Categorie protette, perché potrebbe essere un vantaggio

In questo approfondimento cerchiamo di capire perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette e qual è invece la realtà che vivono molti lavoratori con la legge 68.
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4/10/23

Perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette? Cosa comporta l’iscrizione alle liste di collocamento mirato? I vantaggi sono reali o si nasconde una realtà diversa? (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).

L’appartenenza alle categorie protette, come previsto dalla normativa, dovrebbe assicurare ai lavoratori disabili opportunità di lavoro e parità di diritti.

Molti ci chiedono perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette, anche se tanti altri nostri utenti ci segnalano delle realtà completamente diverse da quelle che vengono prospettate con questa agevolazione.

Cerchiamo quindi di capire quali sono i vantaggi che dovrebbe assicurare la normativa e cosa succede veramente a chi viene assunto tramite collocamento mirato.

Indice

Perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette

Vediamo di capire subito perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette.

La legge 68/99 ha come finalità la promozione e l’integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato.

I vantaggi principali dell’appartenere a una categoria protetta sono:

  • possibilità di essere inseriti nel mondo del lavoro grazie all’obbligo, da parte delle aziende, di riservare dei posti a queste categorie;
  • possibilità di ottenere i permessi lavorativi retribuiti ai lavoratori con handicap grave: due ore di permesso giornaliero o 3 giorni di permesso mensili;
  • possibilità di prepensionamento: i lavoratori con invalidità superiore al 74% o sordomuti hanno diritto a richiedere due mesi di contributi figurativi fino a un totale di 5 anni utili ai fini pensionistici;
  • possibilità di scegliere la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio;
  • Possibilità di rifiutare il trasferimento senza il proprio consenso.

Questi sono i vantaggi principali dell’appartenere a una categoria protetta. A questo punto ricordiamo quando si rientra nelle categorie protette.

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Quando si rientra nelle categorie protette

Ti abbiamo appena spiegato perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette. Prima di capire qual è invece la realtà dei fatti per molti, vediamo quando si rientra nelle categorie protette.

Rientrano nelle categorie protette:

  • le persone in età lavorativa affette da disabilità fisica, psichica o sensoriale oppure portatori di handicap intellettivo con una percentuale di invalidità superiore al 45%;
  • le persone con un grado di inabilità al lavoro accertata dall’Inail superiore al 33%;
  • le persone invalide di guerra, invalide per servizio con minorazioni dalla prima all’ottava categoria;
  • gli orfani e coniugi superstiti di persone decedute per cause di lavoro, di guerra o di servizio;
  • i figli e coniugi di persone invalide al 100% per motivi di lavoro, servizio o guerra;
  • i profughi italiani rimpatriati;
  • gli orfani o vedovi di persone uccise da atti di terrorismo o di criminalità organizzata.

Le categorie protette possono iscriversi alle liste di collocamento mirato: vediamo cosa sono.

Scopri tutti i concorsi per categorie protette a dicembre ai quali puoi candidarti per trovare lavoro nella Pubblica Amministrazione.

Perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette: le liste di collocamento mirato

Perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette? Perché puoi iscriverti alle liste di collocamento mirato.

Per collocamento mirato si intendono tutti quegli strumenti che permettono di valutare le reali capacità lavorative di una persona affetta da disabilità al fine di collocarla in una posizione lavorativa che sia adatta alle sue effettive abilità: in questo articolo ti spieghiamo come puoi iscriverti al collocamento mirato.

Il collocamento mirato comporta degli obblighi di assunzione per aziende e pubblica amministrazione.

Con il collocamento mirato, infatti,  scatta l’obbligo per aziende e uffici della Pubblica Amministrazione di assumere un certo numero di dipendenti appartenenti alle categorie protette. Tale numero varia in base al totale dei dipendenti assunti attualmente dall’impresa:

  • da 15 a 35 dipendenti, deve essere assunto almeno un disabile;
  • da 36 a 50 dipendenti, devono essere presenti almeno due persone disabili;
  • oltre i 50 dipendenti, il 7% dei posti di lavoro deve essere ricoperto da persone affette da disabilità più l’1% deve essere riservato ai familiari degli invalidi o dei profughi rimpatriati.

Dal momento in cui scatta l’obbligo di assunzione, l’azienda è tenuta a presentare la richiesta di assunzione entro 60 giorni.

Se, nonostante questo obbligo, le aziende non assumono, vanno incontro a pesanti sanzioni.

Una volta che abbiamo chiarito cosa sono le categorie protette, cos’è il collocamento mirato e quali sono gli obblighi per le aziende, insieme ai vantaggi dell’appartenere a una categoria protetta, andiamo ad analizzare anche gli svantaggi.

In questo approfondimento cerchiamo di capire se invalidità totale e lavoro sono compatibili o se l’attività lavorativa fa perdere il sussidio.

perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette
Perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette?

Perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette? E se fosse invece uno svantaggio?

Ma perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette? Il condizionale, ci porta a riflettere anche sugli svantaggi che i lavoratori disabili e portatori di handicap potrebbero vivere.

In realtà, questa riflessione è nata dalle numerose testimonianze che i nostri utenti ci riportano, commentando i nostri video su YouTube, sulla nostra pagina Facebook o sul nostro canale Telegram, oppure tramite e-mail, all’indirizzo [email protected].

Quello di cui siamo venuti a conoscenza, grazie ai nostri lettori, è che la realtà è spesso molto lontana dagli obiettivi che si prefigge la legge.

Chi appartiene a una categoria protetta, pur avendo il diritto di essere tutelato dalla privacy e quindi non è tenuto a comunicare ai propri colleghi la propria condizione di disabilità, è comunque sottoposto al giudizio.

Stiamo parlando ovviamente di tipologie di disabilità non percettibili a occhio nudo, come ad esempio una schizofrenia o simili.

Questo perché, spesso, questi lavoratori, avendo delle tutele particolari, svolgono un orario ridotto rispetto agli altri colleghi i quali, anche se non viene comunicato ufficialmente, comprendono il motivo del diritto.

E ciò porta a un approccio umano diverso e purtroppo non sempre caritatevole verso questi lavoratori disabili. Anche se non servirebbe nemmeno questo: basterebbe la “parità”, quello che ogni disabile anela a ottenere.

Ma c’è di più. Come abbiamo detto, le aziende hanno l’obbligo di assumere le categorie protette. Proprio perché è un obbligo, la maggior parte di esse lo fa solo per non pagare le sanzioni derivanti dalle mancate assunzioni.

Prima di continuare ad analizzare perché potrebbe essere un vantaggio rientrare nelle categorie protette, fermiamoci un attimo e ascolta la testimonianza di questa donna appartenente alle categorie protette e alla ricerca di un lavoro tramite collocamento mirato:

Diversi nostri utenti ci hanno raccontato storie di mobbing da parte dei datori di lavoro e anche dei colleghi.

Non solo: a quanto ci viene comunicato, le grosse aziende preferiscono pagare le sanzioni, piuttosto che assumere lavoratori rientranti nelle categorie protette, adducendo come giustificazione il fatto che le mansioni non si addicono a un lavoratore invalido.

Diversi nostri utenti, con invalidità non evidenti e che non richiedono tutele particolari in ambiente lavorativo, sono addirittura giunti a nascondere di appartenere alle categorie e a farsi assumere “normalmente”, trovando ambienti lavorativi molto più rispettosi.

In conclusione: tirando le somme, è davvero vantaggioso appartenere a una categoria protetta? Quali sono le tue esperienze? Scrivici su Telegram o sulla mail [email protected]

Ecco gli articoli preferiti dagli utenti sull’invalidità civile:

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