In questo approfondimento vedremo insieme quali sono i contributi utili per la pensione di inabilità lavorativa (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104, categorie protette, diritto del lavoro, sussidi, offerte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Cos’è la pensione di inabilità lavorativa?
La pensione di inabilità è una prestazione economica erogata dall’INPS a quei lavoratori ai quali è stata accertata l’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa.
Dal 1° gennaio 2013 è consentita la pensione di inabilità in cumulo: si tiene conto di tutta la contribuzione posseduta dal lavoratore nell’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO), nelle forme sostitutive ed esclusive della medesima e nella Gestione Separata.
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A chi spetta la pensione di inabilità lavorativa?
La pensione di inabilità può essere richiesta dai lavoratori:
- dipendenti;
- autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri);
- iscritti alla Gestione Separata.
Per avere diritto alla pensione di inabilità è necessario essere stati riconosciuti inabili assoluti e permanenti a qualsiasi attività lavorativa, dopo la valutazione della commissione medica legale dell’INPS e aver maturato almeno 5 anni di contributi (260 contributi settimanali) di cui almeno 3 anni nell’ultimo quinquennio.
È obbligatorio:
- cessare qualsiasi tipo di attività lavorativa;
- cancellarsi dagli elenchi anagrafici degli operai agricoli e dagli elenchi di categoria dei lavoratori autonomi;
- cancellarsi dagli albi professionali;
- rinunciare ai trattamenti a carico dell’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione e a ogni altro trattamento sostitutivo o integrativo della retribuzione.
Si ha diritto ai contributi figurativi con la pensione di inabilità?
I periodi di godimento della prestazione non sono coperti da contributi figurativi, tranne che in un caso: quando si recupera la capacità lavorativa e la prestazione cessa di essere erogata dall’INPS.
Solo in questo caso, l’art. 4, comma 4 della legge n. 222/1984, stabilisce che chi è stato riconosciuto inabile al lavoro ma recupera nel tempo la capacità lavorativa, cessa di ricevere la pensione di inabilità, ma ha diritto all’accredito della contribuzione figurativa per tutto il periodo durante il quale ha fruito della prestazione.
Maggiorazione contributiva: quando spetta?
L’articolo 1, comma 15 della legge numero 335 del 1995 prevede una maggiorazione dell’anzianità contributiva dell’interessato, non superiore a 40 anni.
Funziona così: al montante contributivo accumulato al momento della decorrenza della pensione, viene aggiunta una quota di contribuzione riferita al periodo che manca per il raggiungimento del 60° anno di età.
All’interessato viene riconosciuta una maggiorazione contributiva che copre la distanza che manca al compimento dei 60 anni di età, entro un massimo di 40 anni di contributi.
Ad esempio, se il lavoratore ha 50 anni di età e 20 anni di contributi, gli spetterà sulla pensione un’aggiunta di 10 anni di contributi, tanti quanti sono gli anni che lo separano dal compimento dei 60 anni di età, che gli consentirà di maturare una pensione di 30 anni di contributi, anziché di 20 anni.
Se il lavoratore avesse già compiuto 60 anni o avesse già maturato 40 anni di contributi non avrebbe diritto ad alcun beneficio contributivo.
Calcolo dei contributi per la pensione di inabilità contributiva
Per i lavoratori che hanno una parte di contributi versati a partire dal 1° gennaio 1996, per quantificare l’importo del bonus si parte dalle medie contributive pensionabili possedute negli ultimi 5 anni dall’assicurato, rivalutate ai sensi dell’articolo 3, comma 5 del decreto legislativo 503 del 1992.
Si sommano le ultime 260 settimane di retribuzione prima del pensionamento dopo averle rivalutate per i coefficienti di rivalutazione. Il risultato viene moltiplicato per l’aliquota di computo della gestione (il 33% per i lavoratori dipendenti) e diviso per 260 settimane ottenendo la media contributiva settimanale rivalutata dell’ultimo quinquennio lavorato.
Il risultato va moltiplicato per il numero di settimane che vanno dalla data di decorrenza della pensione di inabilità al compimento dei 60 anni di età. Avremo, così, una quota di contribuzione riferita al periodo che manca al raggiungimento dei 60 anni di età, da aggiungere al montante contributivo.
Il valore va aggiunto al montante contributivo che determinerà la quota di pensione contributiva, dopo aver applicato il coefficiente di trasformazione in base all’età anagrafica dell’interessato.

Faq sulla pensione di inabilità lavorativa
Qual è il requisito contributivo per passare dalla pensione di inabilità alla pensione di vecchiaia?
Per passare da pensione di inabilità a vecchiaia è necessario aver versato almeno 20 anni di contributi. Senza questo requisito, non si può fare domanda all’INPS per la trasformazione.
Vengono considerati i contributi figurativi per il passaggio dalla pensione di inabilità alla pensione di vecchiaia?
No, se durante la percezione della pensione di inabilità non hai svolto un’attività lavorativa e non hai versato contributi all’INPS, gli anni in cui hai percepito la pensione di inabilità non ti vengono riconosciuti come contributi figurativi.
Come si fa la domanda per la pensione di inabilità con totalizzazione?
La domanda per la pensione di inabilità con totalizzazione deve essere presentata all’ente pensionistico presso il quale il lavoratore è attualmente iscritto. Nella domanda, si devono indicare tutti gli enti previdenziali presso i quali il lavoratore ha versato contributi. L’ente pensionistico coordinerà con gli altri enti previdenziali interessati il procedimento di totalizzazione dei periodi di contribuzione.
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