Smart working fragili verso la proroga

Smart working fragili verso la proroga per i lavoratori statali, c’è intesa all’interno del governo. Il provvedimento riguarda anche i genitori con figli al di sotto dei 14 anni. Il nuovo esecutivo intende far crescere la quota del lavoro da casa anche nella pubblica amministrazione (nel privato già accade).
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31/3/23

Smart working fragili verso la proroga per i lavoratori statali: la riconferma dovrebbe essere automatica. (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).

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Sulla riconferma dello smart working per lavoratori fragili e genitori con figli che hanno meno di 14 anni anni il governo sta dunque pensando a una proroga. La misura è in scadenza, termina infatti il prossimo 31 dicembre.

In un post abbiamo elencato quali sono le regole in vigore per lo smart working, che saranno confermate in caso di proroga; in un altro post ci siamo soffermati sulle tutele previste per i dipendenti fragili che lavorano da remoto; ti segnaliamo infine un focus sulle assunzioni delle persone con disabilità: chi ha l’obbligo di farlo e chi no.

Smart working fragili verso la proroga: i favorevoli

L’intesa all’interno del governo per la conferma e la proroga del lavoro agile tra gli statali che rientrano nella categorie dei fragili è molto estesa. Sono d’accordo gli esponenti del partito di maggioranza (Fratelli d’Italia) e lo stesso sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha dichiarato che il rinnovo del lavoro da remoto «è una delle richieste che abbiamo avanzato».

Favorevole anche la Funzione pubblica, che però ricorda come una decisione di questo tipo debba essere adottata in pieno accordo anche con gli altri ministeri.

Di non secondaria importanza c’è anche un altro aspetto, ovvero la linea complessiva che il governo intende adottare sul lavoro agile. Ebbene sul punto la posizione del ministro Paolo Zangrillo è chiara: l’obiettivo è quello di valorizzare lo strumento dello smart working tra i dipendenti statali, così come già avviene per il settore privato.

Insomma tutto lascia intendere che si vada verso una proroga, anche perché c’è un altro punto che il governo non ha intenzione di sottovalutare.

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Smart working fragili verso la proroga: contagi covid

Non viene infatti dimenticato un aspetto: i contagi di covid stanno aumentando. Il virus continua a essere fonte di preoccupazione per le persone che hanno delle condizioni fisiche fragili. Inutile esporre chi è vulnerabile a rischi se l’alternativa del lavoro da remoto è efficace e non incide sulla produttività dei singoli dipendenti.

Smart working fragili verso la proroga: si decide

La decisione che conferma lo smart working per i dipendenti pubblici con fragilità sarà adottata già nei prossimi giorni.

Come si ricorderà era stato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a prolungare il lavoro agile per alcune categorie di lavoratori fino al 31 dicembre.

Le tutele erano state introdotte all’interno del decreto Aiuti Bis.

Smart working fragili verso la proroga: per chi

Chi ha diritto al lavoro agile? È stato il ministero della Salute a stabilire quali sono le patologie e le condizioni cliniche che danno il diritto a poter lavorare da casa. Sono stati suddivisi in due categorie: i lavoratori che hanno avuto una compromissione della risposta immunitaria e quelli che hanno determinate patologie.

Hanno diritto allo smart working i lavoratori che hanno subito problemi alla risposta immunitaria per:

  • trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva; 
  • trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro due anni dal  trapianto  o  in  terapia  immunosoppressiva  per  malattia  del trapianto contro l’ospite cronica); attesa di trapianto d’organo;         
  • terapie a base di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico Antigenico (cellule CAR-T);  
  • patologia oncologica o onco-ematologica  in  trattamento  con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o  a  meno  di  sei  mesi dalla sospensione delle cure;  immunodeficienze  primitive  (es.   sindrome   di   DiGeorge, sindrome di Wiskott-Aldrich, immunodeficienza comune variabile etc.);
  • immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico  (come per la terapia  corticosteroidea  ad  alto  dosaggio  protratta  nel  tempo, farmaci immunosoppressori, farmaci biologici  con  rilevante  impatto sulla funzionalita’ del sistema immunitario etc.);  
  • dialisi e insufficienza renale cronica grave; pregressa splenectomia;   sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) con  conta  dei  linfociti T CD4+ < 200 cellule/µl o sulla base di giudizio clinico.

Ne hanno diritto anche i lavoratori che hanno tre o più di queste patologie:

  • cardiopatia ischemica; 
  • fibrillazione atriale; 
  • scompenso cardiaco; 
  • ictus; 
  • diabete mellito; 
  • bronco-pneumopatia ostruttiva cronica; 
  • epatite cronica; 
  • obesità.

Smart working fragili verso la proroga: genitori

Come accennato hanno diritto allo smart working semplificato anche i genitori che lavorano nel settore pubblico e hanno figli con meno di 14 anni. In questo caso però il lavoro agile è consentito solo se svolgono delle mansioni che sono compatibili con il lavoro da casa.

Smart working fragili verso la proroga: obiettivo del governo 

Se l’ex ministro Brunetta non era dunque troppo convinto dallo smart working, il nuovo esecutivo sembra pensarla diversamente e l’obiettivo è quello di regolarizzare e normalizzare il lavoro da remoto.

Sui numeri del lavoro agile (che come vedremo sono tornati a crescere, almeno nel privato) ci sono i dati forniti dall’osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano:

  • nel 2022 le persone che hanno lavorato da remoto sono state 3,6 milioni;
  • nel 2021 le persone che hanno lavorato da remoto sono state 4,1 milioni (piena pandemia);
  • prima del covid le persone che lavorano da remoto erano solo 600mila (40mila nelle pubbliche amministrazioni).

In questo periodo sono molte le aziende private che hanno modificato l’organizzazione del lavoro aumentando il numero dei dipendenti che lavorano in modalità agile. Non c’entra il covid, ma il caro energia.

Un dato che per il ministro della Funzione Pubblica, Paolo Zangrillo, non deve essere sottovalutato. Anzi, ritiene che il settore pubblico debba muoversi nella stessa direzione. Infatti ha dichiarato: «Bisogna organizzare il lavoro agile in modo da garantire la produttività, passando da una logica di controllo alla misura del risultato e alla verifica delle performance».

Smart working fragili verso la proroga

Smart working fragili verso la proroga: mercato del lavoro

 Il lavoro agile è una realtà ormai consolidata per il 91% delle aziende e riguarda oggi quasi cinque milioni di persone (che si alternano). In media si lavora 9,1 giorni al mese da remoto. Questi i dati per il settore privato.

Al contrario per le pubbliche amministrazioni quel 91% scende al 57% (nel 2021 era al 65%). 

A rallentare la crescita del lavoro agile nel settore pubblico sono state le scelte del governo precedente, impegnato dopo la pandemia a riportare i lavoratori in ufficio. Infatti è stato introdotto l’obbligo della prevalenza del lavoro in ufficio (da casa non si può operare per più del 50% del totale dei giorni di lavoro).

Il nuovo governo ha deciso di cambiare direzione. L’obbligo della prevalenza potrebbe essere la prima disposizione a essere rimossa. E non solo.

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