Persone disabili: cosa dovrà fare il governo

Persone disabili: cosa dovrà fare il governo e subito per migliorare le condizioni di milioni di famiglie. Il nostro Paese continua a ignorare la Convenzione Onu che pure ha firmato. Si parte da un percorso già tracciata, questi sono gli obiettivi. Ma bisogna iniziare subito. L'appello ai partiti che compongono il nuovo esecutivo.
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9/6/23

Persone disabili: cosa dovrà fare il governo per rispondere alle esigenze di milioni di cittadini a partire dallo schema di disegno di legge delega sulla non autosufficienza. (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).

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Un disegno di legge importante, ma con troppe lacune. Una norma che dovrà essere discussa in Parlamento e per la quale le associazioni di categoria hanno chiesto al nuovo esecutivo la necessità di un costante confronto costruttivo.

Su questo argomento potrebbe interessarti un articolo su Disabilità e non autosufficienza: definizione e tutele; o un post che valuta la possibilità di una sostituzione dell’indennità di accompagnamento; c’è un focus sull‘assistenza sanitaria per disabili: cosa garantisce l’Italia.

Persone disabili: milioni di cittadina aspettano risposte

Sulla necessità di produrre al più presto una legge che tuteli le persone disabili e le rispettive famiglia sono intervenute le associazioni Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) e Fand (Federazione tra le associazioni nazionale di persone con disabilità).

Hanno messo in risalto – riferendosi direttamente agli esponenti politici – la necessità di dare soluzione a domande complesse e che riguardano la quotidianità di «milioni di cittadini e cittadine che vivono in Italia, ma che ancora non hanno trovato adeguate e strutturali risposte».

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Persone disabili: temi da risolvere

Le sfide elencate dalle due associazioni sono tante e urgenti, a partire dai decreti attuativi della Legge Delega al Governo sulla disabilità e dal controllo di tutti gli impegni che sono stati previsti con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Sul tappeto ci sono anche queste condizioni, da affrontare il prima possibile (anche nell’imminente scorcio di questa legislatura):

  • aumento delle pensioni di invalidità;
  • lotta alla segregazione;
  • un maggiore sostegno alle persone con disabilità per la loro autodeterminazione e la vita indipendente;
  • misure e servizi per il supporto all’occupazione e al mantenimento del posto di lavoro per le persone con disabilità;
  • sostegno per i caregiver familiari;
  • pari opportunità, sostegni e i servizi per l’abitare;
  • miglioramento dell’inclusione scolastica;
  • accesso ai diritti e alla partecipazione civile;
  • interventi per migliorare la mobilità e l’accessibilità;
  • diritto alle cure migliori;
  • contrasto alla discriminazione multipla delle donne con disabilità.

Persone disabili: Convenzione ignorata

Sono tutti nodi fondamentali, problemi concreti, e che sono stati indicati dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, firmata nel 2009. Diritti che evidentemente il nostro Paese sta continuando in gran parte a ignorare a 13 anni da quella pronuncia.

Fish e Fand hanno anche aggiunto che «il nuovo esecutivo dovrà anche impegnarsi subito nel prorogare il mandato dell’attuale Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità e del Comitato tecnico scientifico, per poter completare i provvedimenti in essere».

«In questo senso – hanno continuato – auspichiamo la prosecuzione del percorso avviato con il Ministero per le Disabilità, costituendo subito un Organismo di coordinamento, trasversale tra i diversi ministeri, così come previsto dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, disegnandone il ruolo, la struttura, le competenze, rafforzandone le attribuzioni delegate. In modo che non possa essere ritenuto una ‘riserva’ in cui confinare un tema considerato erroneamente marginale, ma che diventi davvero la cabina di regia e di monitoraggio affinché tutte le politiche, e non solo quelle di settore, assumano sempre come rilevanti i temi della disabilità».

Persone disabili: una traccia per il governo

Il nuovo esecutivo (che dovrebbe insediarsi prima di novembre) ha già una traccia sulla quale lavorare. Non parte da zero e proprio per questo non sono ammissibili ulteriori ritardi. Si tratta del secondo Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità.

«È necessario – hanno aggiunto le associazioni – avviare un immediato confronto e un coinvolgimento tra il nuovo esecutivo e le due federazioni più rappresentative delle persone con disabilità e delle loro famiglie, come indicato dall’articolo 4, comma 3 della citata Convenzione Onu sui Diritti delle persone con disabilità».

«Fish e Fand sono disponibili – concludono le due federazioni -, come hanno dimostrato già con gli ultimi Governi. Ora tocca al nuovo Parlamento e Governo avviare questo confronto, anche perché il lavoro da fare è davvero tanto ed è l’ora di dare finalmente una svolta alle politiche sulla disabilità nel nostro Paese».

Persone disabili: cosa dovrà fare il governo

Persone disabili: punti critici del disegno di legge

Nel disegno di legge approvato di recente dal governo Draghi ci sono diversi punti critici. Tre in particolare:

  • il riferimento al finanziamento delle diverse prestazioni sanitarie e socio-sanitarie (come da art. 8 del decreto) con i fondi già esistenti (Fondo LEA-Livelli Essenziali di Assistenza, Fondo Non autosufficienza, Fondo Politiche Sociali, Fondo Caregiver). Questo significherebbe ridurre ancor di le già esigue risorse che, in questi fondi, sono dedicate alle persone con disabilità;
  • la riduzione del monitoraggio sui risultati degli interventi riguardanti LEPS (Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali) e LEA.
  • il provvedimento, che viene considerato «una grande riforma» si dovrebbe attuare con soli 500 milioni (previsti dal Fondo Nazionale per le Non Autosufficienze). Una cifra che non consente neppure di avviare una concreta e radicale riforma. Che è proprio quello, invece, di cui milioni di cittadini che vivono in Italia hanno urgente necessità.

Il testo del decreto, oltretutto, è puntato quasi esclusivamente sulle persone anziane non autosufficienti, lasciando sul margine le persone con disabilità e le loro famiglie. Un errore molto grave: molte di queste persone sono giovani e adulti, spesso non autosufficienti.

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