Lavoratore divenuto inabile, quando il licenziamento è illegittimo e come opporsi. (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi. Abbiamo anche una pagina Instagram dove pubblichiamo le notizie in formato grafico e un canale YouTube, dove pubblichiamo videoguide e interviste).
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Vediamo in questi post se è legittimo licenziare il dipendente divenuto parzialmente inabile o se invece c’è l’obbligo di verificare prima se il lavoratore può essere destinato a svolgere altre mansioni, compatibili con le sue mutate condizioni di salute.
Capita purtroppo spesso che un dipendente, a causa di un infortunio o una malattia, non sia più capace di svolgere la sua mansione e venga licenziato. In genere la motivazione è sempre la stessa: giustificato motivo oggettivo. Perché, questa la tesi dei datori di lavoro, il lavoratore non è più in grado di fornire le prestazioni che erano state indicate dal contratto.
Ma tutto questo è legittimo? Vediamo cosa dice la legge, cosa hanno definito le sentenze di tribunali e Cassazione e come deve comportarsi in questi casi il lavoratore.
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Licenziamento del lavoratore divenuto inabile: legittimità
Diciamolo subito: la legge ha stabilito che un lavoratore divenuto inabile alla sua mansione lavorativa non può essere licenziato. Il datore di lavoro ha un obbligo: ricollocare il dipendente in mansioni nell’azienda che siano compatibili alle sue condizioni di salute.
Infatti, come recita l’articolo 5 della legge numero 604 del 1966, se il datore di lavoro licenzia il dipendente divenuto parzialmente inabile, deve dimostrare che non c’è la possibilità di adibirlo ad altre mansioni, anche di livello inferiore. Ma non solo, l’azienda deve anche dimostrare che questa “impossibilità” persiste dopo che sono state adottate tutte le modifiche organizzative necessarie per evitare il licenziamento.
In pratica, quindi, il dipendente non può essere licenziato in caso di malattia o di infortunio se può essere assegnato a mansioni equivalenti o, se non ci sono, inferiori.
C’è da precisare che nel caso il lavoratore fosse destinato a mansioni inferiori il trattamento economico deve restare lo stesso. Non è possibile applicare una decurtazione dello stipendio.
Ma non solo, nel caso il datore di lavoro obietti l’impossibilità di trovare al dipendente una mansione adeguata, l’ordinanza della Cassazione numero 9158 del 21 marzo 2022, obbliga l’azienda a «ricercare le soluzioni che, nell’ambito del piano organizzativo, risultino le più convenienti e idonee ad assicurare il rispetto dei lavoratori».
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Licenziamento del lavoratore divenuto inabile: repechage
Il datore di lavoro ha dunque l’obbligo di verificare se il dipendente che per un infortunio, per una patologia o per l’aggravamento di una malattia pregressa non può svolgere più le vecchie mansioni, può essere ricollocato.
Se non accade, deve essere l’azienda a fornire la prova in un eventuale giudizio di opposizione al licenziamento.
A meno che non sia stata la commissione medica a stabilire l’oggettiva impossibilità di reinserimento al lavoro.
Senza il giudizio della commissione e se il datore di lavoro non dimostri l’oggettiva impossibilità di trovare per il dipendente parzialmente inabile una mansione adeguata il licenziamento diventa illegittimo.
Licenziamento del lavoratore divenuto inabile: come difendersi
Come deve comportarsi il lavoratore divenuto inabile che viene licenziato nonostante possa essere adibito a una mansione diversa e compatibile?
Può impugnare la decisione dell’azienda davanti al giudice del lavoro.
In questo caso, se il magistrato rileva l’illegittimità del licenziamento, il lavoratore dovrà essere reintegrato oltre ad avere diritto a un risarcimento.
Questa indennità viene definita dal numero di retribuzioni maturate e non ricevute durante il periodo di licenziamento.
Il massimo risarcibile è stato fissato in 12 mesi di stipendio.
Ovviamente il datore di lavoro dovrà anche versare tutti i contributi previdenziali e assistenziali (con gli interessi).
