INPS: separare assistenza e previdenza. Cosa significa?

INPS: separare assistenza e previdenza. Cosa significa e quali saranno le conseguenze per i cittadini. In particolare per chi ha una invalidità e una disabilità e riceve sostegni economici dall’istituto previdenziale.
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27/5/23

INPS, separare assistenza e previdenza: è uno degli obiettivi dichiarati del governo Meloni. (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi. Abbiamo anche una pagina Instagram dove pubblichiamo le notizie in formato grafico e un canale YouTube, dove pubblichiamo videoguide e interviste).

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Ma cosa significa separare l’assistenza dalla previdenza, quali conseguenze potrebbe avere il cittadino e come intende procedere l’esecutivo?

Il commissariamento deciso nei giorni scorsi di INPS e INAIL non è stato solo un atto politico per inserire ai vertici dei due enti tecnici più vicini alle idee dell’esecutivo (ricordiamo che Tridico, era presidente dell’INPS su indicazione del Movimento 5 Stelle), segnala anche due necessità:

  • separare la previdenza dall’assistenza;
  • superare il prima possibile Quota 103 per introdurre Quota 41 o altre misure che consentano maggiore flessibilità in uscita per i lavoratori.

Si tratta di due operazioni non semplici. La prima è molto delicata, la seconda ha bisogno di risorse, che potrebbero arrivare proprio scorporando l’assistenza dalla previdenza. Ma resta un dubbio: come e dove saranno reperite le risorse per assicurare e migliorare la continuità del sistema assistenziale (a partire dalla tutela economica delle persone con una invalidità o una disabilità)?

Potresti essere interessato a un articolo che spiega chi sono i lavoratori disabili e quali tutele esistono; vediamo anche quali sono i diritti inespressi per la pensione di invalidità; e infine vediamo perché dopo i 67 anni non si ha più diritto alla pensione di invalidità.

INPS: separare assistenza e previdenza, cambio al vertice

Il Consiglio dei Ministri ha rimosso i vertici di INPS e INAIL, allineando la durata degli incarichi a quattro anni. È stata inoltre abolita la carica di vicepresidente e modificati i poteri del presidente, che ora potrà imporre direttamente anche il direttore generale del suo istituto.

Dopo il periodo di commissariamento i due nuovi presidenti si ritroveranno ad avere più potere e con la possibilità di varare con maggiore facilità dei piani pluriennali.

I prossimi vertici dei due enti si troveranno ad affrontare delle sfide molto complesse (c’è in gioco un pezzo importante del futuro del Paese). Il governo ha intenzione di rafforzare e di molto l’INAIL. Per l’esecutivo l’ente dovrebbe vigilare con maggiore efficacia sulla sicurezza sul lavoro e investire risorse importanti per la prevenzione.

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INPS, separare assistenza e previdenza, obiettivo

Come accennato, uno degli obiettivi del nuovo presidente dell’INPS sarà quello di adottare quota 41 e nuove misure che facilitino il ricorso al prepensionamento e al ricambio generazionale. L’altro obiettivo è la separazione della previdenza dall’assistenza. Uno divisione che è stata sollecitata più volte dagli stessi sindacati.

La separazione tra previdenza e assistenza sarà uno dei primi argomenti trattati dal nuovo Osservatorio della spesa previdenziale.

Gli ultimi dati sono piuttosto chiari: nel 2022 il 46,5 per cento delle pensioni liquidate dall’INPS rientrano tutte nel capitolo assistenza. Quasi la metà.

Una spesa che è salita in modo netto soprattutto negli ultimi decenni. Molti governi hanno deciso di saldare le promesse elettorali sul fronte dell’assistenza attingendo sempre alla stessa fonte: quella delle pensioni (comprese le varie decontribuzioni).

La separazione tra previdenza e assistenza potrebbe dunque rimettere a posto i costi delle pensioni. Ma non solo: potrebbe fare chiarezza anche sui bilanci e quindi fornire delle coordinate più precise ai governi sullo stanziamento di fondi per l’azione sociale.

Con una banca dati più precisa del sistema assistenziale – è la tesi del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali – ci sarebbe anche un controllo diretto e più efficace sulle misure erogate e questo comporterebbe un risparmio annuo stimato tra i 5 e i 6 miliardi. Soldi che potrebbero poi essere versati ai cittadini fragili che ne hanno bisogno.

INPS: separare assistenza e previdenza. Cosa significa?
INPS: separare assistenza e previdenza. Cosa significa?

INPS, separare assistenza e previdenza, la spesa attuale

La spesa attuale per l’assistenza si aggira intorno ai 150/160 miliardi e pesa su circa 16 milioni di pensionati. Nel 2019 – prima quindi della pandemia, della guerra in Ucraina e della svalutazione – i conti della previdenza (esclusa quindi l’assistenza) erano perfettamente in ordine e in linea con la media europea.

Considerando che la spesa previdenziale è destinata a crescere nei prossimi anni (con l’aumento della popolazione anziana, alla quale non fa riscontro un incremento dei lavoratori), la separazione potrebbe allontanare il rischio di destabilizzazione del sistema pensionistico nazionale.

Tutto ok. Ma come sarà possibile garantire la spesa assistenziale, che ammonta a cifre così consistenti e che per le stesse ragioni dei costi previdenziali è destinata a crescere nei prossimi anni?

Come saranno garantite le pensioni di invalidità e le prestazioni per l’assistenza dalle persone con disabilità? Se sarà un altro ente a occuparsene da dove saranno recuperati i fondi necessari?

Domande che al momento sono senza risposta. Se è vero che lasciare da solo il sistema previdenziale può garantire una gestione economica migliore e rendere possibile l’adozione di misure che vadano incontro alle esigenze di flessibilità in uscita dei lavoratori è pur vero che si apre una partita ancora più delicata: come funzionerà il diritto alla tutela delle persone che hanno una fragilità? Ne sapremo di più nelle prossime settimane, ma è un tema caldo e sul quale il governo avrebbe l’obbligo di fare chiarezza il prima possibile.

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