Categorie protette, come viene calcolato il part time

Categorie protette, come viene calcolato il part time per i lavoratori disabili assunti nelle quote di riserva. Viene considerato coma unità anche se l’orario di lavoro è ridotto della metà? Vediamo anche come funzionano le quote, chi ne ha diritto e se la legge 68 assicura il lavoro alle persone fragili.
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23/9/23

Categorie protette, come viene calcolato il part time per stabilire il rispetto dell’obbligo di assunzione delle quote di riserva. Vediamo insieme qual è il criterio per determinare il peso di un lavoratore a tempo parziale. (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).

INDICE

Categorie protette e part time, cosa dice la legge
Categorie protette e part time, il calcolo
Categorie protette e part time, quali sono le quote di riserva
Lavoratori che non rientrano nel computo dell’organico categorie protette
Lavoratori disabili, chi può essere inserito nelle categorie protette
Lavoratori disabili, assunzione certa?

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La questione è importante perché le aziende, in base all’organico, hanno l’obbligo di assumere un determinato numero di lavoratori invalidi. Nel caso siano occupati con un part time funziona così.

Su questo argomento potrebbe interessarti un articolo che spiega cosa succede se il lavoratore assunto dalle categorie protette non è più invalido; in un altro post sono invece analizzati gli incentivi per le aziende che assumono dipendenti dalle categorie protette; e infine puoi leggere quali sono i concorsi di dicembre 2022 con le quote di riserva.

Categorie protette e part time, cosa dice la legge

Il Ministero del Lavoro, con la nota operativa numero 17699 del 12 dicembre 2012, ha chiarito come devono essere calcolati per il computo complessivo i lavoratori assunti a tempo indeterminato parziale.

Ebbene, il dipendente parziale non può essere conteggiato come una unità, ma considerato per la quota in base all’orario di lavoro che effettivamente è stato svolto.

Un esempio banale: due lavoratori con un part time al 50% saranno considerati ai fini dell’obbligo di assunzione di lavoratori con disabilità come un lavoratore assunto a tempo indeterminato.

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Categorie protette e part time, il calcolo

Per il calcolo dell’orario di lavoro prestato da ogni lavoratore part time, bisogna rapportare il tempo parziale all’orario full time. Viene arrotondato ad una unità se l’orario supera il 50 per cento dell’orario ordinario.

Per essere più chiari: se un orario di lavoro settimanale è di 42 ore e il lavoratore assunto nelle quote di riserva lavora 24 ore (più del 50%) dovrà essere conteggiato con un lavoratore full time. Questa precisazione è contenuta nella circolare del ministero del Lavoro numero 41 del 2000.

Categorie protette e part time, quali sono le quote di riserva

Le quote di riserva, il numero di lavoratori con disabilità che devono essere obbligatoriamente assunti dalle aziende, variano a seconda dell’organico complessivo.

Le norme del collocamento obbligatorio si applicano solo alle aziende che hanno più di 14 dipendenti. Bisogna seguire questo schema:

  • dai 15 ai 35 è prevista l’assunzione di un disabile;
  • dai 36 ai 50 è prevista l’assunzione di due disabili;
  • oltre i 50 bisogna riservare il 7% dei posti complessivi ai disabili e l’uno per cento ai familiari degli invalidi e dei profughi rimpatriati.

Ricordiamo che i datori di lavoro possono assumere le persone con disabilità in modo diretto o con delle convenzioni da stipulare con il centro per l’impiego.

Lavoratori che non rientrano nel computo dell’organico

Sono esclusi dal calcolo (anche se sono in organico) per stabilire il numero di lavoratori disabili da assumere queste categorie:

  • lavoratori con contratto a tempo determinato di durata inferiore a sei mesi;
  • disabili;
  • soci di cooperative;
  • dirigenti;
  • lavoratori assunti con contratto di inserimento;
  • lavoratori inviati in missione nell’ambito di un contratto di somministrazione di manodopera;
  • lavoratori assunti per attività da svolgersi all’estero;
  • lavoratori socialmente utili;
  • lavoratori a domicilio;
  • apprendisti;
  • lavoratori con contratto di formazione e lavoro;
  • lavoratori assunti con contratto di reinserimento.

Lavoratori disabili, chi può essere inserito nelle quote di riserva

Possono accedere al collocamento mirato e quindi all’iscrizione nelle quote di riserva, le persone che rientrano in queste categorie:

  • persone, in età lavorativa, colpite da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e portatori di handicap intellettivo con una riduzione della capacità di lavoro superiore al 45% (ossia dal 46% in poi);
  • persone con invalidità dal lavoro superiore al 33% accertata dall’Inail;
  • persone non vedenti;
  • persone sordomute;
  • persone invalide di guerra;
  • invalidi civili di guerra e invalidi per servizio.

Nelle quote di riserva per l’assunzione obbligatoria rientrano anche altre persone che non hanno menomazioni fisiche, psichiche o sensoriali, ma si trovano comunque in una situazione di svantaggio sociale e che quindi rischiano di essere escluse dal mercato del lavoro.

Vediamo di chi si tratta:

  • orfani e coniugi superstiti di soggetti deceduti per causa di lavoro, di guerra o di servizio;
  • coniugi e figli di soggetti riconosciuti come grandi invalidi per causa di guerra, di servizio o di lavoro;
  • profughi italiani rimpatriati;
  • orfani e coniugi delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.
Nell’immagine un lavoratore assunto con le categorie protette

Lavoratori disabili, assunzione certa?

Si potrebbe pensare che basta essere inseriti nelle quote di riserva del collocamento mirato per avere un’alta possibilità di essere assunti. Questo era l’intento della legge 68.

Purtroppo non funziona sempre così. Ci sono molte persone con disabilità che sono riuscite a inserirsi nel mondo del lavoro grazie a questa normativa. Ma per tanti altri questa possibilità è stata preclusa.

C’è chi è iscritto da 20 anni e non è mai stato chiamato. Certo, può anche dipendere dalle competenze specifiche, dalla zona (nel Sud la situazione è assai complessa), dall’età. Ma spesso mancano anche i controlli. Ovvero ci sono aziende che non ottemperano a quell’obbligo.

Nei mesi scorsi era stata presentata una riforma del collocamento mirato. Includeva la possibilità di incrociare i dati anche con l’ispettorato del lavoro per verificare il comportamento delle imprese, oltre a sanzionare in modo più consistente i datori di lavoro che non rispettano l’obbligo.. Per ora quella riforma è rimasta nel cassetto delle buone intenzioni. Sarebbe però davvero indispensabile renderla operativa al più presto.

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