Indennità di accompagnamento per chi soffre di depressione è una questione rilevante e che può essere riferita a chi è affetto da depressione cronica. (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile e sulla Legge 104. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).
Indice
- Indennità di accompagnamento, depressione: chi colpisce
- Indennità di accompagnamento, depressione: requisiti
- Indennità di accompagnamento, depressione: cosa dice la Cassazione
- Indennità di accompagnamento, depressione: forma grave
- Indennità di accompagnamento, depressione: come fare ricorso
- Indennità di accompagnamento, depressione: le tabelle ministeriali
I dati sulla diffusione della depressione cronica in Italia sono preoccupanti. La patologia è presente in tutte le fasce di età, ma l’incidenza si accentua nella popolazione anziana. Le donne sono più colpite degli uomini e nelle regioni meridionali più che al nord.
Indennità di accompagnamento, depressione: chi colpisce
Quest’ultimo dato è dovuto anche a un altro aspetto della depressione cronica: ne soffrono in modo maggiore le persone che sono più deboli dal punto di vista socio economico.
Per i pazienti con più di 35 anni l’incidenza è doppia tra chi ha un basso livello di istruzione rispetto a chi ha un titolo di studio elevato (7,5% contro il 3,4%).
Un divario che è notevole anche se si considerano solo le condizioni economiche. Tra chi ha un reddito basso la prevalenza della malattia è doppia nei confronti di chi è benestante.
Un altro dato ancora: il 25,4% delle persone adulte che soffre di depressione ha limitazioni importanti nello svolgimento delle attività quotidiane. A partire dal lavoro, dove i cali di concentrazione e una minore resa sono le conseguenze più immediate.
Ma siamo arrivati al punto: se è vero che chi soffre di depressione cronica ha diritto al riconoscimento di determinate percentuali di invalidità civile (che dipendono dalla gravità e dal tipo di depressione), vogliamo capire se per i pazienti che sono in una situazione più critica si può avere diritto all’indennità di accompagnamento.
La questione non è semplice e merita un adeguato approfondimento. Cercheremo di esporla in modo diretto, semplice e per quanto possibile senza dilungarci troppo.
Con la disabilità grave, spesso, è possibile accedere alla Legge 104: leggi la guida completa alla 104 con tutte le agevolazioni.
Entra nella community e nella chat di Invalidità e Diritti e aggiungiti al gruppo Telegram di news su invalidità e Legge 104 e a quello di WhatsApp per tutte le news. Nel nostro gruppo Facebook confrontati con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi.
Indennità di accompagnamento, depressione: requisiti
Per capire bene di cosa parliamo vediamo quali sono i requisiti per ottenere il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento:
- inabilità totale (100%) per minorazioni fisiche o psichiche;
- impossibilità di deambulare senza l’assistenza costante di un accompagnatore o l’impossibilità di compiere gli atti quotidiani della vita (lavarsi, vestirsi, mangiare).
Avere solo il 100% di invalidità non basta dunque, è necessaria la non autosufficienza e il bisogno costante di una assistenza per compiere gli atti quotidiani della vita (lavarsi, vestirsi, nutrirsi e così via).
Tra i requisiti non sono inserite solo le minorazioni fisiche ma anche quelle psichiche. Per cui non sembra ci siano ostacoli per concedere l’indennità di accompagnamento a chi soffre di una forma cronica e particolarmente acuta di depressione.
Il discorso purtroppo non è così lineare.
Indennità di accompagnamento, depressione: cosa dice la Cassazione
Vediamo cosa dice la Cassazione: «La capacità del malato di compiere gli atti giornalieri va intesa non solo in senso fisico, come mera idoneità a eseguirli materialmente, ma anche come capacità di intenderne il significato, la portata e l’importanza, anche ai fini della salvaguardia della propria condizione psicofisica, dovendosi parametrare la stessa non sul numero degli elementari atti giornalieri, ma, soprattutto, sulle loro ricadute in termini di incidenza sulla salute del malato e sulla sua dignità come persona, sicché l’incapacità di compiere in solo genere di atti può, per la rilevanza di questi ultimi e l’imprevedibilità del loro accadimento, attestare la necessità di una effettiva assistenza giornaliera».
Indennità di accompagnamento, depressione: forma grave
E dunque, riassumendo: i giudici dell’Alta Corte hanno ribadito che l’incapacità a compiere gli atti quotidiani della vita non deve essere esclusivamente la conseguenza di un deficit fisico ma può anche essere stata causata da un disagio mentale o psicologico.
Dunque, non ci sono dubbi che potenzialmente una depressione cronica possa condurre anche al riconoscimento di una indennità di accompagnamento.
La depressione però deve essere in forma grave, così grave che il paziente non può mai essere lasciato solo perché altrimenti potrebbe mettere a rischio la sua sicurezza e la sua stessa sopravvivenza.
Indennità di accompagnamento, depressione: come fare ricorso ricorso
La commissione medico legale chiamata a valutare la concessione dell’indennità di accompagnamento per chi soffre di una forma grave di depressione cronica dovrà dunque accertarsi (anche sulla base della documentazione medica che viene fornita dall’interessato) se sussistono le condizioni per ritenere sia necessaria una assistenza continua del paziente.
Risulta evidente dunque che ottenere l’indennità di accompagnamento con la depressione non è un’impresa così semplice. Non è improbabile scontrarsi contro un rigetto della richiesta da parte della commissione.
Ma se ritenete che le condizioni del vostro familiare siano compatibili con il quadro clinico delineato in precedenza è possibile presentare ricorso. In questo caso avrà un peso determinante la perizia medica del consulente tecnico d’ufficio (Ctu) nominato dal giudice.

Indennità di accompagnamento, depressione: tabelle ministeriali
La depressione è comunque inserita nelle tabelle ministeriali per il riconoscimento dell’invalidità civile. Di seguito riportiamo anche l’elenco delle altre patologie mentali che danno diritto a percentuali di invalidità (dove trovate due numeri significa che c’è un minimo e un massimo, dipende dalla gravità):
- disturbo amnesico persistente indotto dall’utilizzo di sostanze/farmaci, con un’invalidità del 100%
- depressione maggiore ricorrente (tab. c1-c2, deficit moderato) con un’invalidità dal 61 all’80% o con un’invalidità del 100% per deficit grave
- schizofrenia (di tipo disorganizzato, paranoide o catatonico (tab. b1- b2-b3, deficit moderato), con un’invalidità del 75% o tab. b1- b2-b3, deficit grave con un’invalidità del 100%
- schizofrenia residuale (tab. b1- b2-b3, deficit moderato), con un’invalidità del 75% o del 100% con deficit grave
- ritardo mentale di media gravità, ovvero con un q.i da 35-40 a 50, e con un’invalidità dal 61 all’80%
- ritardo mentale grave e profondo, ovvero con un q.i.: < 35-40, e con una invalidità del 100%
- disturbo schizoaffettivo (tab. b1- b2-b3, deficit grave), con un’invalidità del 100%
- disturbi deliranti come paranoia, delirio condiviso o parafrenia) con un’invalidità del 75%
- anoressia nervosa (tab. d, deficit grave), con un’invalidità dal 75 al 100%
- disturbo bipolare I (tab. c1-c2, deficit moderato), con un’invalidità dal 61 all’80%
- disturbi bipolari I (tab. c1-c2, deficit grave), con un’invalidità del 100%
- disturbo bipolare II e disturbo bipolare sai (tab. c1-c2, deficit grave), con un’invalidità del 75%.
Ecco gli articoli preferiti dagli utenti sull’invalidità civile: