“Caro Iacopo…
Ho visto che una ragazza nello spettro dell’autismo è stata eletta Miss Coraggio “soltanto” per la sua neurodivergenza e volevo sapere cosa ne pensassi al riguardo…
Ho il sentore di abilismo ma vorrei la tua conferma, perché se ti conosco un po’ immagino che questa scelta non ti piacerà!
Grazie, Roberta.”
Cara Roberta, intanto trovo necessario fare una premessa: cambiano i tempi, cambiano i modelli di bellezza e gli stereotipi imposti dalla società, ma se c’è una cosa che fatica a svanire è l’abilismo. E sì, quest’anno ce lo siamo ritrovati pure sul palco di Miss Italia, vittima la 19enne di Spoleto Jennifer Cavalletti, con la sua proclamazione come “Miss Coraggio 2023”.
Non c’è bisogno di fare alcun giro di parole, Jennifer merita di essere lì per la sua bellezza, come qualunque altra partecipante non neurodivergente (su cosa ne pensi io del concorso di Miss Italia, beh, penso tu possa immaginarlo, perciò evito di virare questo articolo su un attacco generalizzato alla manifestazione in sé, e mi concentrerò solo sul caso specifico).
Ma sebbene, da tradizione, tutte le concorrenti possano aggiudicarsi le fasce diverse a seconda dello sponsor, quella di Miss Coraggio evidenzia quella che per molti è una “condizione” di svantaggio: ecco perché si tratta di una fascia problematica, perché trasuda di “Inspiration Porn”, ovvero quel comportamento che ci porta a elogiare una persona solo per il fatto di avere una disabilità o neurodivergenza, vedendola come “esempio di vita” pur senza particolari doti.
Questa visione non fa che alimentare stereotipi legati a disabilità e neurodivergenza, appiccicando addosso l’etichetta di “guerriere e guerrieri” ignorando che, a prescindere da quale sia la storia personale, non tutte e tutti vogliono apparire eternamente forti e instancabili. Perché anche quello di “crollare” è un diritto!
Come già detto, la colpa di tale visione è della disinformazione e dell’ignoranza, non certo di Jennifer Cavalletti. Le sue parole infatti sono state: “Noi autistici non siamo diversi, abbiamo i nostri tempi, ma non siamo stupidi”, ed ha continuato poi menzionando una serie di personaggi neurodivegenti come lei.
Tutto, sia chiaro, fatto in buona fede, eppure è evidente come queste parole espresse su quel palco abbiano suscitato pietismo ed altre emozioni che, indubbiamente, hanno spinto buona parte del pubblico (che non sempre ha gli strumenti per una corretta analisi sul fronte dell’inclusione) ad applaudire in modo istintivo, dimenticando che stava vedendo e trattando la ragazza per la sua neurodivergenza e non per la persona che è.
Non di per sé alcun “coraggio” in chi vive la propria condizione, soprattutto se lo fa rivendicandola con orgoglio. Ci sono le difficoltà della vita, ma questo non vale forse per chiunque, a prescindere da un’eventuale disabilità più o meno evidente?
Un altro tasto tanto dolente lo hanno (al solito) toccato le testate giornalistiche, contribuendo a una certa disinformazione: ancora una volta, infatti, ho visto parole utilizzate nel modo sbagliato, ad esempio sostenendo che si è “affetti da autismo” quando in realtà non è così dato che l’autismo non è una malattia bensì una condizione di neurodivergenza (perciò si dice “essere nello spettro dell’autismo” o, al massimo, “essere autistici”, anche se quest’ultima non è una posizione condivisa all’unanimità dalla comunità autistica).
Tutti gli articoli, insomma, si sono ancora dimostrato pieni di abilismo, adottando una narrazione errata quando invece il loro compito dovrebbe essere quello di darci le informazioni corrette al riguardo (ma anche in questo non c’è purtroppo niente di nuovo).
Cara Roberta, ti avevo promesso di non fare un attacco a Miss Italia in senso lato, ma prima di concludere ci tengo a ricordare come questo concorso si sia aggiudicato il titolo di “Transfobico” in quanto non accetta candidature da parte di donne transgender. Questo punto dovrebbe farci riflettere su come non sia equo e su quanto sia incoerente la competizione sul fronte dell’inclusione sociale delle “minoranze”.
Un concorso di bellezza, se proprio vogliamo che ci sia, non dovrebbe fare differenze tra i partecipanti privilegiando la storia che più coinvolge la sfera emotiva, ma dovrebbe restare oggettivo, per quanto possibile, giudicando la variabile della bellezza.
Eppure il mondo del web è pieno di spezzoni di video in cui i giudici commossi premiano persone in base alla gravità del loro vissuto. Video che raggiungono milioni di like e di visualizzazioni mentre chi osa distaccarsi dall’ “empatico elogio” riceve perfino violenti attacchi da parte degli utenti inteneriti.
Il pietismo fa male perché si distacca dal reale riconoscimento del talento di una persona. Da Miss Italia a qualsiasi altro talent (abbiamo già parlato di Francesca Cesarini, vincitrice di IGT 2023), si vincerà davvero solo quando si avrà il coraggio, da parte della giuria, di tagliare quel cordone che ci impedisce di individuare e valutare le reali capacità o qualità di una persona, e quindi anche di dire dei “No” perché sono quelli, alla fine, che testimoniano la vera inclusione e la debellazione dell’abilismo.
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