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INDICE
- Bambini malati, la migrazione dei più piccoli
- Bambini malati, i costi della migrazione
- Bambini malati, le Regioni
- Bambini malati, i motivi della migrazione
- Bambini malati, speranza di vita
- Bambini malati, perché si parte
- Bambini malati, le spese
- Bambini malati, pausa Covid
- Bambini malati, tipologia di interventi
- Bambini malati, mobilità passiva
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I viaggi della speranza non sono certo una novità, ma dopo la pandemia questa tendenza è cresciuta ancora. Si spostano nei centri medici settentrionali le persone che cercano una terapia innovativa. Ma non solo: la carenza di medici è feroce nel Meridione e la chiusura o l’accorpamento di numerosi ospedali ha peggiorato la situazione, incentivando l’emigrazione sanitaria.
Su questo argomento puoi leggere un post che spiega quali sono i migliori ospedali italiani per la cura dei tumori; abbiamo visto come avere un letto ospedaliero a casa gratis; in un altro post verifichiamo quando vengono rimborsate le spese mediche.
Bambini malati, la migrazione dei più piccoli
I bambini e gli adolescenti che vengono accompagnati in centri del settentrione per curarsi sono tanti, più di un terzo. In particolare per patologie che riguardano disturbi mentali (il 10 per cento dei casi), della nutrizione o del metabolismo. I centri di riferimento si trovano in particolare a Roma, Genova e Firenze, che sono sedi di Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs) pediatrici.
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Bambini malati, i costi della migrazione
Il 35 per cento dei pazienti più piccoli in Italia risiede al Sud. Il costo della migrazione sanitaria dalle regioni meridionali è stato di 103,9 milioni. In pratica il 15,1 per cento della spesa complessiva per i ricoveri. Quasi il 90 per cento di questi ricoveri riguarda la mobilità dal Sud verso gli ospedali del Centro-Nord.
Bambini malati, le Regioni
La migrazione sanitaria dal Sud si spiega con una semplice constatazione: gli ospedali e i centri di eccellenza si trovano tutti al Centro Nord.
Basta infatti scorrere l’elenco delle 6 regioni che vantano crediti superiori ai 150 milioni per fotografare la situazione:
- Lombardia (20,2%);
- Emilia-Romagna (16,5%);
- Veneto (12,7%);
- Lazio (8,4%);
- Piemonte (6,9%);
- Toscana (5,4%).
Resta fuori il 29,9% della mobilità attiva, che viene distribuita nelle altre 14 Regioni e Province autonome.
Una differenza notevole, con il Nord che assicura prestazioni che le regioni meridionali non sono in grado di garantire.
Bambini malati, i motivi della migrazione
Molti ospedali nel Sud sono stati declassati, altri accorpati, molti altri chiusi. Una politica dei tagli che sta avendo effetti consistenti. È peggiorata la qualità complessiva dell’assistenza, le liste d’attesa sono diventate molto più lunghe e molti abitanti hanno difficoltà a raggiungere il pronto soccorso più vicino, rendendo così problematico avere delle cure prima che sia troppo tardi.
Bambini malati, speranza di vita
Questo sfascio della sanità meridionale, fatta a pezzi negli ultimi decenni, ha delle conseguenze anche sulle speranze di vita.
Qualche esempio. Dopo i 65 anni un calabrese vive in media in buona salute sei anni. Un coetaneo residente in Toscana vive bene 11 anni.
Nel Meridione sono pochissimi gli ospedali di terzo livello (quasi tutti da Roma in su). Ma sono quasi del tutto assenti, o comunque molto più carenti, anche i servizi di prossimità e territoriali.
Ma per quale motivo? Conta spesso l’organizzazione, ma anche la mancanza di risorse. Perché non ce ne sono a sufficienza? Spesso per due motivi:
- l’incapacità di farle arrivare;
- l’utilizzo che se ne fa.
Bambini malati, perché si parte
Sul perché si parte c’è stata una ricerca del Censis. Ebbene, il 54 per cento dei pazienti si sposta per raggiungere dei centri ospedalieri altamente specializzati.
Il 21 per cento perché non può avere le cure adeguate nella propria regione.
Una buona percentuale si mette in viaggio per non dover aspettare le chilometriche liste di attesa.
Bambini malati, le spese
Sono soprattutto i pazienti oncologici a viaggiare per cure e lo fanno quasi sempre con degli accompagnatori. Le spese per ogni paziente sono di circa 7.000 euro l’anno per i costi diretti (visite mediche, farmaci, infermieri privati, viaggi).
Ma c’è di più. In media un malato perde anche 10.000 euro l’anno di mancati guadagni. Mentre altri 6.000 euro li perde il suo accompagnatore, che nel 70 per cento ha anche problemi lavorativi e il 2 per cento è stato costretto a dare le dimissioni.
Bambini malati, pausa Covid
Solo nel periodo del Covid la migrazione sanitaria in Italia, secondo i dati diffusi dalla Fondazione Gimbe, si è parzialmente ridotta. Eppure la mobilità interregionale (quasi tutta da Sud a Nord) ha raggiunto un valore di 3,33 miliardi di euro.
Il presidente di Gimbe, Nico Cartabellotta, così ha commentato i dati: «La mobilità sanitaria è un fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali etiche ed economiche, che riflette le grandi diseguaglianze nell’offerta di servizi sanitari tra le varie Regioni e, soprattutto, tra il Nord e il Sud del Paese. Infatti, le Regioni con maggiore capacità attrattiva si trovano ai primi posti nei punteggi LEA, mentre gli ultimi posti sono occupati da quelle con mobilità passiva più elevata».
Bambini malati, tipologia di interventi
La mobilità sanitaria riguarda in particolare sette tipi di prestazioni:
- ricoveri ordinari e day hospital (differenziati per pubblico e privato);
- medicina generale;
- specialistica ambulatoriale (differenziata per pubblico e privato);
- farmaceutica;
- cure termali;
- somministrazione diretta di farmaci;
- trasporti con ambulanza ed elisoccorso.

Bambini malati, mobilità passiva
La migrazione sanitaria genera dei debiti, quelle che raggiungono e superano un deficit di 300 milioni sono tre:
- Lazio (13,89 per cento);
- Lombardia (10,9 per cento);
- Campania (10,2 per cento).
Si tratta anche delle regioni più popolose, ma a leggere i dati non bisogna dimenticare che la Lombardia ha il doppio degli abitanti della Campania.
E infatti le Regioni che hanno un saldo positivo rispetto alla migrazione sanitaria sono tutte del Nord:
- Saldo positivo alto: Emilia-Romagna (300,1 milioni), Lombardia (250,9 milioni) e Veneto (165,9 milioni)
- Saldo positivo moderato: Molise (34,3 milioni)
- Saldo positivo minimo: Toscana (8,8 milioni), Friuli-Venezia Giulia (1,6 milioni)
- Saldo negativo minimo: Provincia autonoma di Bolzano (-2 milioni), Piemonte (-2,3 milioni), Provincia autonoma di Trento (-3,8 milioni), Valle d’Aosta (-10,7 milioni), Umbria (-20,1 milioni)
- Saldo negativo moderato: Marche (-25,4 milioni), Liguria (-51,5 milioni), Sardegna (-57,6 milioni), Basilicata (-62,5 milioni), Abruzzo (-84,7 milioni)
- Saldo negativo rilevante: Puglia (-124,9 milioni), Sicilia (-173,3 milioni), Lazio (-202,2 milioni), Campania (-222,9 milioni)
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