Cosa succede se hai un lavoro e sopraggiunge una disabilità? il datore di lavoro può licenziarti o deve fare di tutto per trattenerti in ufficio o in azienda? Cosa significa “accomodamento ragionevole” e quali possono essere degli esempi di accomodamento ragionevole? (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).
Per accomodamento ragionevole si intende la messa in atto di una serie di modifiche, sia a livello lavorativo che strutturali, a favore del lavoratore per il quale sopraggiunge una disabilità.
Le modifiche devono essere fatte nel rispetto delle esigenze del lavoratore disabile, ma anche di quello degli altri dipendenti e dello stesso datore di lavoro o dell’azienda.
Si tratta quindi di ricercare un equilibrio, sempre però mettendo al primo posto le esigenze della persona con disabilità, in quanto considerata il soggetto che, proprio a causa della patologia, dell’infermità o della menomazione, è colui che ha più bisogno di tutela.
Ti mostriamo dei pratici esempi di accomodamento ragionevole, per poi approfondire in quali casi specifici deve essere messo in atto e per chi.
Indice
- Esempi di accomodamento ragionevole
- Esempi di accomodamento ragionevole: cosa si intende per accomodamento ragionevole?
- Esempi di accomodamento ragionevole: l’equilibrio tra rispetto della persona disabile, gli altri dipendenti e l’azienda
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Esempi di accomodamento ragionevole
Facciamo degli esempi di accomodamento ragionevole, in modo da capire cosa si intende con questo concetto derivante dalla Direttiva 2000/78/CE (uguaglianza per i lavoratori con disabilità) del Consiglio Europeo e della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006.
Si tratta, in sostanza, del rispetto di buone pratiche a favore di luoghi di lavoro accessibili e funzionali a tutti i tipi di lavoratori, soprattutto ai lavoratori disabili.
Esempi di accomodamento ragionevole possono essere:
- orari di lavoro più flessibili;
- mezzi di trasporto lavoro-casa idonei;
- pause lavorative che rispettino le esigenze del lavoratore disabili, per esempio per coloro che hanno necessità di riposare o di prendere medicine;
- sistemazione dei locali;
- adattamento di attrezzature;
- ritmi di lavoro differenti;
- ripartizione dei compiti con altri colleghi di lavoro;
- telelavoro con un sostegno tecnologico adeguato fornito dal datore di lavoro.
Hai capito adesso cosa riguarda l’accomodamento ragionevole? Probabilmente non ancora del tutto, perché si tratta di un concetto non proprio facile da comprendere.
Purtroppo, non lo è nemmeno per i datori di lavoro e per le aziende, che spesso non lo applicano.
È bene però che il lavoratore con sopraggiunta disabilità ne sia al corrente, perché riguarda il suo diritto a mantenere il posto di lavoro e a svolgerlo nel modo più semplice e più agevolato possibile. Vediamo quindi di capire che cosa è questo accomodamento ragionevole.
Nel video sotto si parla di accomodamento ragionevole in caso di bambini e ragazzi con disabilità nelle scuole:
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Esempi di accomodamento ragionevole: cosa si intende per accomodamento ragionevole?
Abbiamo fatto degli esempi di accomodamento ragionevole, ma abbiamo anche detto che non è proprio semplice comprendere questo concetto.
L’Unione Europea lo sa bene, tanto che, ultimamente, ha anche fatto una poderosa campagna informativa sull’accomodamento ragionevole, con tanto di opuscolo accomodamento ragionevole che tenta di spiegare cosa sia e come poterlo applicare.
In parole molto semplici, l’accomodamento ragionevole serve a evitare discriminazioni sul lavoro, anche per quanto riguarda le persone disabili.
Questa discriminazione la si può evitare mettendo in atto ogni “aggiustamento” al lavoro o sul luogo di lavoro, necessario per permettere alla persona con disabilità di svolgere le mansioni richieste o di candidarsi per una posizione lavorativa, mantenendo allo stesso tempo una condizione di parità con tutti gli altri lavoratori. In altre parole: sulla base di eguaglianza con gli altri.
Tuttavia, proprio per il principio di uguaglianza, tutti gli “aggiustamenti” e le modifiche devono essere effettuate anche nel rispetto degli altri lavoratori e della stessa azienda: vediamo cosa vuol dire.
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Esempi di accomodamento ragionevole: l’equilibrio tra rispetto della persona disabile, gli altri dipendenti e l’azienda
Come hai visto, ti abbiamo mostrato diversi esempi di accomodamento ragionevole. Il tuo datore di lavoro deve permetterti di poter lavorare nel modo più sicuro e agevolato possibile, in base alla tua disabilità.
Se per esempio sei un lavoratore non vedente e la tua mansione prevede l’utilizzo del PC, deve dotarti di un sistema di assistenza vocale per agevolarti.
Mettiamo però il caso che tu sia non vedente e lavori in fabbrica. Sei addetto alle macchine, ma la tua disabilità potrebbe risultare un rischio sia per te che per i tuoi colleghi di lavoro.
Il datore di lavoro non ha altre mansioni da affidarti in azienda, per il tuo tipo di disabilità. Potrebbe ricollocarti negli uffici amministrativi, predisponendo degli aggiustamenti.
Tuttavia, l’ufficio è già al completo e il datore di lavoro non può licenziare un dipendente o spostarlo ai macchinari se non ha le competenze per farlo, quindi sempre rischiando per la sua incolumità e quella dei colleghi.
Ecco, in questo caso l’equilibrio potrebbe spostarsi maggiormente dalla parte dell’azienda e non del lavoratore disabile.
Tieni in considerazione, comunque, che il datore ha quello che viene chiamato obbligo di “repechage” (“ripescaggio”). In pratica, se non ha delle mansioni idonee alla tua disabilità, con trattamento economico uguale, può anche collocarti in mansioni inferiori (articolo 42 del Dlgs n. 81 del 2008 e sentenza n. 7755/1998 della Corte di Cassazione).
Se il datore di lavoro ti licenzia dopo la sopraggiunta disabilità, senza prima aver adottato degli accorgimenti ragionevoli, il licenziamento è da considerarsi atto discriminatorio e illegittimo, come stabilito anche dalle sentenze della Corte di Cassazione n. 34132 del 19/12/2019 e n. 27502 del 28/10/2019.
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