Studenti disabili, cosa fare dopo la maturità

Studenti disabili, cosa fare dopo la maturità: per alcuni, il percorso di studi continua, per altri, si avvia un progetto di vita che va oltre la scuola. È quindi un momento cruciale per i ragazzi e le loro famiglie. Cosa c’è, cosa manca e come comportarsi.
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25/9/23

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Si tratta, quindi, di un momento importante nella vita di un ragazzo. Per chi sceglie di non iscriversi all’università o a un corso di formazione, si apre un periodo che deve essere affrontato con attenzione, anche dalle famiglie, per evitare che si attivi un meccanismo di isolamento e graduale esclusione dalle relazioni sociali.

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Studenti disabili: percorsi didattici e accesso all’Università

La questione non riguarda, in questi termini, i ragazzi con disabilità che dopo aver ultimato un percorso didattico con obiettivi minimi hanno conseguito il diploma e possono quindi accedere all’università. Il problema ricade, invece, sulle spalle dei ragazzi e delle rispettive famiglie che, dopo aver seguito un percorso didattico differenziato, potranno esibire un semplice attestato di frequenza e non avranno quindi la possibilità di continuare gli studi iscrivendosi all’università. Per loro, il futuro è meno certo, si scontrano con il mondo reale che, rispetto alla scuola (pur con molte lacune), non può assicurare le stesse tutele e lo stesso rispetto.

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Studenti disabili: il buio dopo la maturità

Al termine degli esami di maturità per questi ragazzi, le istituzioni hanno previsto solo porte chiuse. «Si apre un buio – hanno scritto su Rete SupeRare -, nonostante le molte difficoltà, la scuola era una luce».

«I compagni seguiranno il loro cammino e, forse, nel loro cuore resterà il ricordo di quel compagno o di quella compagna meno fortunati, ma, da domani, la loro quotidianità sarà diversa e, per i nostri figli, ci sarà sempre meno spazio. Noi e i nostri ragazzi resteremo nelle nostre quattro mura domestiche, soli, a confrontarci con una quotidianità complessa, nel disperato tentativo di iniziare un progetto di vita degno dei nostri figli e rispettoso della loro individualità».

Studenti disabili: l’appello dei genitori

I genitori dei ragazzi con disabilità hanno lanciato un appello alle istituzioni: «Facciamo in modo che quel progetto di vita individuale diventi reale. Leggiamo di tavoli e incontri sul tema e ci fa piacere ma, forse, è il caso di passare dalla teoria alla pratica e rendere per la prima volta concreto quanto sancito dall’art. 14 della legge 328 del 2000, mai applicato».

«La legge quadro sulla disabilità è tornata sul tema e i tavoli ministeriali continuano a discutere l’argomento, ma le tante famiglie di cui parliamo, mentre la politica parla, studia e discute, restano lì, sole ed abbandonate al loro destino e soprattutto a quello dei loro ragazzi, nel tentativo di individuare possibili soluzioni di fatto, in forma autonoma. Questo, uno Stato di diritto, non dovrebbe permetterlo».

Studenti disabili: incertezza e ricerca di tutele

Conclusa la parentesi scolastica, per tanti studenti con disabilità e le loro famiglie inizia dunque un periodo di grande incertezza. Per questo motivo, molti chiedono di poter ripetere l’ultimo anno, un tentativo di rimandare l’uscita dall’ambito scolastico e continuare a garantire un altro anno di tutele e socializzazione. Spaventa l’alternativa del restare a casa senza far nulla, magari attaccati a un pc o a uno smartphone.

Studenti disabili: il difficile passaggio al mondo del lavoro

Purtroppo, lo Stato italiano assicura un determinato processo di inclusione fino al termine della scuola secondaria di secondo grado (che continua, in un certo modo, anche all’università), ma quando si passa all’inserimento nel mondo del lavoro tutto si complica. Il collocamento mirato non funziona come dovrebbe, eppure il decreto legislativo numero 151 del 2015 ha fornito delle indicazioni che, se applicate, avrebbero potuto consentire di trovare un’occupazione adeguata con maggiore facilità.

