Quante sono le ore di assistenza con i permessi della Legge 104? Quante bisogna assicurarne? Vediamolo in questo approfondimento (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sulla Legge 104. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi. Abbiamo anche una pagina Instagram dove pubblichiamo le notizie in formato grafico e un canale YouTube, dove pubblichiamo videoguide e interviste).
Indice
- Quante ore di assistenza con i permessi della Legge 104?
- Ore di assistenza con i permessi della Legge 104: l’intervento della Cassazione
- Ore di assistenza con i permessi della Legge 104: confine tra abuso e diritto
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Quante ore di assistenza con i permessi della Legge 104?
I permessi lavorativi retribuiti sono una delle agevolazioni previste dalla Legge 104. Permettono di assentarsi da lavoro per assistere un familiare con disabilità.
Possono essere sfruttati non solo in giorni (3 al mese), ma anche frazionati in ore. A beneficiarne possono essere il coniuge, il convivente more uxorio, il partner in unione civile, il genitore, i parenti e gli affini entro il secondo grado (in alcuni casi è possibile anche beneficiarne per parenti o affini entro il terzo grado).
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Quante sono le ore di assistenza con i permessi della Legge 104? Quante ore bisogna dedicare alla cura e all’assistenza di un familiare con disabilità?
Iniziamo col dire che l’assistenza continuativa non è più obbligatoria, ma è stata abrogata dalla Corte di Cassazione. Significa che il lavoratore dipendente non ha l’obbligo di prestare assistenza continuativa, 24 ore al giorno, al familiare disabile mentre fruisce dei 3 giorni di permessi lavorativi.
Può, quindi, riservare una parte delle ore di permesso per riposarsi, dedicarsi alla vita sociale o per sbrigare qualche servizio personale.
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Ore di assistenza con i permessi della Legge 104: l’intervento della Cassazione
La Suprema Corte è intervenuta per tutelare chi, alla fine della giornata di lavoro, deve assistere un genitore con disabilità o impossibilitato a deambulare, rispetto a chi, una volta finito di lavorare, può tornare a casa a riposarsi o dedicare ore libere a sé stesso o alla propria famiglia.
Fino a qualche anno fa, la Cassazione era particolarmente “cattiva” nei confronti del lavoratore che, durante i giorni di permesso per la 104, riservavano qualche ora per sé stessi.
È il caso di un dipendente che, dopo aver messo a letto il familiare invalido, si era recato in discoteca, finendo per essere licenziato.
Attenzione, però: abusare dei permessi retribuiti rimane un reato punibile con il licenziamento e, nei casi più gravi, con la denuncia per truffa.
Si configura un illecito, un abuso, quando il lavoratore, anziché prestare assistenza, se ne va al mare o in montagna, in palestra o al bar con gli amici, sprecando le ore di permesso senza badare al familiare disabile.

Ore di assistenza con i permessi della Legge 104: confine tra abuso e diritto
Ma qual è il confine tra “abuso” e “diritto”? La Cassazione spiega che non bisogna stravolgere la funzione del permesso retribuito. Delle 24 ore, la maggior parte di queste deve essere riservata all’assistenza del familiare con disabilità. E non necessariamente è la parte che avrebbe coinciso con le ore trascorse a lavorare.
Quindi viene esclusa la possibilità per il lavoratore di sfruttare i permessi esclusivamente come giorni di riposo.
Ma quante sono le ore di assistenza con i permessi della Legge 104? Una sentenza della Corte di Cassazione ci viene in aiuto e ci fornisce un’idea delle ore da riservare alla cura del familiare disabile.
In questo caso veniva giudicato il comportamento di un lavoratore che su 32 ore di permessi lavorativi, dedicava poco più di 4 ore per attività personali, che nulla avevano a che fare con l’assistenza al disabile.
Si configurava, dunque, un comportamento vietato da parte del lavoratore, ma non talmente grave da causare il suo licenziamento, in questo caso illegittimo. La sanzione, quindi, deve essere commisurata al comportamento del lavoratore e alle ore “sprecate”.
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