Reversibilità senza contributi: cosa spetta ai familiari del dante causa, se questi non rispetta i requisiti contributivi previsti dalla legge? (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le altre guide complete di IED. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).
Indice
- Reversibilità senza contributi: cosa spetta?
- Reversibilità senza contributi: quanto vale l’indennità di morte?
- Reversibilità senza contributi: a chi spetta?
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Reversibilità senza contributi: cosa spetta?
La pensione di reversibilità spetta ai familiari del pensionato deceduto, in misura diversa a seconda del grado di parentela e del reddito dichiarato dal ricevente.
C’è poi la pensione indiretta, che viene erogata ai familiari superstiti del lavoratore assicurato: si segue la stessa regola della pensione di reversibilità, ma a patto che il lavoratore deceduto sia in regola con il requisito contributivo.
La pensione indiretta spetta soltanto se il lavoratore assicurato abbia raggiunto una determinata anzianità contributiva.
Quanti anni di contributi sono necessari? La normativa prevede che la pensione indiretta venga riconosciuta ai superstiti del lavoratore assicurato che abbia maturato almeno 15 anni di contributi, di cui 3 anni negli ultimi 5 anni prima del decesso.
Se non si soddisfano questi requisiti, i familiari superstiti non riceveranno la pensione indiretta, ma a differenza di quanto accade al lavoratore in vita, al mancato raggiungimento dell’anzianità contributiva prevista per accedere a una delle forme di pensione, i contributi maturati non andranno perduti.
Cosa spetta ai familiari del lavoratore deceduto in caso di reversibilità senza contributi? A loro viene erogata l’indennità di morte, un sussidio una tantum (viene pagato una sola volta, come il Bonus 200 euro o il Bonus 150 euro per intenderci), che può raggiungere anche importi piuttosto alti, come vedremo nei prossimi paragrafi.
Prima di proseguire con la lettura di questo articolo, ti consigliamo la visione di questo video-guida sulla pensione di reversibilità:
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Reversibilità senza contributi: quanto vale l’indennità di morte?
Abbiamo visto che la pensione indiretta viene erogata ai familiari superstiti del lavoratore assicurato deceduto, soltanto se questi ha maturato almeno 15 anni di contributi, di cui 3 negli ultimi 5 anni di vita.
I contributi non andranno persi, ma permetteranno comunque ai familiari superstiti di ricevere una reversibilità senza contributi chiamata indennità di morte.
Il sussidio viene erogato una sola volta (una tantum), ma qual è il suo importo? Il valore della prestazione varia a seconda se l’assegno pensionistico del lavoratore deceduto sarebbe stato calcolato con il sistema retributivo, misto o contributivo puro.
Tutto ruota, dunque, intorno all’anzianità contributiva del lavoratore e al fatto che questi abbia o meno contributi versati prima del 1996.
Se il lavoratore ha versato contributi esclusivamente prima del 1996 (regime retributivo) o prima e dopo il 1996 (regime misto), l’indennità di morte maturata sarà pari a 45 volte l’ammontare dei contributi versati (minimo di 22,31 euro e massimo di 66,93 euro), a patto che l’assicurato abbia versato almeno un anno di contributi nei 5 anni precedenti la sua morte.
Se il lavoratore ha versato contributi soltanto a partire dal 1° gennaio 1996, ai familiari superstiti spetta un’indennità di morte pari all’importo dell’assegno sociale (468,11 euro nel 2022, 502,28 euro nel 2023) moltiplicato per il numero di anni di contributi accreditati al lavoratore deceduto.
Per i periodi di contributi inferiori all’anno, l’indennità di morte è calcolata in proporzione alle settimane coperte da contributi.
Se, dunque, il lavoratore deceduto aveva maturato 10 anni di contributi, l’importo dell’indennità di morte erogata ai suoi familiari sarà di 4.680 euro (l’assegno sociale x 10 anni di contributi).

Reversibilità senza contributi: a chi spetta?
A chi spetta la reversibilità senza contributi? L’indennità di morte viene erogata al coniuge o ai figli del lavoratore deceduto nel caso in cui questa è stata maturata con i contributi versati prima del 1996 (sistema retributivo) o prima e dopo il 1996 (sistema misto).
Nel caso in cui l’indennità di morte è calcolata con il sistema contributivo, spetta anche genitori del lavoratore in caso di mancanza di coniuge e figli. O ancora ai fratelli e alle sorelle del lavoratore, in assenza degli altri beneficiari.
Ma attenzione: la reversibilità senza contributi spetta soltanto ai superstiti che non ha diritto a rendite Inail ottenute a causa del decesso del lavoratore e che non superano limiti di reddito.
Quali sono i limiti di reddito per poter beneficiare dell’indennità di morte? Gli stessi che danno diritto all’assegno sociale: massimo 6.085,43 euro l’anno (per il 2022) e non oltre i 6.529,64 euro (per il 2023), nel caso in cui il beneficiario è single; non oltre i 12.170,86 euro (per il 2022) e 13.059 euro (per il 2023) se il beneficiario è coniugato.
Se uno dei beneficiari non rispetta i requisiti reddituali, l’importo della reversibilità senza contributi spetta agli altri superstiti in regola con i requisiti.
La domanda per la reversibilità senza contributi può essere effettuata entro un anno dalla morte del lavoratore assicurato (per il regime di calcolo misto o retributivo) ed entro 10 anni dal decesso del lavoratore assicurato se questi rientrava nel sistema contributivo.
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