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Smart working fragili confermato se aumentano i contagi?

Smart working fragili confermato se aumentano i contagi? La possibilità è diventata più concreta nelle ultime ore, dopo che il ministero della Salute ha diramato una circolare per tutelare le persone fragili negli ospedali e nelle case di riposo. Vale a dire: l’esecutivo è cosciente che ci sono ancora dei rischi anche se l’emergenza è finita.
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25/9/23

Lo smart working ai fragili potrebbe essere confermato se continuano ad aumentare i contagi da Covid? L’ipotesi non è improbabile, anzi. Anche perché i ministeri stanno iniziando a intervenire per adottare misure che possono frenare la diffusione del virus, in particolare tra le persone con fragilità e gli anziani. (scopri le ultime notizie su Legge 104, invalidità civile, categorie protette, diritto del lavoro, sussidi, offerte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Smart working fragili, la scadenza del 30 settembre

Come sai la misura che prevede la possibilità ai lavoratori fragili di accedere al lavoro agile in modalità semplificata va in scadenza il 30 settembre. Significa che tanti dipendenti (in particolare quelli del settore pubblico) saranno costretti a tornare in ufficio.

Il governo ha prorogato diverse volte la misura (l’ultima tre mesi fa). Fino ad agosto nessun esponente dell’esecutivo ha ventilato l’ipotesi di confermare lo smart working ai fragili (magari fino al 31 dicembre) e sembrava scontato lo stop definitivo.

Negli ultimi giorni il numero dei contagi da Covid è aumentato. E se l’emergenza sanitaria è ormai alle spalle, non si può dire altrettanto con la pandemia. Se il virus non fa più paura, resta comunque un motivo di allarme per i pazienti che hanno determinate patologie e le persone anziane.

Primi provvedimenti del governo

Proprio per questo motivo il ministero della Salute ha deciso di adottare un primo provvedimento. È stata infatti emanata una circolare che riguarda la questione tamponi per i cittadini che entrano in ospedale.

Si spiega: le persone che si recano al pronto soccorso se hanno sintomi assimilabili al Covid devono essere sottoposte a tampone.

Il test è stato raccomandato anche a quanti devono essere ricoverati in un reparto dove sono ospitati pazienti particolarmente fragili (come i malati di tumore).

Lo stesso procedimento deve essere assicurato ai nuovi ospiti che entrano nelle strutture residenziali per anziani (RSA).

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La circolare e il tampone ai sintomatici

Una circolare firmata da Francesco Vaia, Dg della Prevenzione del ministero della Salute, è stata pubblicata con l’obiettivo di «rendere omogenea la pratica dell’effettuazione dei test a livello nazionale». Questo documento fornisce varie raccomandazioni, ma sottolinea che rimane «la responsabilità e la possibilità da parte del direttore sanitario della struttura o del clinico che ne ravvisi la necessità, di stabilire ulteriori direttive per la conduzione dei test».

Si stabilisce in particolare che i pazienti asintomatici al momento del triage nel pronto soccorso «non dovrebbero essere sottoposti al test». 

Al contrario, per coloro che mostrano sintomi che potrebbero essere attribuiti al Covid, «si raccomanda l’effettuazione di test diagnostici». Inoltre, la circolare suggerisce che, «quando fattibile, sarebbe benefico estendere/mantenere un monitoraggio epidemiologico, includendo la ricerca di altri agenti patogeni, come ad esempio: virus influenzali A e B, VRS, Adenovirus, Bocavirus, Coronavirus umani non SARS-CoV-2, Metapneumovirus, virus Parainfluenzali, Rhinovirus, e Enterovirus».

I test nei reparti con pazienti vulnerabili

La circolare stabilisce per «i pazienti che durante l’anamnesi rivelano di aver avuto contatti ravvicinati con un individuo positivo al Covid-19 negli ultimi 5 giorni, è consigliato sottoporsi a test diagnostici». 

Oltre alle direttive per il pronto soccorso, il ministero ha dato indicazioni anche per gli altri reparti, in particolar modo quelli che ospitano pazienti in situazioni gravi. 

Si suggerisce quindi per i pazienti, anche se asintomatici, «che necessitano di un ricovero o un trasferimento (sia programmato che d’urgenza) in ambienti assistenziali ad alto rischio (ad es. reparti con pazienti immunodepressi e vulnerabili, strutture protette, Rsa, ecc.) dovrebbero fare un test diagnostico».

L’ingresso nelle case di riposo per anziani

Per quanto riguarda l’accesso alle Rsa, strutture che ospitano persone particolarmente a rischio a causa dell’età avanzata, la circolare specifica: «A coloro che devono entrare (ad es. nuovi arrivi o trasferimenti) in strutture residenziali sanitarie o socio-sanitarie, dove risiedono individui vulnerabili a causa di età o altre patologie, è raccomandato effettuare un tampone al momento dell’ingresso nella struttura». 

