Tolto l’assegno ordinario, l’Inps rivuole i soldi dalla beneficiaria che non ha più requisiti, ma andrà diversamente (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).
INDICE:
- Tolto l’assegno ordinario: prime sentenza a favore dell’Inps
- Tolto l’assegno ordinario: la Cassazione ribalta il giudizio
- Tolto l’assegno ordinario: cosa ha deciso l’Alta Corte
- Tolto l’assegno ordinario: molti precedenti
- Tolto l’assegno ordinario: indebito assistenziale
- Tolto l’assegno ordinario: dite no all’Inps
- Tolto l’assegno ordinario: un caso diverso
- Tolto l’assegno ordinario: requisiti amministrativi
- Entra nella community e nella chat di Invalidità e Diritti e ricevi con WhatsApp, Telegram e Facebook tutti gli approfondimenti su invalidità, diritti e Legge 104.
Una vicenda che riportiamo perché capita spesso. Ovvero: l’Inps pretende la restituzione delle mensilità erogate per qualche beneficio dopo che la visita di revisione non ha confermato la sussistenza dei requisiti sanitari.
Anche nella vicenda che ci apprestiamo a raccontare l’istituto di previdenza aveva preteso la restituzione degli importi erogati a una assistita che beneficiava dell’assegno ordinario di invalidità.
Acquista la nostra Guida Completa all'Assegno ordinario di invalidità oppure approfitta del pacchetto premium da 2 guide. Leggi gratis l’indice e il primo capitolo.
Su questo argomento potrebbe interessarti sapere come calcolare l’assegno ordinario di invalidità; o capire come e quando viene ridotto; o ancora: come funziona l’integrazione al minimo. Se vuoi saperne di più sull’assegno ordinario c’è anche la guida completa.
Anche chi percepisce la pensione di invalidità rischia di perderla se non invierà il modello Red nei tempi richiesti.
Tolto l’assegno ordinario: prime sentenza a favore dell’Inps
Ebbene, i giudici di primo e secondo grado hanno dato ragione all’Inps, ritenendo che l’ente previdenziale avesse pieno diritto di pretendere la restituzione delle somme indebitamente percepite dalla beneficiaria.
Entra nella community e nella chat di Invalidità e Diritti e aggiungiti al gruppo Telegram di news su invalidità e Legge 104 e a quello di WhatsApp per tutte le news. Nel nostro gruppo Facebook confrontati con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi.
Tolto l’assegno ordinario: la Cassazione ribalta il giudizio
Ci ha pensato ancora una volta la Cassazione a chiarire il punto e ribaltare la sentenza: le somme da restituire sono solo quelle erogate dopo che è stato comunicato l’esito della visita di revisione. Non certo quelle precedenti.
Vi riportiamo un passaggio della sentenza, che è stata emessa dalla Cassazione civile, VI sezione, il 4 agosto del 2022 ed è la numero 21480:
«L’indebito assistenziale che si è determinato per il venir meno del requisito sanitario, a seguito di visita di revisione, abilita alla restituzione solo a far tempo dal provvedimento con cui l’esito di detto accertamento sia comunicato al percipiente, salvo l’erogazione indebita sia addebitabile all’assistito e non sussistano le condizioni di un legittimo affidamento».
Tolto l’assegno ordinario: cosa ha deciso l’Alta Corte
Detto in parole più semplici i fatti sono questi:
- la visita di revisione ha accertato che il requisito sanitario non c’è più, quindi la persona in questione ha una percentuale di invalidità più bassa rispetto a quella richiesta per l’accesso all’assegno ordinario di invalidità;
- la restituzione da imporre al beneficiario può essere solo quella riferita al periodo successivo la comunicazione dell’esito della visita di revisione;
- l’Inps potrebbe chiedere la restituzione anche di altri importi solo se l’indebita percezione delle somme è attribuibile al beneficiario.
Sembra chiaro, oggettivo e senza incertezze. Non si capisce in pratica su quali basi l’Inps chieda soldi indietro a un assistito solo perché, magari, ha effettuato in ritardo la visita di revisione.
Eppure, sia il tribunale di Lecce, sia la Corte d’Appello, avevano dato ragione all’Inps imponendo alla beneficiaria la restituzione delle somme.
Tolto l’assegno ordinario: molti precedenti
La Cassazione ha citato numerose pronunce precedenti e piuttosto recenti (la numero 13915 del 2021; la numero 13223 del 2020; la numero 10642 del 2019; e la numero 31372 del 2019), che per l’indebito assistenziale prevedono una disciplina diversa da quella prevista per altri trattamenti previdenziali.
Il principio è questo: non è possibile chiedere la restituzione degli importi al beneficiario di una prestazione previdenziale/assistenziale laddove l’erogazione delle somme non è stata dovuta a un comportamento volontario e doloso dell’assistito.
Tolto l’assegno ordinario: indebito assistenziale
E quindi – hanno continuato i giudici dell’Alta Corte – l’indebito assistenziale (l’aver ricevuto accrediti ai quali non si aveva più diritto) che si è determinato per il venir meno del requisito sanitario dopo la visita di revisione, consente all’Inps di recuperare solo le somme che sono state versate dopo che l’esito dell’accertamento è stato comunicato all’assistito.
Ovviamente, ed è specificato più volte, sempre a patto che il beneficiario non abbia agito in modo da trarre in inganno l’ente previdenziale per continuare a riscuotere le somme alle quali non avrebbe più avuto diritto.
Tolto l’assegno ordinario: dite no all’Inps
L’orientamento della Cassazione è ormai chiaro: se dopo una visita di revisione di fronte alla commissione medica, si stabilisce che è venuto meno il requisito sanitario e quindi non avete più diritto a ricevere un beneficio economico legato all’invalidità, rispondete no a qualsiasi richiesta di restituzione delle somme già erogate da parte dell’Inps (che nonostante le sentenze continua a provarci).
Gli unici accrediti che dovranno essere riconsegnati sono quelli ricevuti dopo che è stata comunicato all’assistito l’esito della visita di revisione, che di fatto fa venir meno i requisiti sanitari per avere diritto alla prestazione.
Tolto l’assegno ordinario: un caso diverso
Capita anche quello: infatti l’Inps, pure dopo l’accertamento di revisione, continua a erogare per mesi (in alcuni casi per anni) la prestazione assistenziale, anche se sono venuti meno i requisiti. E poi a distanza di tempo rendersi conto dell’errore e chiedere la restituzione delle somme che sono già state versate all’assistito.
In questo caso, però, è un po’ più difficile avere ragione rispetto alla richiesta dell’istituto di previdenza, perché il cittadino era stato informato che in realtà non avrebbe più avuto diritto a ricevere il trattamento economico.

Tolto l’assegno ordinario: requisiti amministrativi
La questione è ancora diversa per quanto riguarda i requisiti amministrativi. Come sapete deve essere compito dei beneficiari dimostrare ogni anno di avere una condizione economica tale da poter continuare a ricevere il trattamento assistenziale, inviando la situazione reddituale (modello Red).
Se non accade, se cioè l’assistito non invia la documentazione all’Inps, c’è poco da fare: l’ente di previdenza prima sospende e poi revoca la misura. Oltre a pretendere la restituzione di tutti gli importi erogati negli anni in cui non è stata presentata la dichiarazione reddituale.
Ecco gli articoli preferiti dagli utenti sull’invalidità civile: