Permesso 104 rifiutato? Sanzioni al datore di lavoro

Permesso 104 rifiutato? Sanzioni al datore di lavoro: sono previste anche in caso di atteggiamento discriminatorio. La nota è stata diffusa dall’Ispettorato del Lavoro, un documento importante per far rispettare i diritti dei dipendenti fragili e di quando si occupano dell’assistenza di un familiare con disabilità su permessi, congedi, smart working e part time.
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2/12/23

Permesso 104 rifiutato? Sono previste sanzioni per il datore di lavoro, estese anche a chi non concede il part time o lo smart working ai lavoratori che hanno diritto. (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sulla Legge 104. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).

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I chiarimenti sugli obblighi del datore di lavoro e i diritti dei lavoratori con disabilità e per i caregiver sono stati sintetizzati in una nota diffusa dall’Ispettorato del Lavoro.

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La comunicazione è diventata necessaria, perché dopo le modifiche introdotte con il decreto 105 del 2022, quello relativo all’equilibrio tra l’attività professionale e la vita familiare, molti titolari di azienda non hanno evidentemente recepito le novità.

Novità che riguardano in particolare:

  • permessi legge 104 per caregiver;
  • lavoro agile e smart working per lavoratori fragili;
  • congedi parentali.

Su questo argomento puoi leggere un articolo che spiega se e quando il permesso 104 deve essere giustificato al datore di lavoro; c’è un post che ti dice invece cosa si deve fare con il permesso 104 quando il verbale è scaduto; e infine ti proponiamo il focus che racconta con cosa può essere cumulato il permesso 104.

Permesso 104 rifiutato e divieto di discriminazione

Tra le norme introdotte con il decreto legislativo 105 del 2022, c’è l’articolo 2 bis della legge 104, quello che stabilisce il divieto di discriminare o riservare un trattamento meno favorevole nei confronti dei lavoratori che chiedono o utilizzano i permessi retribuiti per assistere figli o familiari con grave disabilità e qualsiasi altro beneficio concesso in relazione alla propria disabilità e di coloro ai quali viene prestata assistenza.

I lavoratori che si sentono discriminati per questioni che riguardano la fruizione di benefici collegati a una disabilità, possono agire in giudizio nei confronti del datore di lavoro con un tentativo di conciliazione ai sensi dell’articolo 410 del codice di procedura civile (e non quindi solo con una conciliazione prevista dai contratti di lavoro collettivo).

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Permesso 104 rifiutato a genitori di figli con legge 104

L’Ispettorato nazionale del lavoro ha anche ricordato che per i permessi concessi a chi deve assistere figli con disabilità grave (legge 104, articolo 3, comma 3), la parte dell’unione civile e il convivente di fatto sono equiparati al coniuge convivente. E questo è vero anche se la convivenza fosse iniziata dopo la richiesta del congedo biennale.

Se il datore di lavoro si rifiuta di concedere il permesso 104 o gli altri benefici può essere punito con una sanzione amministrativa che oscilla da un minimo di 516 euro a un massimo di 2.582.

Permesso 104 rifiutato: cosa fare

Cosa succede se il datore di lavoro vi nega, si oppone o crea ostacolo per la fruizione del permesso legge 104 al quale avete diritto? Beh in questo caso il titolare dell’azienda rischia la misura interdittiva del mancato conseguimento delle certificazioni, che è una questione seria.

Permesso 104 rifiutato per lavoratore part time

Con la modifica dell’articolo 8 del decreto legislativo numero 81 del 2015, i lavoratori con legge 104 hanno il diritto di trasformare il proprio contratto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale. Soprattutto quando si verificano queste condizioni:

  • patologie oncologiche;
  • gravi patologie cronico/degenerative (con un aggravarsi rapido del quadro clinico);
  • assistenza  a persona convivente con totale e permanente inabilità lavorativa in situazione di gravità e che abbia necessità di assistenza continua perché non capace di compiere da solo gli atti quotidiani della vita.

Ebbene se in questi casi il datore di lavoro si rifiuta di trasformare il contratto, il lavoratore non può essere:

  • sanzionato;
  • assegnato a una mansione di livello inferiore;
  • licenziato;
  • trasferito;
  • sottoposto a una nuova organizzazione del lavoro con effetti negativi diretti o indiretti per le condizioni di lavoro.

Tutte le misure adottate dal datore di lavoro che violino queste norme sono da considerare ritorsive e discriminatorie e sono quindi da ritenersi nulle (articolo 8, comma 5 bis del decreto legislativo numero 81 del 2015).

Permesso 104 rifiutato: lavoro agile

Con il decreto legislativo numero 104 del 2022 sono stati anche aumentati i potenziali beneficiari per la concessione del lavoro agile (e quindi da casa, senza recarsi in ufficio).

Possono usufruirne:

Anche in questo caso il datore di lavoro non può sanzionare, licenziare, demansionare, trasferire o comunque penalizzare i lavoratori che presentano la richiesta per accedere al lavoro agile. Ogni misura adottata dal datore di lavoro viene ritenuta nulla per evidente discriminazione.

Permesso 104 rifiutato? Sanzioni al datore di lavoro

Permesso 104 rifiutato: conclusioni

Nella nota dell’Ispettorato sono inclusi anche i diritti e le sanzioni per chi usufruisce del congedo di paternità,  del congedo di paternità alternativo.

Le sanzioni a carico dei datori di lavoro che discriminano i dipendenti disabili e i caregiver non concedendo quello che spetta di diritto sono ritenuti evidentemente indispensabili. Anche per questo la nota informativa è stata diffusa dall’Ispettorato.

Negli anni scorsi l’attenzione è stata puntata soprattutto sugli abusi commessi dai fruitori di questi benefici di legge. L’attenzione si è finalmente spostata anche nei confronti di chi adotta delle decisioni discriminatorie che sono da ostacolo a quello che è previsto dalla legge 104: la tutela e i diritti delle persone più fragili e dei familiari (caregiver) che si occupano a tempo pieno della loro assistenza.

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