Badanti troppo care, 6 famiglie su 10 rinunciano

Badanti troppo care, 6 famiglie su 10 rinunciano dopo l’aumento degli stipendi imposto a gennaio per la rivalutazione. Chiesto al governo un intervento immediato per far fronte a questa emergenza. Sullo sfondo la modifica dell’assistenza in discussione in Parlamento e il futuro dell’indennità di accompagnamento.
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10/12/23

Badanti troppo care, 6 famiglie su 10 rinunciano: è l’effetto non troppo a sorpresa dell’adeguamento dello stipendio per le collaboratrici domestiche. (entra nella community di Invalidità e Diritti. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).

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Sei famiglie su 10 rinunciano alla badante dunque o sono costrette a sacrifici importanti per far fronte alle spese. La questione è nota: da gennaio gli stipendi delle badanti, che già da contratto non erano irrilevanti (bisogna però ricordare che si tratta di un lavoro molto impegnativo), sono aumentati del 9,2 per cento. Non solo per le badanti, ma anche per colf e baby sitter.

L’aumento è stato stabilito in base all’adeguamento al costo della vita. La percentuale è più alta rispetto all’incremento disposto per le pensioni perché il dato dell’inflazione è stato preso un mese dopo (a dicembre invece che a novembre 2022).

Potrebbe interessarti un articolo che spiega se si può assumere la moglie come badante; c’è anche una guida rapida che spiega come mettere in regola la badante; e infine un articolo che racconta quando una badante può essere definita convivente.

Badanti troppo care: la denuncia

Il dato sulle famiglie in difficoltà è stato fornito da Assindatcolf. Agli associati è stato sottoposto un questionario tra dicembre 2022 e gennaio 2023.

Ebbene, il 59 per cento delle famiglie ha dichiarato che la spesa per la badante era insostenibile o parzialmente sostenibile. Gran parte dei nuclei familiari ha dunque evidenziato una situazione di grave difficoltà.

Dal questionario si è poi originato uno studio: «Il lavoro domestico. Una risorsa per il nuovo welfare». È stato realizzato dal Censis per Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico. 

La ricerca fa parte di un più esteso Rapporto 2023 Family (Net)Work-Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico, progetto editoriale promosso da Assindatcolf con la partnership di Censis, Effe (European Federation for Family Employment & Home Care), Fondazione Studi Consulenti del Lavoro e Centro Studi e Ricerche Idos.

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Badanti troppo care: la soluzione

Ma come si esce da questa situazione? Come cioè coniugare le legittime difficoltà delle famiglie e il giusto compenso delle badanti?

Una parte consistente delle persone coinvolte nel questionario ha ribadito che sono necessari incentivi alle assunzioni. Sarebbe questo lo strumento più immediato ed efficace per sostenere le famiglie che sono in serie difficoltà dopo i rincari degli stipendi alle badanti.

Non è ovviamente l’unica richiesta. Se le famiglie sono costrette a rivolgersi a una collaboratrice domestica per l’assistenza di familiari (anziani o disabili) è anche perché sono assenti gli interventi di sanità preventiva, quelli che dovrebbero essere assicurati presso il domicilio dei pazienti. Il che significa che le spese a carico delle famiglie sono in parte imputabili a questa carenza del sistema sanitario nazionale.

Le famiglie hanno sollecitato il governo affinché renda più facile l’accesso ai servizi sanitari e sociali.

Badanti troppo care: lavoro nero

C’è un altro aspetto messo in evidenza dallo studio di Assindatcolf, ovvero il lavoro nero. Già il tasso di irregolarità nel settore è altissimo, riguarda il 52,3 per cento degli occupati.

Così si legge nella ricerca:  «Il dato in sé che segnala un’anomalia nel settore del lavoro domestico, visto che il tasso di irregolarità dell’intera economia si attesta al 12% e che circa la metà di tutti gli occupati irregolari è impiegato nel settore». 

Gli aumenti degli stipendi, l’assenza di incentivi all’assunzione e le minime detrazioni fiscali consentite dalla legge, potrebbero far crescere ulteriormente quella percentuale.

Per il presidente dell’associazione, Andrea Zini, «queste criticità potrebbero essere superate con  alcuni provvedimenti presi di recente come il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, il Family Act ma, soprattutto, il disegno di legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane, attualmente all’esame del Parlamento».

Ma si tratta di un auspicio. La verità è che la gestione della non autosufficienza non può essere a carico delle famiglie o affidata a soluzioni precarie o provvisorie.

Servono soluzioni concrete. E che devono agire su due fronti:

  • rendere la spesa sostenibile;
  • facciano emergere il lavoro irregolare.
Nella foto una badante al lavoro – Badanti troppo care…

Badanti troppo care: assegno unico anziani

Sullo sfondo resta il disegno di legge che dovrebbe tutelare le persone anziane non autosufficienti (e i disabili). Il cosiddetto Assegno unico anziani, che nelle intenzioni del governo dovrebbe trasformare in modo sostanziale l’assistenza.

Se ne sta discutendo in Commissione, la legge dovrebbe essere approvata entro la primavera del 2024.

Badanti troppo care: indennità di accompagnamento

Tra le innovazioni ci sarà quella che riguarda la trasformazione dell’indennità di accompagnamento (che continueremo per comodità a chiamare in questo, modo ma sarà sostituita da un assegno universale che dovrebbe inglobarla). Oggi viene erogata a vantaggio di tutti i disabili non autosufficienti a prescindere dal reddito (poco più di 500 euro per 12 mensilità).

L’esecutivo vorrebbe rendere graduale rispetto al reddito l’erogazione dell’assegno, ma non solo: verrà privilegiato chi sceglierà in sostituzione del sostegno economico quello assistenziale.

Ebbene, l’82,9 per cento delle famiglie con badanti preferirebbe una prestazione universale in denaro graduata rispetto all’effettivo bisogno assistenziale del paziente. Prevedendo, inoltre, una maggiorazione della somma erogata in presenza di personale domestico (in particolare le badanti) regolarmente assunto.

Questa scelta sarebbe dunque da preferire sia rispetto all’attuale indennità di accompagnamento, sia rispetto alla misura sostitutiva che vorrebbe introdurre il governo.

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