Licenziamento del lavoratore divenuto inabile: quando è possibile
Ci sono però casi in cui il licenziamento del lavoratore divenuto disabile può essere legittimo. In particolare se per assegnare il dipendente a mansioni compatibili con le sue condizioni di salute l’azienda è costretta ad accomodamenti non ragionevoli dell’organizzazione interna.
Lo ha stabilito la sentenza numero 4896 del 23 febbraio 2021 della Cassazione.
L’Alta Corte dopo aver ribadito che il licenziamento deve essere adottato solo dopo aver valutato tutte le alternative possibili, ha anche confermato che il diritto del lavoratore inabile alla conservazione del posto di lavoro deve essere compatibile con l’organizzazione aziendale.

Licenziamento del lavoratore divenuto inabile: cosa spetta
Al lavoratore che viene licenziato a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute (e se viene ritenuta legittima la decisione del datore di lavoro) spetta ovviamente il Tfr, le retribuzioni già maturate e la Naspi (l’assegno di disoccupazione versato dall’INPS).
Il diritto alla Naspi viene riconosciuto solo se il dipendente è stato licenziato e non in caso di dimissioni, anche se sono state imposte dalla impossibilità di continuare a lavorare.
Faq (domande e risposte)
Cosa succede se un lavoratore non è più in grado di svolgere le sue mansioni a causa di un infortunio o malattia?
Se un lavoratore non può più svolgere le sue mansioni a causa di un infortunio o malattia, il datore di lavoro ha l’obbligo di ricollocare il dipendente in mansioni nell’azienda che siano compatibili con le sue condizioni di salute.
Qual è la motivazione del licenziamento in caso di inabilità parziale del lavoratore?
La motivazione del licenziamento è spesso il “giustificato motivo oggettivo”, poiché il lavoratore non è più in grado di fornire le prestazioni previste dal contratto.
È legittimo licenziare un lavoratore divenuto inabile?
No, la legge stabilisce che un lavoratore divenuto inabile non può essere licenziato. L’azienda ha l’obbligo di ricollocarlo in altre mansioni compatibili con le sue condizioni di salute.
Cosa deve fare il datore di lavoro prima di licenziare un lavoratore inabile?
Il datore di lavoro deve dimostrare che non c’è la possibilità di adibirlo ad altre mansioni e che questa “impossibilità” persiste anche dopo aver adottato tutte le modifiche organizzative necessarie per evitare il licenziamento.
Cosa accade se il lavoratore inabile viene destinato a mansioni inferiori?
Se il lavoratore viene destinato a mansioni inferiori, il trattamento economico dovrebbe restare lo stesso. Non è possibile applicare una decurtazione dello stipendio.
Qual è l’obbligo dell’azienda se non riesce a trovare una mansione adeguata per il lavoratore inabile?
Se l’azienda non riesce a trovare una mansione adeguata, deve “ricercare le soluzioni che, nell’ambito del piano organizzativo, risultino le più convenienti e idonee ad assicurare il rispetto dei lavoratori”.
Quando è possibile il licenziamento del lavoratore divenuto inabile?
Il licenziamento del lavoratore divenuto inabile può essere legittimo se l’azienda è costretta a fare accomodamenti non ragionevoli dell’organizzazione interna per assegnare il dipendente a mansioni compatibili con le sue condizioni di salute.
Come può difendersi un lavoratore inabile che viene licenziato?
Il lavoratore può impugnare la decisione dell’azienda davanti al giudice del lavoro. Se il magistrato rileva l’illegittimità del licenziamento, il lavoratore dovrà essere reintegrato e avrà diritto a un risarcimento.
Cosa spetta al lavoratore che viene licenziato a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute?
Al lavoratore che viene licenziato a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute spetta il TFR, le retribuzioni già maturate e la Naspi, l’assegno di disoccupazione versato dall’INPS.
In quali circostanze il diritto alla Naspi viene riconosciuto al dipendente?
Il diritto alla Naspi viene riconosciuto solo se il dipendente è stato licenziato e non in caso di dimissioni, anche se queste sono state imposte dall’impossibilità di continuare a lavorare.
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