Come e quando rifiutare il trasferimento con la 104? Considerato che si tratta di un argomento delicato e che crea sempre molta confusione, proviamo a rispondere a questa domanda (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sulla Legge 104. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).
INDICE:
- Rifiutare il trasferimento con la 104: è possibile?
- Rifiutare il trasferimento con la 104: quando farlo?
- Rifiutare il trasferimento con la 104: come farlo?
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Rifiutare il trasferimento con la 104: è possibile?
Quella della scelta della sede di lavoro e della possibilità di trasferirsi è forse una delle questioni più spinose a cui si va incontro quando si parla di diritti delle legge 104.
Ricordiamo, innanzitutto, che chi beneficia della legge 104/1992 ha diritto a una serie di agevolazioni legate al lavoro. Nello specifico, si tratta di permessi retribuiti, congedo straordinario retribuito di due anni e scelta della sede di lavoro.
Questi diritti, tuttavia, sono destinati solo in due casi:
- nel caso di lavoratore o lavoratrice disabile con connotazione di gravità (legge 104, art.3 comma 3);
- nel caso di caregiver o familiare che assiste una persona con disabilità grave.
In entrambi i casi, la possibilità di fruire dei permessi, del congedo o della scelta della sede di lavoro è strettamente legata alla tutela dei diritti delle persone disabili prevista dalla nostra Costituzione.
Stando così le cose, alla domanda “è possibile rifiutare il trasferimento con la 104?”, la risposta tecnicamente sarebbe sì.
Tuttavia questo non è sempre vero, e ti spieghiamo perché.
Il motivo per cui non è sempre possibile rifiutare il trasferimento in un’altra sede lavorativa è che, secondo la normativa, il disabile grave o la persona che assiste un familiare in condizioni di gravità “ha diritto a scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio e non può essere trasferita in altra sede, senza il suo consenso.“
Come puoi notare, è la legge stessa a dire che non è possibile essere trasferiti in un’altra sede senza il consenso del lavoratore interessato.
Tuttavia, ci sono due semplici parole, “ove possibile“, che potrebbero in qualche modo “creare problemi“. E perché, ti starai chiedendo?
La ragione è che “ove possibile” ci fa capire che il diritto di rifiutare il trasferimento con la 104 non è incondizionato né assoluto.
In generale, quando si pensa a questa regola vige l’interesse di entrambe le parti: da un lato, quello della persona che fruisce della 104 (che sia disabile o caregiver) e dall’altro, l’interesse del datore di lavoro, il quale deve assicurarsi di non mettere in difficoltà l’organizzazione e la produzione dell’azienda.
In ogni caso, l‘ago della bilancia cade solitamente verso il disabile o la persona che lo assiste, perché, in caso di trasferimento, il datore di lavoro dovrebbe provare che il trasferimento è stato disposto per effettive ragioni tecniche, economiche, organizzative e produttive e che quindi non ci sono alternative.
Nel prossimo paragrafo, vediamo nello specifico quando è possibile rifiutare il trasferimento, qualora venga imposto dall’azienda per cui si lavora, descrivendo anche due esempi reali.
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Rifiutare il trasferimento con la 104: quando farlo?
Prima di vedere quando si può rifiutare il trasferimento con la 104, è bene fare una premessa: secondo la legge che tutela i diritti delle persone con disabilità, il lavoratore può scegliere la sede di lavoro sia all’inizio del rapporto di lavoro sia in un secondo momento, e cioè se diventa imprescindibile la necessità di avere la sede di lavoro vicino al proprio domicilio.
Detto ciò, si può rifiutare il trasferimento con la 104 quando:
- arriva la comunicazione di trasferimento senza che ci sia stato alcun preavviso dal datore di lavoro e, quindi, senza consenso da parte del lavoratore;
- la sede di lavoro in cui ci si dovrebbe trasferire è troppo lontana dalla residenza del disabile che si assiste, andando a gravare direttamente sugli equilibri esistenti tra il caregiver e il disabile;
- la nuova sede di lavoro è lontana dal domicilio del lavoratore disabile;
- in caso di lavoratore con disabilità, la sede di lavoro non è idonea, in quanto incompatibile con le esigenze della condizione stessa di disabilità.
In tutti questi casi, a meno che il datore di lavoro non riesca a provare che il mancato trasferimento potrebbe ledere agli interessi econmici e produttivi dell’impresa, è possibile rifiutare il trasferimento con la 104.
Per confermare ulteriormente quanto detto, si possono prendere a esempio due casi.
Nel primo caso, trattato in prima persona dalla Corte di Cassazione, un lavoratore che usufruiva della legge 104 per assistere un familiare con disabilità è stato licenziato per aver rifiutato di trasferirsi in un’altra sede di lavoro.
La cassazione si è espressa in modo approfondito sul tema, attraverso una sentenza del 2017, dichiarando che il licenziamento in quel caso era illegittimo.
Pertanto, il ricorso presentato dal lavoratore in seguito al licenziamento è stato accolto dalla Cassazione in quanto “il lavoratore che fruisce dei permessi legge 104 non può essere trasferito, perché verrebbe violato il più rigoroso regime di protezione di cui egli gode per il fatto che assiste un familiare in situazione di handicap.“
Un secondo caso è quello di un lavoratore con disabilità che, venendo a conoscenza di un possibile trasferimento in altra sede, voleva far valere i propri diritti nel caso in cui le fosse imposto il trasferimento.
Anche in questa situazione, considerato lo stato di disabilità del lavoratore con percentuale di invalidità al 60% e con connotazione di gravità, il rifiuto di un trasferimento si deve ritenere un diritto quasi incontrastabile.
Adesso che abbiamo visto se è possibile rifiutare il trasferimento con la 104 e quando si può fare, vediamo in che modo agire in questi casi.

Rifiutare il trasferimento con la 104: come farlo?
Se si verificano i casi descritti nel paragrafo precedente, non è molto difficile rifiutare il trasferimento con la 104.
Innanzitutto, bisogna considerare che se da contratto la sede di lavoro è stata scelta dal lavoratore, far valere il proprio diritto di rimanere in quella precisa sede non può creare grandi ostacoli.
In secondo luogo, se viene imposto il trasferimento in una sede lontana dalla propria residenza o da quella del disabile di cui ci si prende cura, è possibile opporsi alla decisione del cambio sede utilizzando questa giustificazione.
In ogni caso, qualora arrivi una comunicazione di trasferimento al lavoratore, quest’ultimo può semplicemente inviare una lettera al datore di lavoro, semmai firmata anche da un rappresentante legale, per sottolineare i propri diritti.
Infine, se questo non basta e gli ostacoli continuano, c’è sempre l’ultima possibilità, ossia di presentare ricorso e mettere la questione nelle mani di un giudice.
Ricorda che, in tutti in casi, il datore di lavoro dovrebbe fornire una prova scritta del motivo per cui il trasferimento sia fondamentale per la crescita dell’impresa in questione.
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