A cosa sono destinate le risorse che il Governo ha da poco messo a disposizione dei Comuni? Quali sono gli interventi previsti dai piani contro le barriere architettoniche? In cosa, nello specifico, saranno garantiti i diritti delle persone con disabilità? (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi. Abbiamo anche una pagina Instagram dove pubblichiamo le notizie in formato grafico).
È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 3 gennaio 2023, n. 2, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’Ufficio per le Politiche in favore delle persone con disabilità del 10 ottobre 2022 “Attribuzione alle regioni e province autonome delle risorse per la progettazione di Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche e per il finanziamento di un progetto a sostegno della mobilità delle persone con disabilità”.
In pratica, sono state stanziate delle risorse che permetteranno ai Comuni di realizzare dei piani contro le barriere architettoniche, ovvero a sostegno della mobilità delle persone con disabilità. Vediamo a quanto ammontano i finanziamenti e che cosa dovrà essere fatto.
Indice
- Quali fondi alle Regioni per i piani contro le barriere architettoniche?
- Perché devono essere progettati piani per le barriere architettoniche?
- Cosa sarà fatto grazie alle risorse destinate ai piani contro le barriere architettoniche?
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Quali fondi alle Regioni per i piani contro le barriere architettoniche?
Il decreto ministeriale del 10 ottobre 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 3 gennaio 2023, n. 2, assegna le risorse del “Fondo per l’inclusione delle persone con disabilità” di cui all’art. 34, comma 1, del D.L. n. 41/2021, convertito, con modificazioni, dalla Legge n. 69/2021, e che ammontano a:
- 2 milioni di euro per le Regioni e le Province autonome, destinati alla progettazione dei piani contro le barriere architettoniche cui sono tenuti i Comuni ai sensi dell’art. 24, comma 9 della Legge 5 febbraio 1992, n. 104;
- 660mila euro per il finanziamento di un progetto a sostegno della mobilità delle persone con disabilità che favorisca l’individuazione degli stalli riservati ai veicoli utilizzati da persone con disabilità, da realizzare in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e l’ACI (Automobile Club d’Italia) in qualità di soggetto attuatore.
Cosa dovranno fare con i fondi per i piani contro le barriere architettoniche, in pratica, i Comuni? Dovranno adeguare gli edifici pubblici esistenti e gli spazi urbani, rendendoli accessibili anche alle persone con disabilità.
Interventi che dovrebbero essere già stati messi in atto, ma molti Comuni non hanno mai risposto in modo esteso e corretto alla richiesta fatta dai vari governi fino ad oggi.
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, facciamo un passo indietro.
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Perché devono essere progettati piani per le barriere architettoniche?
Nel 1986, la Legge 41/1986 (articolo 32, comma 21) aveva previsto che le amministrazioni competenti (in particolare i Comuni, ma non solo) adottassero, entro un anno, piani contro le barriere architettonici, chiamati “Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche” (PEBA) relativamente agli edifici pubblici non ancora adeguati alle prescrizioni relative all’accessibilità.
Nel 1992, la Legge 104/1992 (articolo 24, comma 9) aveva imposto che i PEBA fossero modificati con integrazioni relative all’accessibilità anche degli spazi urbani, con particolare riferimento all’individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all’installazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata che ostacolava la circolazione delle persone con disabilità.
Di fatto, dopo oltre trent’anni, un numero significativo di amministrazioni non ha ancora predisposto i PEBA, anche si segnalano Comuni più virtuosi che dopo aver elaborato il proprio PEBA l’hanno usato per i successivi interventi di rimozione delle barriere su edifici e percorsi.
Destinando queste nuove risorse, il Governo cerca di incentivare questi Piani, privilegiando soprattutto i Comuni con un numero di abitanti compreso fra i 5 e i 20.000, che non abbiano ancora adottato il PEBA ad oltre trent’anni dalla loro obbligatorietà.
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Cosa sarà fatto grazie alle risorse destinate ai piani contro le barriere architettoniche?
I Comuni potranno utilizzare le risorse destinate ai piani contro le barriere architettoniche per monitorare, progettare e pianificare interventi finalizzati al raggiungimento di una soglia ottimale di fruibilità degli edifici per tutti i cittadini.
I Piani dovranno garantire:
- l’accessibilità e la visibilità degli edifici pubblici;
- l’accessibilità degli spazi urbani pubblici costruiti o naturali;
- la fruizione dei trasporti da parte di tutti.
L’obiettivo è, quindi, quello di garantire il raggiungimento del massimo grado di mobilità nell’ambiente abitato per le persone con disabilità, secondo criteri di pianificazione, di prevenzione e di buona progettazione.
Si parla in particolare di edifici e aree pubbliche, come ad esempio i complessi museali o aree e parchi archeologiche. Nel complesso, tutti i siti e le strutture pubbliche nelle quali deve poter essere consentito anche alle persone disabili di aver accesso in totale sicurezza e autonomia.
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