Studenti disabili: le direttive ignorate

Queste sono le indicazioni contenute nella normativa:

  • la creazione di una Banca Dati del collocamento mirato, che permetta di raccogliere e incrociare tutte le informazioni sul flusso sul lavoro delle persone con disabilità;
  • la definizione di specifiche linee guida per il collocamento mirato, con il rispetto riportati nella Convenzione ONU;
  • la modifica del sistema degli incentivi, in particolare per prolungare la loro durata nel tempo e per attivare con maggiore frequenza ed efficacia quelli che sono rivolti ai lavoratori con disabilità psichica o intellettiva;
  • l’attivazione del finanziamento forfettario parziale di tutti quegli “accomodamenti ragionevoli”, previsti dalla Convenzione ONU, che sono spesso indispensabili per valorizzare il lavoro delle persone con disabilità senza comportare oneri sproporzionati alle imprese (è uno degli ostacoli alle assunzioni di lavoratori fragili).

Queste indicazioni sono rimaste quasi tutte inattese, a cominciare dalla banca dati. Lo dimostrano i numeri: in Italia, le persone con disabilità in età da lavoro sono 1,6 milioni, ebbene il 69% non ha un’occupazione. I dati sono ancora più alti per le donne fragili, che scontano una ulteriore discriminazione (oltre quella di genere) e sono spesso spinte verso l’emarginazione.

Studenti disabili: inserimento lavorativo e l’azione delle Regioni

L’inserimento nel mondo del lavoro è cruciale per portare a termine quel processo di integrazione che, seppure con mille difficoltà, è stato avviato durante la scuola. Il lavoro garantisce alle persone con disabilità una gratificazione, una possibile autosufficienza e il riconoscimento di un ruolo sociale.

Sarebbe opportuno, e questo è compito delle Regioni, attivare dei percorsi di formazione al lavoro (e di orientamento) dedicati ai ragazzi con disabilità. Percorsi da intraprendere al termine della scuola.

Dovrebbero essere concepiti con uno scopo preciso: mettere in risalto capacità e attitudini per facilitare l’accesso a una futura occupazione.

Sono diverse le amministrazioni regionali che si sono mosse in questa direzione (basta consultare sui motori di ricerca “corsi di formazione regionale per ragazzi disabili“), ma è ancora troppo poco.

Studenti disabili, cosa fare dopo la maturità
Nella foto un ragazzo che studia

Faq (domande e risposte)

Quali sfide affrontano gli studenti disabili post-maturità?

Gli studenti disabili post-maturità spesso si trovano in una posizione di grande incertezza. Per coloro che hanno seguito un percorso didattico differenziato, l’opzione dell’università potrebbe non essere disponibile. Questi studenti possono trovarsi a dover affrontare un mondo che non offre le stesse tutele e il rispetto che la scuola ha garantito. Inoltre, le famiglie devono fare i conti con un senso di isolamento e esclusione sociale. Si tratta di una fase della vita che necessita di un’attenta gestione e supporto.

Cosa prevede l’art 14 della legge 328 del 2000?

L’articolo 14 della legge 328 del 2000 riguarda la creazione di un sistema integrato di interventi e servizi per diritti di cittadinanza. Tuttavia, pur essendo una legge sancita, molte famiglie sostengono che non sia mai stata realmente applicata. Chiedono alle istituzioni di trasformare la teoria in pratica e di far diventare realtà il progetto di vita individuale per i loro figli.

Quali problemi esistono con il collocamento mirato?

Il collocamento mirato dovrebbe essere un modo per facilitare l’occupazione di persone con disabilità. Tuttavia, non funziona come dovrebbe. Il decreto legislativo numero 151 del 2015 ha fornito indicazioni chiare su come migliorare il sistema, tra cui la creazione di una Banca Dati del collocamento mirato e la definizione di linee guida specifiche. Purtroppo, molte di queste indicazioni sono rimaste inapplicate, rendendo difficile per le persone disabili trovare un lavoro adatto.

Quale ruolo ha il lavoro per le persone con disabilità?

Il lavoro svolge un ruolo cruciale per le persone con disabilità. Offre la possibilità di gratificazione personale, autosufficienza e riconoscimento di un ruolo sociale. L’occupazione è un elemento fondamentale per completare il processo di integrazione iniziato durante la scuola.

Cosa si può fare per migliorare la situazione?

E’ necessario un impegno istituzionale più deciso. Le Regioni potrebbero attivare percorsi di formazione e orientamento al lavoro specifici per ragazzi con disabilità, con l’obiettivo di evidenziare le loro capacità e facilitare l’accesso a un futuro lavoro. Alcune amministrazioni regionali hanno già iniziato a muoversi in questa direzione, ma i progressi sono ancora troppo lenti.

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