Reversibilità per figli inabili sposati e non: le regole

La pensione di reversibilità non spetta solo al coniuge, ma può avere anche altri beneficiari. In particolare, vi è la reversibilità per figli inabili sposati e non che rispettano determinati requisiti.
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21/3/23

Reversibilità per figli inabili: ecco tutto ciò che c’è da sapere su questo beneficio economico e che cosa dice la normativa a riguardo (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).

Al momento del decesso di un lavoratore, i suoi familiari hanno diritto a una prestazione economica, rispettando determinati requisiti.

Nel caso dei figli, hanno diritto alla pensione di reversibilità per figli inabili se sono minorenni, o se hanno compiuto il 21° anno di età se sono studenti di scuola media o professionale, o il 26° anno di età se sono studenti universitari.

Per i maggiorenni è sempre richiesta la “vivenza a carico” del genitore al momento del decesso. I figli riconosciuti “inabili al lavoro” hanno diritto a una pensione di reversibilità senza limiti di età, a condizione che siano a carico del genitore al momento del suo decesso.

Tuttavia, i membri della famiglia devono soddisfare requisiti specifici per ricevere questa prestazione.

Indice

Reversibilità per figli inabili: chi ha diritto al trattamento economico?

Prima di entrare nel dettaglio della reversibilità per figli inabili, capiamo maggiormente chi sono i destinatari di questo trattamento economico.

La pensione di reversibilità è una prestazione pensionistica che viene corrisposta ai familiari superstiti di un pensionato o di un assicurato in caso di decesso. L’importo della pensione è generalmente pari a una quota percentuale della pensione della persona deceduta.

Per ricevere una pensione indiretta, l’assicurato deve aver maturato 15 anni di assicurazione e contribuzione, oppure 5 anni di assicurazione e contribuzione di cui almeno 3 nei 5 anni precedenti il decesso.

La pensione di reversibilità può fornire un sostegno finanziario molto necessario alle famiglie che hanno perso un capofamiglia e può contribuire a garantire il mantenimento del loro tenore di vita dopo la morte di una persona cara.

Potresti volerne sapere di più su Aumento pensione di reversibilità e aiuti: cosa devi sapere

Hanno diritto al trattamento pensionistico in quanto superstiti:

  • Il coniuge o l’unito civilmente;
  • Il coniuge divorziato a condizione che sia titolare dell’assegno divorzile, che non sia passato a nuove nozze e che la data di inizio del rapporto assicurativo del defunto sia anteriore alla data della sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio;
  • I figli minorenni alla data del decesso;
  • I figli inabili al lavoro e a carico del genitore al momento del decesso, indipendentemente dall’età;
  • I figli maggiorenni studenti, a carico del genitore al momento del decesso, che non prestino attività lavorativa, che frequentano scuole o corsi di formazione professionale equiparabili ai corsi scolastici, nei limiti del 21° anno di età;
  • I figli maggiorenni studenti, a carico del genitore al momento del decesso, che non prestino attività lavorativa, che frequentano l’università, nei limiti della durata legale del corso di studi e non oltre il 26 anno di età.

Pensione di reversibilità: ecco un video-guida per capirne di più.

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Reversibilità per figli inabili: che cosa si intende per “inabile” e per “vivenza a carico”

Cosa si intende per figlio inabile? L’inabilità è un concetto diverso dall’invalidità civile, quindi chi ha già un riconoscimento di invalidità, anche se al 100 per cento o “al 100 per cento con necessità di assistenza continua”, non ha automaticamente diritto alla pensione di reversibilità, così come chi ha il 75 per cento non ne è automaticamente escluso.

Il concetto di inabilità per la reversibilità per figli inabili è citato nella legge n. 222 del 12 giugno 1984 (art. 2): “si considera inabile […] colui che, a causa di infermità o difetto fisico o mentale, si trovi nell’assoluta e permanente impossibilità di svolgere un lavoro qualitativamente adeguato per il quale sia ragionevolmente idoneo secondo la propria formazione, attitudine e inclinazione”. Di conseguenza, gli effetti dell’inabilità devono essere valutati caso per caso.

Tuttavia, per avere diritto alla pensione di reversibilità per figli inabili, non basta che il lavoratore sia semplicemente “inabile al lavoro”: deve anche essere riconosciuto tale dall’ente erogatore della prestazione (l’INPS per i dipendenti privati, il Ministero del Tesoro in generale per i dipendenti pubblici – ogni settore ha poi un proprio ente di riferimento).

Nel 2000, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) ha emanato la Circolare n. 198, che tratta il concetto di vivenza a carico dei figli inabili. La circolare prevede che, al momento del decesso, il figlio inabile non debba possedere un reddito annuo pari a quello stabilito per l’erogazione della pensione agli invalidi civili.

Se il bambino è riconosciuto incapace di deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore, o se non è in grado di compiere gli atti quotidiani della vita e necessita di assistenza continua, il limite di reddito viene aumentato dell’importo dell’indennità di accompagnamento.

Il reddito da considerare per la reversibilità per figli inabili è il solo reddito soggetto a IRPEF (non vanno quindi conteggiate le prestazioni di invalidità civile).

Questi criteri di individuazione del reddito sono adottati per i decessi avvenuti dopo il 31 ottobre 2000, data della Delibera del Consiglio di Amministrazione dell’INPS n. 478, che ha definito con precisione i nuovi parametri (prima di questa data si seguivano gli stessi criteri adottati per l’individuazione del limite di reddito nell’ambito degli assegni familiari, e quindi si considerava l’assegno minimo di pensione maggiorato del 30 per cento).

Quando un figlio invalido ha diritto alla reversibilità?

I requisiti, quindi, per ottenere la reversibilità per figli inabili sono:

  • Inabilità, già esistente prima del decesso del parente:
  • Vivenza a carico del parente prima del decesso.
Reversibilità per figli inabili sposati e non- le regole
Reversibilità per figli inabili sposati e non: le regole.

Reversibilità per figli inabili: decorrenza e quote

La pensione di reversibilità per figli inabili decorre dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso del genitore e la domanda deve essere presentata all’INPS (se il lavoratore era iscritto a questo ente) o all’ente di riferimento del lavoratore stesso.

Scopri Entro quanto tempo arriva la pensione di reversibilità

Per le pensioni decorrenti dal 1 settembre 1995 (Legge n. 335, 8/8/95, art. 1, comma 41; Circolare INPS n. 234, 25/8/95) vengono utilizzate le seguenti percentuali per l’erogazione della prestazione economica:

  • Se i superstiti aventi diritto sono il coniuge e un figlio, questi percepiranno l’80%; se è il coniuge e due figli: il 100%;
  • Se i superstiti sono solo i figli: per un figlio si percepirà il 70%, per due figli l’80%, per tre o più figli il 100%.

Nel caso di un figlio inabile, questi ha diritto alla pensione di reversibilità per figli inabili solo se:

  • L’invalido è giudicato “inabile al lavoro” dal medico dell’INPS;
  • È a carico del genitore al momento del decesso e non ha un reddito personale superiore a quello indicato per la pensione di inabilità (o, se ha un’indennità di accompagnamento di un reddito pari a quello suddetto aumentato dell’importo dell’indennità stessa).

La pensione di reversibilità per figli inabili è un’importante fonte di sostegno finanziario per le famiglie che hanno perso un capofamiglia e che faticano ad arrivare a fine mese. È fondamentale che queste famiglie siano consapevoli dei loro diritti e sappiano come richiederli.

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