Oggi vi parliamo di pensione di invalidità e obesità: è davvero possibile? (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104, categorie protette, diritto del lavoro, sussidi, offerte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
Indice
Cos’è l’obesità?
L’obesità è una malattia legata al patologico accumulo di grasso corporeo, con conseguenze importanti per lo stato di salute, la qualità della vita e sullo svolgimento di un’attività lavorativa.
Chiaramente, non basta essere in sovrappeso per presentare domanda per l’invalidità civile. L’obesità, invece, deve rappresentare un ostacolo per le relazioni sociali e per il lavoro. Per essere dichiarati invalidi civili per obesità, è necessario che la massa corporea dell’individuo sia compresa tra 35 e 40.
Per calcolare l’indice di massa corporea si utilizza questa formula:
- peso in chilogrammi diviso l’altezza al quadrato.
Prendiamo come esempio un uomo di 135 chili per un metro e 75 centimetri di altezza. Il suo indice di massa corporea è di 37,29, dunque nel range in cui si parla di obesità.
Se invece prendessimo come esempio un uomo di 90 chili per un metro e 70 centimetri di altezza, il suo indice di massa corporea sarebbe di 31,14, al di sotto del limite minimo per l’obesità.
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Pensione di invalidità e obesità: quale percentuale?
L’obesità fa parte delle patologie elencate nella tabelle INPS come situazione invalidante, in particolar modo se associata a complicanze artrosiche. Per l’obesità è riconosciuta un’invalidità compresa tra il 31 e il 40%.
Se consideriamo che la percentuale minima per poter essere considerati invalidi civili è il 34%, chi viene ritenuto invalido per obesità, senza ulteriori patologie invalidanti, non potrà richiedere altre agevolazioni se non la concessione gratuita degli ausili necessari per la sua patologia.
Pensione di invalidità e obesità: l’ordinanza della Cassazione del 2022
Attenzione, però. A venire incontro alle persone affette da obesità grave è l’ordinanza numero 4684 della Corte di Cassazione, datata 2022.
La Sezione VI-Lavoro dell’organo giudicante ha spiegato che in quanto malattia permanente, se l’obesità è di grado rilevante e concorre con altre malattie e alterazioni funzionali, questa deve essere considerata nell’ambito di una valutazione complessiva e globale, per poter stabilire il punteggio corretto di riduzione della capacità di lavoro (Sez. L, sentenza numero 4357 del 27 giugno 1988).
Nel momento in cui si richiede l’adozione di una terapia medica e alimentare, l’obesità assume la connotazione dell’infermità invalidante, ai fini del riconoscimento della pensione.
Per la legge, non può essere esclusa la permanenza di un’infermità invalidante poiché la possibilità di sottoporsi a cure per l’obesità non fa venire meno il carattere della permanenza dell’infermità. Soprattutto se non può essere previsto il carattere transitorio della malattia con la guarigione o il miglioramento delle condizioni di salute, a breve scadenza.
E dunque, l’obesità, essendo un’infermità di durata incerta e indeterminata e comunque non breve, rientra tra le patologie che prevedono la possibilità di presentare domanda per la pensione di invalidità, in quanto sussiste il requisito della permanenza della riduzione della capacità di guadagno.
Pensione di invalidità e obesità: cosa ha deciso la Cassazione?
L”ordinanza della Cassazione arriva a conclusione di un caso di rigetto da parte del Tribunale di Gorizia, della decisione del CTU, che aveva accertato una riduzione del 74% della capacità lavorativa di una donna, affetta da obesità e da altre patologie.
Il Tribunale aveva disatteso le conclusioni del CTU, affermando che l’obesità grave della donna era dipesa dall’indisponibilità dell’interessata a seguire un regime alimentare dietetico. E che dunque non potesse rientrare nel cosiddetto carico sociale il comportamento di una persona negligente, che dovrebbe, invece, fare il possibile per salvaguardare la sua salute.
La donna aveva quindi presentato ricorso, sulla base della legge numero 118, articolo 13, del 1971, che non richiede tra i requisiti delle patologie rilevanti l’involontarietà della patologia o l’impossibilità di sottoporsi a cure.
La Corte di Cassazione ha dato ragione alla donna, che è stata riconosciuta invalida con una percentuale del 74%, che dà diritto all’assegnazione dell’assegno mensile per invalidi civili parziali.

Faq sull’invalidità civile
Come si fa domanda per invalidità civile?
Per richiedere il riconoscimento dell’invalidità civile, è necessario presentare una domanda specifica presso l’INPS. In questo nostro approfondimento ti mostriamo tutta la procedura dettagliata per presentare domanda per invalidità civile.
Per iscrivermi alle categorie protette basta il 74% di invalidità?
Sì, perché per iscriverti alle categorie protette è necessario aver ottenuto il riconoscimento di una percentuale di invalidità di almeno il 46%. L’iscrizione però non è automatica: ti spieghiamo come iscriversi alle categorie protette e cosa prevede il collocamento mirato.
Quando arriva il primo assegno di invalidità?
L’erogazione dell’assegno o della pensione di invalidità, a condizione che siano soddisfatti i requisiti sanitari, avviene a partire dal primo giorno del mese che segue la data di presentazione della domanda amministrativa.
Quando si può fare il ricorso all’INPS?
Si fa ricorso al giudice nei casi in cui la Commissione medica, incaricata di valutare l’invalidità civile, neghi tale status o assegni una percentuale di invalidità troppo bassa per accedere ai relativi benefici economici. Il cittadino ha la possibilità di contestare il verbale di invalidità entro sei mesi dalla sua ricezione, presentando al giudice una richiesta per un accertamento tecnico preventivo. Questo serve a effettuare un controllo preliminare sulle condizioni di salute dell’individuo, allo scopo di valutare la fondatezza della sua richiesta.
Quante tipologie di ricorsi possono essere presentati?
Nel contesto dell’accertamento dell’invalidità civile, esistono due livelli di ricorso che possono essere effettuati:
- Giudiziario, che riguarda esclusivamente la valutazione delle condizioni sanitarie.
- Amministrativo, che si occupa della parte riguardare l’erogazione delle prestazioni economiche.
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