Permessi legge 104, spettano i premi risultato? Diciamolo subito: sì, i lavoratori che ne hanno fruito non possono essere esclusi. Lo ha stabilito una sentenza della Corte d’Appello di Torino, la numero 212 del 14 giugno 2022. (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sulla Legge 104. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).
INDICE
- Permessi legge 104: cosa sono i premi risultato
- Permessi legge 104: i lavoratori discriminati
- Permessi legge 104: la sentenza di primo grado
- Permessi legge 104: l’Appello ribalta la sentenza
- Permessi legge 104: il precedente
- Permessi legge 104: conclusione
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La questione è dibattuta. Molti datori di lavoro ritengono che la gratifica (appunto il premio risultato) debba spettare a chi ha contribuito a migliorare l’andamento economico dell’azienda, senza mai assentarsi.
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Un discorso che potrebbe portare a escludere che non ha potuto essere presente perché impegnato, in modo legittimo, altrove (in questo caso a prestare assistenza a un familiare con disabilità grave) e che quindi non ha fornito lo stesso contributo degli altri colleghi.
Su questo argomento puoi anche leggere un post che spiega come funzionano i permessi legge 104 con lo smart working; c’è anche un focus che ti dice se e come i permessi 104 vanno giustificati sul lavoro; e infine un articolo che ti fornisce indicazioni utili su cosa fare con i permessi legge 104 se il verbale è scaduto.
Permessi legge 104: cosa sono i premi risultato
Prima di verificare nei dettagli la questione affrontata dai giudici piemontesi (che costituisce un precedente importante), ricordiamo in poche righe cosa sono i premi di risultato (o premi di produzione) e chi ne ha diritto.
I premi risultato sono degli importi aggiuntivi nella normale busta paga. Vengono riconosciuti quando l’azienda ha raggiunto gli obiettivi che aveva stabilito.
I premi produzione possono essere erogati a un solo lavoratore, a un gruppo di dipendenti o all’intero personale di una azienda.
Gli obiettivi da raggiungere sono questi:
- produttività;
- redditività;
- qualità;
- efficienza;
- innovazione apportata.
Questo tipo di gratifica non è inclusa nei contratti collettivi. Dipendono quasi sempre dalla volontà del datore di lavoro. In pratica si tratta di un incentivo.
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Permessi legge 104: i lavoratori discriminati
Veniamo al caso in questione. Ovvero a un gruppo di lavoratori di una società che si sono sentiti discriminati perché esclusi dal calcolo per la determinazione dei premi di risultato. Per tutti il taglio è scattato per lo stesso motivo: avevano usufruito dei permessi Legge 104 per assistere un familiare in stato di gravità.
Permessi legge 104: la sentenza di primo grado
I lavoratori esclusi hanno presentato ricorso al Tribunale del lavoro. L’istanza dei dipendenti è stata respinta: chiedevano venisse riconosciuto il premio di risultato esattamente come per gli altri lavoratori.
I giudici di primo grado hanno ritenuto che i premi di produttività avevano uno scopo preciso: limitare l’assenteismo per incrementare la produzione. Se il ragionamento adottato è questo, la conclusione è scontata: la motivazione che ha portato l’esclusione non può essere ritenuta una discriminazione basata sulla disabilità.
I giudici hanno anche ribadito che possono essere escluse solo le assenze per donatori di sangue e quelle per distacchi sindacali. In quel caso sono equivalenti a presenze perché dettate da interessi collettivi.
Permessi legge 104: l’Appello ribalta la sentenza
In Appello i giudici della Corte di Torino hanno cambiato radicalmente la decisione dei magistrati di primo grado. I giudici hanno richiamato la Carta di Nizza, la direttiva numero 78 del 2000, il Decreto legislativo numero 216 del 2003 e l’interpretazione (ormai consolidata) della Corte di giustizia Ue.
Ovvero, tutte norme che concordano su un punto: il divieto di discriminazione a motivo della disabilità. Che vale sia per il lavoratori, sia per il familiare assistito dal lavoratore.
In pratica: l’esclusione o la decurtazione del premio di risultato configura una discriminazione. Il motivo è semplice: l’assenza del dipendente è stata causata dalla disabilità.
Permessi legge 104: il precedente
Oltretutto non si tratta di una prima sentenza in questa direzione formulata dalla Corte d’Appello di Torino.
Infatti, con la sentenza numero 937 del 2017 i giudici piemontesi avevano condannato come discriminatorio il mancato conteggio di assenze per maternità, gravidanza e congedi parentali ai fini dell’erogazione dei premi di produzione.
I magistrati hanno anche ritenuto che non fosse possibile un confronto con le assenze per malattia o infortuni, perché in quel caso non opera la direttiva numero 78 del 2000.

Permessi legge 104: conclusione
La sentenza dei magistrati piemontesi porta a ritenere che sia consigliabile anche all’interno degli accordi sindacali sui premi di risultato, che non vengano escluse in modo selettivo alcune categorie di assenze. Si rischia, come nel caso preso in esame, di avere un comportamento discriminatorio.
Si ritiene che la determinazione delle gratifiche debba essere il più possibile omogenea (soprattutto quando è estesa a un gruppo significativo di lavoratori) e rivolta alla generalità dei dipendenti.
Nel caso che è stato preso in esame la gratifica non era destinata a uno o due dipendenti, ma ai lavoratori dell’intero stabilimento (non cambiava se era anche un reparto).
E dunque non è stato giusto escludere chi si è assentato per fruire dei permessi Legge 104.
Il dipendente non era al lavoro perché stava assistendo un familiare con disabilità grave. Non può quindi essere equiparato a chi era assente per un qualsiasi altro motivo e che quindi materialmente non ha contribuito al raggiungimento del risultato.
Per intenderci: le assenze per la fruizione dei permessi legge 104 devono essere considerate come presenze. Significa quindi che questi lavoratori hanno diritto a ricevere il premio di risultato.
Non farlo comporta una palese discriminazione nei confronti delle persone con disabilità.
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