un reddito in modo indipendente.

Lo Stato si impegna a prendersi cura di queste persone affinché possano vivere con un minimo di dignità e non dipendere completamente da familiari o amici.

Oltre alla pensione di invalidità, concessa dallo Stato agli invalidi in età lavorativa e con un importo massimo pari a 651,51 euro (in base al valore del reddito annuo), vi è un ulteriore erogazione che non dipende dall’ammontare del reddito percepito dalla persona disabile.

Si tratta dell’indennità di accompagnamento che prevede un’erogazione mensile pari a circa 500 euro indirizzata alle persone non autosufficienti che necessitano costantemente dell’assistenza di un’altra persona per lo svolgimento delle attività quotidiane.

INDICE:

Indennità di accompagnamento: quando l’invalido è considerato non autosufficiente?

Va sottolineato che l’indennità di accompagnamento, pari a 520,29 euro al mese (valore 2020), ha una finalità parzialmente diversa da quella della pensione di invalidità civile: mentre quest’ultima è destinata a sostenere il reddito della persona disabile, in quanto impossibilitata a lavorare, l’indennità di accompagnamento ha lo scopo di garantire alla persona totalmente disabile e non autosufficiente un’assistenza continua.

Per questo motivo l’indennità è svincolata dalla prova dei mezzi, cioè dai requisiti di reddito.

L’accompagnatore può essere un familiare, un libero professionista o un dipendente di un ente autorizzato, che deve fornire assistenza costante alla persona disabile, sia di giorno che di notte.

I compiti che l’accompagnatore dovrà svolgere dipendono dalle esigenze dell’assistito e possono riguardare l’igiene personale, l’alimentazione, gli spostamenti all’interno e all’esterno dell’abitazione, la cura della corrispondenza e delle telefonate.

Va sottolineato che, affinché venga riconosciuta un’indennità di accompagnamento, non è solo necessario che il richiedente si trovi in uno stato di disabilità totale e di mancanza di autonomia, ma è anche indispensabile che dimostri di non essere in grado di ricevere un aiuto continuativo da altre persone a lui vicine.

Affinché questa condizione sia soddisfatta, non è sufficiente che i familiari o gli amici diano un aiuto a tempo parziale: ciò che conta è che non siano disponibili a tempo pieno o in modo permanente.

Infine, va ricordato che l’accompagnamento continuativo richiede anche controlli periodici da parte di operatori sanitari sia sulle condizioni dell’assistito che su quelle dell’accompagnatore. Questi controlli sono necessari per verificare che siano rispettate sia le tariffe stabilite dalla legge per il riconoscimento del diritto, sia che non vi siano situazioni che possano mettere a rischio l’incolumità di uno o di entrambi i soggetti o la loro salute.

Una persona totalmente disabile è considerata non autosufficiente quando è permanentemente incapace di compiere gli atti quotidiani della vita in modo indipendente o di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore. Ciò include attività come mangiare, vestirsi, lavarsi, andare in bagno, salire e scendere dal letto.

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Indennità di accompagnamento: quali sono i requisiti per richiedere la prestazione?

Per avere diritto all’accompagnamento è necessario che la persona sia in possesso di alcuni requisiti, oltre al riconoscimento della non autosufficienza e dell’invalidità civile al 100% da parte di un’apposita commissione medica Asl.

Nel dettaglio, la persona deve dimostrare di essere cittadino italiano o straniero comunitario iscritto all’anagrafe del Comune di residenza, oppure cittadino straniero extracomunitario in possesso di un permesso di soggiorno di almeno un anno.

Il beneficiario dell’indennità di accompagnamento deve inoltre avere una residenza stabile e abituale nel territorio nazionale.

Queste condizioni devono essere soddisfatte per garantire che la persona che riceve l’indennità sia veramente bisognosa di assistenza e non stia approfittando del sistema.

Il beneficiario della prestazione, inoltre, non deve essere ricoverato per oltre 30 giorni consecutivi presso un istituto di lungo degenza a carico dello Stato.

Indennità di accompagnamento: quando viene sospesa l’erogazione?

L’accompagnamento è un servizio che aiuta le persone con invalidità civile totale o parziale a svolgere le attività della vita quotidiana. Il servizio fornisce aiuto e supporto pratico, compresa l’assistenza personale, le mansioni domestiche e l’orientamento nell’utilizzo dei servizi pubblici.

L’accompagnamento è sospeso se la persona è ricoverata gratuitamente per più di 30 giorni in un istituto a carico dello Stato. Si considerano i periodi di ricovero di 30 o più giorni. Il ricovero diurno non è considerato un ricovero, così come non lo sono i ricoveri in strutture ospedaliere pubbliche resi necessari da situazioni temporanee.

L’accompagnamento può quindi essere riconosciuto all’invalido civile totale anche durante il ricovero, se i servizi forniti dalla struttura ospedaliera stessa non esauriscono tutte le forme di assistenza di cui il paziente ha bisogno per la vita quotidiana.

Sono invece da considerare per la sospensione dell’accompagnamento solo i casi di ricovero di lunga durata e di terapie riabilitative.

Indennità di accompagnamento
Indennità di accompagnamento: quando la si perde?

In questi casi, si presume che la persona abbia accesso a tutta l’assistenza necessaria all’interno della struttura ospedaliera. Tuttavia, se non è così, o se ci sono esigenze particolari che non possono essere soddisfatte solo dall’ospedale, l’accompagnamento può continuare a essere fornito anche durante i periodi di ricovero.

Il ricovero si intende gratuito se la retta di livello base è interamente a carico di un ente o di una struttura pubblica, anche nel caso in cui l’invalido ricoverato o i suoi familiari effettuino dei versamenti supplementari allo scopo di ottenere un trattamento migliore presso la medesima struttura.

Quando si perde l’indennità di accompagnamento?

L’invalido non autosufficiente subisce la revoca dell’accompagnamento nei seguenti casi:

  • se vengono meno le condizioni di salute alla base del diritto all’indennità, cioè l’inabilità o la non autosufficienza, a seguito di un nuovo accertamento da parte dell’apposita commissione medica;
  • a seguito di un trasferimento all’estero, a meno che il trasferimento non avvenga per cure mediche autorizzate; in questo caso, la revoca avviene perché l’accompagnamento richiede una residenza stabile ed effettiva in Italia.

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