Assunzioni badanti, saranno raddoppiate le deduzioni sui contributi per i datori di lavoro. (entra nella community di Invalidità e Diritti. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi. Abbiamo anche una pagina Instagram dove pubblichiamo le notizie in formato grafico e un canale YouTube, dove pubblichiamo videoguide e interviste).
INDICE
- Assunzioni badanti, aumentano le agevolazioni
- Assunzioni badanti, famiglie in difficoltà
- Assunzioni badanti, la spesa
- Assunzioni badanti, manca il personale
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La misura è stata introdotta nella bozza del decreto lavoro che sarà discussa e approvata nei prossimi giorni dal Consiglio dei Ministri.
Un aumento della deduzioni e detrazioni per attenuare il costo delle badanti (diventato insostenibile per molte famiglie dopo gli aumenti entrati in vigore a partire da gennaio) che era molto atteso ed è stato sollecitato con forza all’esecutivo dalle associazioni che rappresentano le famiglie.
Con le norme attuali i datori di lavoro delle collaboratrici domestiche (sono incluse anche le colf e le baby sitter) possono dedurre dal reddito complessivo ai fini Irpef fino a un massimo di 1.500 euro. Si arriverà, dopo l’approvazione del decreto, a 3.000 euro.
Era possibile aspettarsi qualcosa in più (anche sul fronte della decontribuzione), ma si tratta comunque di un primo passo avanti.
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Assunzioni badanti, aumentano le agevolazioni
All’interno della bozza del decreto lavoro, questa misura è stata prevista nell’articolo 39. In quella disposizione viene aumentata la soglia della deduzione a 3.000 euro. Verrà applicata a partire dai periodi di imposta del 2023.
La misura era attesa e urgente. In particolare dopo che a gennaio, per l’adeguamento all’inflazione, gli stipendi minimi delle badanti sono cresciuti del 9,2 per cento, causando gravi difficoltà a molte famiglie.
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Assunzioni badanti, famiglie in difficoltà
E infatti, da una recente indagine Censis svolta su input di Assindatcolf (l’associazione nazionale dei datori di lavoro domestico), è risultato che ben 6 famiglie su 10 non sono più in grado di permettersi una badante.
Le difficoltà maggiori hanno riguardato in particolare gli anziani e quelle famiglie che hanno necessità di avere una assistenza domestica.
Basti pensare che l’aumento del salario per le badanti ha comportato una spesa ulteriore per i nuclei familiari tra 100 e 150 euro. In pratica una cifra vicina a 2.000 euro l’anno.
Da qui la necessità di un intervento da parte del governo che ha deciso quindi di raddoppiare la somma che può essere portata in deduzione.
L’esecutivo ha ritenuto importante disporre la misura anche per evitare una conseguenza molto tenuta: l’incremento del lavoro nero in un settore che fa già registrate un tasso di irregolarità del 52,3 per cento. Molto probabilmente più alta di qualsiasi altro settore (la media nazionale per altre attività lavorativa non va oltre il 12 per cento).
Lavoro nero che, lo ricordiamo, rappresenta per gli stessi datori di lavoro una grave fonte di rischio (sanzioni amministrative e penali molto rilevanti).
Assunzioni badanti, la spesa
La spesa per una badante con un contratto regolare può arrivare anche oltre i 1.600 euro al mese. Questi costi hanno anche convinto l’80 per cento delle famiglie a prediligere una prestazione universale in denaro parametrata all’effettivo bisogno assistenziale della persona da accudire, e con un incremento quando è prevista la presenza di personale domestico regolarmente contrattualizzato, rispetto all’attuale indennità di accompagnamento che invece non prevede alcun vincolo di utilizzo.

Assunzioni badanti, manca il personale
Oltre all’aumento notevole dei costi per una badante regolarmente assunta le associazioni hanno lamentato una sempre più profonda difficoltà nel trovare il personale.
Oltretutto, l’esecutivo non ha inserito nel decreto flussi le quote per l’ingresso delle badanti. Non c’è stato dunque nessun click day per le famiglie datrici di lavoro domestico.
Una esclusione che si prolunga ormai da 12 anni e che ha contribuito a rendere quasi irreperibili sul mercato del lavoro non solo le badanti, ma anche le colf.
«Al Governo e al ministro Calderone – si legge in una nota dell’Assindatcolf – chiediamo di allargare le maglie del decreto flussi, prevedendo quote anche per il settore domestico. Per soddisfare le esigenze delle famiglie servirebbero 23.000 nuovi lavoratori non comunitari l’anno, 68.000 nel triennio 2023-2025».
«Parliamo di quote vere – ha precisato Andrea Zini, presidente dell’associazione – e non di emersione di lavoratori già presenti illegalmente. Risorse in più ma anche procedure più semplici, perché le famiglie non sono imprese e non possono pensare di rivolgersi ai centri per l’impiego che, tra le altre cose, ad oggi non sono neanche gli enti preposti al collocamento nel nostro settore, considerando che poi è l’Inps a gestire le assunzioni».
Servono solo per quest’anno 23.000 badanti per soddisfare il fabbisogno del mercato nazionale. Una cifra notevole. Ma senza un adeguamento del decreto flussi sarà praticamente impossibile coprire quel vuoto.
C’è anche da dire che negli ultimi mesi è cresciuto il numero di italiani e italiane che hanno deciso di dedicarsi a questa attività lavorativa.
È importante sottolineare che nella riforma dell’assistenza per anziani non autosufficienti, allo studio del governo, c’è molto spazio riservato alla figura della badante che, nelle intenzioni del governo, dovrà nel tempo anche essere formata in modo adeguato per garantire agli anziani e alle persone con disabilità grave una assistenza professionale.
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