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Indice
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Permessi con Legge 104 non utilizzati: cosa succede?
I permessi lavorativi rientrano tra le agevolazioni legate alla Legge 104: sono previsti dall’articolo 33. Si tratta di 3 giorni di permesso al mese oppure di una o 2 ore di riposo al giorno, per assistere il coniuge o un familiare con disabilità grave.
I permessi vengono concessi anche al lavoratore disabile titolare della Legge 104.
Ma come funziona con i permessi con Legge 104 non utilizzati? Se i giorni o le ore di permesso non vengono goduti nel mese, possono essere recuperati il mese dopo o successivamente?
Purtroppo la normativa vigente non consente di recuperare i permessi non goduti in un periodo successivo. Se questi non verranno sfruttati nel presente, verranno persi.
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Permessi con Legge 104 non utilizzati: a chi spettano?
Abbiamo visto cosa accade ai permessi con Legge 104 non utilizzati e chi può sfruttarli.
Oltre al lavoratore dipendente con disabilità grave, l’agevolazione spetta ai lavoratori dipendenti, del settore pubblico o privato, ma non ai lavoratori autonomi.
Questa particolare agevolazione consente di potersi assentare da lavoro, nei tempi indicati dalla legge, per assistere il coniuge o un familiare con disabilità grave entro il secondo grado di parentela (o fino al terzo, in presenza di particolari condizioni).
I permessi lavorativi retribuiti spettano a:
- genitori;
- coniuge, partner dell’unione civile o convivente di fatto;
- parenti e affini entro il 2° grado;
- parenti e affini entro il 3° grado, se i genitori o il coniuge, o la parte dell’unione civile, o il convivente del disabile hanno compiuto 65 anni, oppure sono affetti da patologie invalidanti permanenti, deceduti o mancanti.
Le ultime modifiche alla Legge 104 hanno consentito anche ai conviventi di fatto di poter fruire dei 3 giorni di permesso mensile per l’assistenza al familiare (sentenza 213 emessa dalla Corte Costituzionale nel 2016).
Inoltre è stata abolita la figura del referente unico, a vantaggio di un diritto di fruizione allargato a più familiari.
Se una persona disabile risiede in un’abitazione con più parenti entro il secondo grado, ogni componente del nucleo familiare (se lavoratore dipendente) può avere diritto a presentare la richiesta per il riconoscimento dei permessi retribuiti per l’assistenza.
Sarà la persona disabile a scegliere il familiare che dovrà assisterlo e che avrà diritto ai permessi retribuiti. Nel caso in cui non sia in grado di farlo, sarà l’amministratore di sostegno o il suo tutore legale a decidere per lui e a nominare l’assistente.
Permessi con Legge 104 non utilizzati: sono pagati?
I permessi sono regolarmente retribuiti, in anticipo dal datore di lavoro o dall’azienda presso cui si presta servizio. Chi “paga” recupererà l’importo anticipato attraverso la denuncia mensile Uniemens.
Ricordiamo che i permessi lavorativi sono un diritto del lavoratore dipendente o del lavoratore con disabilità, non possono essere negati dal datore di lavoro. In ogni caso si richiede una programmazione delle assenze e un preavviso di qualche giorno per non inficiare sulla produttività dell’azienda o creare problemi organizzativi.

Permessi con Legge 104 non utilizzati: l’assistenza è continua?
Proprio sul tema dell’assistenza si è spesso dibattuto. La Cassazione, con alcune sentenze, ha fatto chiarezza su cosa si intende per assistenza, che può non essere continua e quotidiana, a patto che sia sistematica e adeguata alle esigenze del disabile.
Quindi, durante i giorni o le ore di permesso, il dipendente può dedicare tempo a sé stesso, al riposo, alla vita sociale o al disbrigo di faccende personale, a patto che si occupi, per buona parte della giornata, al familiare da assistere.
Abusare dei permessi retribuiti è ancora un reato punibile con il licenziamento e, nei casi più gravi, anche con una denuncia penale per truffa.
Si configura un reato quando durante le ore di permesso o per la totalità (o quasi) dei giorni a disposizione, il beneficiario rinuncia a prestare assistenza per andare a mare, in montagna, in palestra o al bar con gli amici, abbandonando il familiare.
Faq su permessi con Legge 104 non utilizzati
Cosa succede se non uso tutti i permessi con Legge 104?
Se non si utilizzano tutti i permessi lavorativi concessi dalla Legge 104, questi non possono essere recuperati nel mese successivo o in un periodo successivo. In sostanza, se non li utilizzi nel momento, li perderai. Ricorda, stiamo parlando di 3 giorni di permesso al mese o di una o 2 ore di riposo al giorno, per assistere un familiare con disabilità grave o se sei un lavoratore con disabilità.
A chi spettano i permessi con Legge 104?
I permessi con Legge 104 spettano al lavoratore dipendente con disabilità grave, ma non ai lavoratori autonomi. Anche i genitori, coniugi, partner dell’unione civile o convivente di fatto, parenti e affini entro il 2° grado possono fruire dei permessi. Il diritto di fruizione è stato recentemente esteso a più familiari, grazie all’abolizione della figura del referente unico.
I permessi con Legge 104 non utilizzati sono pagati?
Sì, i permessi con Legge 104 sono pagati, in anticipo, dal datore di lavoro o dall’azienda presso cui si presta servizio. L’importo sarà poi recuperato attraverso la denuncia mensile Uniemens. Ricordiamo che i permessi lavorativi sono un diritto del lavoratore e non possono essere negati dal datore di lavoro.
L’assistenza fornita con i permessi con Legge 104 deve essere continua?
L’assistenza fornita con i permessi con Legge 104 non deve essere necessariamente continua e quotidiana, ma deve essere sistematica e adeguata alle esigenze del disabile. Durante i giorni o le ore di permesso, il dipendente può dedicare tempo a sé stesso, al riposo, alla vita sociale o al disbrigo di faccende personali, a patto che si occupi, per buona parte della giornata, del familiare da assistere.
Cosa rischio se abuso dei permessi con Legge 104?
Abusare dei permessi retribuiti concessi con la Legge 104 è un reato punibile con il licenziamento e, nei casi più gravi, anche con una denuncia penale per truffa. È considerato reato quando durante le ore di permesso o per la totalità (o quasi) dei giorni a disposizione, il beneficiario rinuncia a prestare assistenza per dedicarsi ad attività personali, abbandonando il familiare da assistere.
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