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Il ruolo delle badanti è fondamentale, soprattutto per quelle famiglie nelle quali è presente una persona anziana non autosufficiente di cui prendersi cura in modo costante e continuativo.
Tuttavia, considerato che anche le badanti possono ammalarsi, è necessario chiedersi cosa fare se la badante va in malattia? Nei prossimi paragrafi rispondiamo a questa domanda
INDICE:
- Cosa fare se la badante va in malattia: chi è la badante
- Cosa fare se la badante va in malattia e quali sono i suoi diritti
- Cosa fare se la badante va in malattia: chi la paga?
- Cosa fare se la badante va in malattia: il periodo di comporto
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Cosa fare se la badante va in malattia: chi è la badante
Prima di capire cosa fare se la badante va in malattia, è bene chiarire innanzitutto qual è il ruolo della badante.
La badante, così come la colf, è una collaboratrice domestica che viene assunta da una persona fisica o da una famiglia per far fronte alle proprie esigenze di cura della casa o per assistere una persona non autosufficiente.
Anche se spesso vengono confusi, i ruoli di colf e badante sono diversi. Infatti, mentre la colf viene generalmente assunta per occuparsi delle faccende domestiche e per gestire la casa della persona o della famiglia in questione, la badante è chiamata ad assistere una o più persone disabili o anziane e non autosufficienti.
In entrambi i casi, i diritti delle collaboratrici domestiche sono regolati sia dalla legge sia dal contratto collettivo del lavoro domestico. Su questa base, nel prossimo paragrafo vediamo in particolare quali sono i diritti delle badanti e cosa fare se la badante va in malattia.
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Cosa fare se la badante va in malattia e quali sono i suoi diritti
Quando una badante viene assunta per assistere un anziano o un disabile non autosufficiente, si instaura tra le due parti un rapporto di lavoro, regolato come abbiamo detto poco fa dal CCNL dedicato ai lavoratori domestici.
Tuttavia, sebbene siano previsti gli stessi diritti di un lavoratore dipendente, non si può negare che una famiglia non può essere paragonata a un’azienda dal punto di vista economico e, di conseguenza, le tutele destinate al lavoratore domestico sono molto più deboli di quelle previste in altri rapporti di lavoro.
Ecco perché, sia come badante sia come famiglia che la assume, bisogna sapere cosa fare se la badante va in malattia e quali sono i suoi diritti.
Innanzitutto, quando si parla di malattia si fa riferimento a qualsiasi alterazione dello stato di salute della badante che le impedisce di svolgere regolarmente il suo lavoro. Quando questo accade, e quindi quando una badante si ammala, come tutti i lavoratori ha diritto di assentarsi dal posto di lavoro per riprendersi. Ovviamente, per farlo è necessario che l’insorgenza della malattia sia dimostrata attraverso un certificato medico.
Sulla basta del certificato rilasciato dal proprio medico curante, la badante ha il diritto di prendersi quanti giorni di riposo sono stati prescritti.
A questo punto, però, emergono altri dubbi, per esempio: chi paga la badante in malattia? Continua a leggere per conoscere la risposta.
Cosa fare se la badante va in malattia: chi la paga?
Come abbiamo visto in precedenza, la badante, così come qualsiasi altro lavoratore dipendente, ha una serie di diritti disciplinati dallo specifico contratto collettivo nazionale del lavoro.
Tuttavia, a differenza di un lavoratore assunto da una grande azienda, le possibilità di tutelare la badante sono molto più ristrette, essendo il datore di lavoro una famiglia o una persona fisica.
Quindi, se da un lato la badante ha il diritto di assentarsi dal lavoro quando riscontra dei problemi di salute, dall’altro lato la famiglia che l’ha assunta deve sapere come comportarsi in tal caso e quindi cosa fare se la badante va in malattia.
Come dicevamo, la badante può prendersi tanti giorni di riposo quanti ne sono stati prescritti dal medico curante all’interno del relativo certificato medico. Ma da chi viene pagata la badante durante i giorni di assenza?
Sappiamo bene che gli altri lavoratori del settore privato ricevono un’indennità dall’INPS durante il periodo di malattia. Ma è proprio qui che si vede la differenza rispetto alle badanti.
Infatti, una badante che va in malattia non può essere retribuita dall’Istituto di previdenza sociale. Al contrario, deve essere il datore di lavoro a pagare i giorni di malattia.
In particolare, il CCNL dei lavoratori domestici stabilisce che la famiglia “datrice di lavoro” deve erogare una determinata indennità per un numero variabile di giorni, a seconda dell’anzianità di servizio della badante.
Nello specifico, il datore di lavoro deve retribuire:
- fino a 8 giorni di assenza per malattia nell’anno solare, se la badante ha massimo 6 mesi di anzianità di servizio. Dal primo al terzo giorno di assenza, la badante avrà diritto al 50% della retribuzione e dal quarto all’ottavo giorno al 100%;
- fino a 10 giorni di assenza per malattia nell’anno solare, se la badante ha un’anzianità di servizio che va dai 6 mesi ai 2 anni. Anche in questo caso, l’indennità viene erogata secondo le percentuali menzionate sopra;
- fino a 15 giorni di assenza per malattia, se la badante ha più di 2 anni di anzianità di servizio, seguendo le stesse percentuali del primo punto.
A questo punto, un altro dubbio che sorge facilmente è: la badante rischia di essere licenziata durante il periodo di assenza per malattia? Ne parliamo nel prossimo paragrafo.

Cosa fare se la badante va in malattia: il periodo di comporto
Finora abbiamo visto quali sono i diritti della badante in caso di assenza per malattia e cosa fare se la badante va in malattia dal punto di vista del datore di lavoro, e quindi della famiglia o persona che l’ha assunta.
Chiaramente, visto che le badanti sono meno tutelate rispetto ad altri lavoratori dipendenti del settore privato, viene da chiedersi se ci sia il rischio di essere licenziate durante il periodo di riposo.
Ebbene, la risposta è no. Infatti, secondo la legge il lavoratore non può essere licenziato durante il periodo di assenza certificato dal medico, per un numero di giorni indicato nel contratto collettivo di settore. Questo periodo di “conservazione del lavoro” viene chiamato periodo di comporto.
Nel caso delle badanti, il periodo di comporto segue queste regole:
- 10 giorni di calendario (20 giorni in caso di malattia oncologica) se la badante ha un’anzianità di servizio fino a 6 mesi;
- 45 giorni di calendario (90 giorni in caso di malattia oncologica) se la badante ha un’anzianità di servizio da 6 mesi e 2 anni;
- 180 giorni di calendario (360 giorni in caso di malattia oncologica) se la badante ha un’anzianità lavorativa di oltre 2 anni.
Quindi, se la badante si ammala e deve assentarsi per un determinato periodo, rischia il licenziamento solo se i giorni di malattia superano il periodo di comporto consentito in base all’anzianità di servizio.
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