Infine, la circolare sottolinea che «i visitatori o accompagnatori con sintomi simili» al Covid «dovrebbero astenersi dal visitare le menzionate strutture». 

Lo stesso vale per «gli addetti ai servizi sanitari e socio-sanitari» che intendono operare «in ambienti di cura, sia ospedalieri che ambulatoriali, dove ci sono pazienti immunodepressi e vulnerabili, seguendo le procedure stabilite dalle direzioni delle strutture».

Nel video sotto i requisiti per il lavoro agile semplificato

La circolare e il rinnovo dello smart working

Perché dunque la circolare del Ministero della Salute potrebbe in qualche modo incidere sulla decisione del governo di prorogare lo smart working semplificato per i lavoratori fragili?

Beh, il motivo è piuttosto intuibile: se un ministero ritiene indispensabile far adottare a livello nazionale una misura di tutela negli ospedali e nelle residenze sanitaria assistite, significa che un problema per quanti hanno una fragilità continua a esistere. Anche se, e lo ribadiamo, non c’è più l’emergenza sanitaria e non ci sono neppure i più lontani presupposti che lascino pensare a una situazione anche solo parzialmente simile a quella che è stata vissuta negli anni scorsi.

Il punto sono i lavoratori che hanno una fragilità conclamata (come appunto quelli che hanno diritto a svolgere il lavoro in modalità agile) e le persone anziane.

Per loro il virus continua a essere insidioso.

Ora, una proroga fino al 31 dicembre (anche per il pubblico impiego) ha un costo di qualche centinaio di milioni di euro. Non sono pochi, ma rispetto al bilancio italiano si tratta di una inezia.

La questione è un’altra: il governo sta rastrellando fondi un po’ ovunque per cercare di finanziare i provvedimenti che ritiene indispensabili, in particolare il taglio del cuneo fiscale e gli incentivi per la natalità,

riuscirà a trovare i soldi sufficienti per tutelare la salute di chi ha determinate fragilità?

La questione non è chiusa. Se ne riparlerà nei prossimi giorni.

Smart working fragili confermato se aumentano i contagi?
Nella foto una lavoratrici con disabilità in smart working.

FAQ (domande e risposte)

Quando scade lo smart working fragili?

La misura che prevede lo smart working per i lavoratori fragili va in scadenza il 30 settembre.

Per quale motivo il governo potrebbe decidere di prorogarlo?

La decisione di prorogare lo smart working per i lavoratori fragili potrebbe essere influenzata da diversi fattori. Tra questi, il recente aumento dei contagi da Covid, che, pur non traducendosi in un’emergenza sanitaria, rappresenta comunque un motivo di allarme, in particolare per i pazienti con determinate patologie e per le persone anziane.

Se il ministero della Salute ritiene necessario adottare misure protettive a livello nazionale per ospedali e strutture residenziali, ciò indica che esiste ancora una preoccupazione per coloro che sono particolarmente vulnerabili al virus, come i lavoratori fragili e gli anziani.

Qual è il motivo che impedisce al governo una proroga immediata?

Sebbene una proroga dello smart working per i lavoratori fragili fino al 31 dicembre possa avere un costo economico rilevante (anche se, in relazione al bilancio nazionale, potrebbe considerarsi limitato), il vero problema risiede nelle priorità di spesa del governo.

Il governo sta cercando di reperire fondi per finanziare vari provvedimenti ritenuti essenziali, come il taglio del cuneo fiscale e gli incentivi alla natalità.

In questo contesto, il dilemma è se sarà possibile trovare i fondi necessari per proteggere la salute di chi ha particolari vulnerabilità.

Cosa ha disposto la circolare del ministero della Salute?

Il ministero della Salute ha emanato una circolare, firmata da Francesco Vaia, Dg della Prevenzione, con l’obiettivo di uniformare a livello nazionale l’approccio all’effettuazione dei test. Questa circolare fornisce varie indicazioni: pazienti asintomatici al momento del triage nel pronto soccorso non dovrebbero essere sottoposti a test, mentre coloro che mostrano sintomi potenzialmente legati al Covid dovrebbero sottoporsi a test diagnostici.

La circolare suggerisce anche di estendere, ove possibile, un monitoraggio epidemiologico che includa la ricerca di altri agenti patogeni. Inoltre, viene specificato che pazienti che rivelano di aver avuto contatti ravvicinati con un positivo al Covid-19 negli ultimi 5 giorni dovrebbero essere testati, così come quelli che necessitano di un ricovero o trasferimento in ambienti ad alto rischio.

Per l’accesso alle Rsa, si raccomanda un tampone al momento dell’ingresso nella struttura, e visitatori o accompagnatori con sintomi simili al Covid dovrebbero evitare di accedere alle strutture stesse.

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