Smart working, che caos: chi è senza tutele

Smart working, che caos: c’è chi è rimasto senza tutele perché la legge non è dettagliata. Capita nelle aziende dove c’è già un regolamento interno per il lavoro agile. La questione riguarda in particolare i genitori di figli under 14.
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2/12/23

Smart working, che caos: il decreto Milleproroghe ha di fatto escluso molti dipendenti privati dal lavoro agile. In particolare quelli che hanno figli con meno di 14 anni. (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).

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La norma introdotta nel decreto Milleproroghe e che estende a giugno la possibilità di operare da remoto per i lavoratori fragili e i genitori di figli under 14 ha generato queste due situazioni:

  • nelle imprese che hanno già previsto lo smart working, i genitori con figli piccoli non potranno avere più giorni per il lavoro da remoto;
  • i lavoratori che sono invece occupati in aziende che non hanno ancora preparato un piano per lo smart working potranno invece proporre un accordo al titolare dell’impresa senza temere di ricevere un rifiuto.

Quasi una contraddizione, è emersa dall’analisi del testo della normativa. Per sanare questa incongruenza il ministero del Lavoro dovrà infatti emanare una circolare per fare chiarezza.

Dalle informazioni che circolano in ambienti ministeriali l’intenzione sembra comunque quella di limitare l’accesso allo smart working solo ad alcune precise situazioni.

Vediamo un po’ cosa è successo, quali sono le conseguenze e come potrebbe muoversi il governo.

Su questo argomento c’è un focus che riguarda proprio la proroga fino a giugno dello smart working; vediamo anche come funzionano i permessi legge 104 con lo smart working; in un focus abbiamo verificato quali sono i lavori per le persone disabili da casa: idee e opportunità.

Smart working, decreto Milleproroghe

Come sapete il decreto Milleproroghe ha introdotto il lavoro agile semplificato fino al 30 giugno per i lavoratori fragili e per i genitori di figli under 14.

Il problema come abbiamo visto riguarda in particolare i genitori (e non i fragili). Per loro infatti non è stato definito l’ambito di applicazione della norma.

Ricordiamo che la possibilità semplificata per i genitori di figli under 14 di lavorare da casa era scaduta alla fine del 2022. Non era stata rinnovata fino a marzo. Poi il governo ha deciso di reintrodurre questa categoria di lavoratori nella proroga che è stata concessa fino a giugno.

Per i lavoratori fragili lo smart working deve essere riconosciuto anche se ci sono delle incompatibilità con le mansioni da svolgere.

Per i dipendenti-genitori sono state invece previste diverse eccezioni (meglio definirli paletti). Vediamo quali.

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Smart working, eccezioni

Prima di tutto il lavoro agile per i genitori dipendenti è riservato solo a chi opera nel settore privato.

I dipendenti pubblici sono state esclusi perché il governo avrebbe dovuto trovare delle risorse aggiuntive. Risorse che non sono state trovate.

Non potranno accedere allo smart working anche i dipendenti che hanno un genitore che non lavora nel nucleo familiare. Stop al lavoro agile anche se l’altro genitore riceve degli strumenti di sostegno al reddito.

Non è finita. C’è anche un’altra eccezione: i genitori di figli under 14 potranno accedere al lavoro da remoto semplificato solo se è possibile farlo a distanza (non accade quindi come per i lavoratori fragili).

A tutto questo si aggiunge, come anticipato nel primo paragrafo, una incertezza che riguarda l’applicazione della norma. Infatti c’è il rischio che nelle aziende dove sono stati già adottati dei piani per il lavoro agile sia prevalente la disciplina interna dell’impresa rispetto alla normativa.

Smart working, diritti e delusioni

Con tutti questi paletti e le incertezze sul perimetro normativo del provvedimento, molti genitori di figli under 14 saranno rimasti molto più che delusi. Il motivo del resto è piuttosto ovvio: esclusi i lavoratori del pubblico (per motivo economici) i possibili fruitori del lavoro agile semplificato sono rimasti solo i dipendenti del privato.

Ma negli ultimi mesi sono molte le società, soprattutto quelle più grandi, che hanno previsto una regolamentazione dello smart working. Il che significa – legge alla mano – che possono tranquillamente aggirare la proroga che è stata disposta dal governo.

Giusto per dire, Tim ha raggiunto un accordo con i sindacati. A partire da febbraio è stato previsto lo smart working di 3 giorni a settimana, per 30mila dipendenti.

C’è da ricordare che in Italia i dipendenti che già lavorano da casa rappresentano quasi il 15 per cento del totale degli occupati. Una percentuale non irrilevante.

Soprattutto se si considera un altro aspetto tipico della nostra Penisola: nelle aziende di piccole dimensioni (fino a 5 dipendenti) solo l’84 per cento dei lavoratori si occupa di mansioni che possono essere svolte da casa.

Più aumenta il numero dei lavoratori in organico e più si riduce questa incompatibilità con lo smart working:

  • è del 56 per cento per le medie imprese;
  • e solo del 34,2 per cento per quelle che hanno un numero di addetti superiore a 250 unità.
Smart working, che caos: chi è senza tutele
Nella foto un genitore in smart working,

Smart working in crescita

Lo smart working è destinato a crescere nei prossimi anni. Ha avuto una accelerazione durante la pandemia, ma le aziende hanno notato che a una riduzione dei costi (d’ufficio) si associa anche una migliore produttività. Nel 2022 sono stati 3,6 milioni gli italiani che hanno lavorato da remoto.

Il lavoro agile è prevalente nel settore privato rispetto al pubblico che risulta ancora indietro su questo fronte (il ministro Zangrillo ha più volte ribadito di avere intenzione di invertire il trend e far salire la percentuale di lavoro agile anche nelle pubbliche amministrazioni).

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