La badante residente a casa dell’assistito: come funziona?

La badante residente a casa dell’assistito: vediamo come funziona e quando è necessario. In determinati casi non basta il domicilio, serve appunto la residenza. Vediamo cosa comporta e quali sono le procedure da seguire.
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30/11/23

La badante residente a casa dell’assistito: come funziona? Ci riferiamo ovviamente alle collaboratrici conviventi. E ci chiediamo in pratica se non sia sufficiente il domicilio (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).

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Il tema è piuttosto sentito, anche perché la concessione della propria residenza è una questione complessa e delicata. E la domanda che più ricorre è questa: quali sono i rischi che potrebbero derivare?

In realtà non molti. Anche perché la residenza non aggiunge alla badante alcun diritto ulteriore. 

Su questo argomento potrebbe interessarti un post che spiega se la badante deve fare anche le pulizie; o un focus che analizza quando è davvero necessaria una badante (con consigli e cose da fare); potrebbe essere utile anche un articolo che ti indica a cosa fare attenzione quando si stipula un contratto con una collaboratrice domestica.

La badante residente a casa dell’assistito: se non basta il domicilio

Diciamolo subito: quasi sempre il domicilio è più che sufficiente, ma in determinati casi la residenza diventa un obbligo. In particolare per le lavoratrici straniere, se non hanno un’altra residenza nel nostro Paese. O anche, ed è un caso piuttosto frequente, se in precedenza la residenza era presso il vecchio datore di lavoro.

Il motivo è piuttosto ovvio: la residenza è indispensabile per l’iscrizione all’Inps. Ovvero, se non si può indicare l’indirizzo di residenza della collaboratrice il contratto di lavoro non potrà essere registrato. Insomma, non sarà valido.

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La badante residente a casa dell’assistito: obbligo quando

Sono dunque due, li ripetiamo per chiarezza, i casi in cui un datore di lavoro dovrà concedere la residenza alla lavoratrice: 

  • se la badante non ha altra residenza in Italia;
  • se la badante ha ancora la residenza nell’abitazione del vecchio datore di lavoro.

Del resto se la collaboratrice straniera non ha la residenza in Italia e se la famiglia dove lavora si rifiuta di concederla, l’epilogo è scontato: il rapporto di lavoro non potrà iniziare. Ben inteso: un rapporto di lavoro regolare.

Se si assume in nero la questione della residenza è solo una fra le tante altre leggi che vengono violate.

La badante residente a casa dell’assistito: comunitaria e no

Una badante straniera per essere assunta deve:

  • se comunitaria: avere solo un domicilio in un comune italiano ma questa condizione è valida solo per i primi 3 mesi, dopo i quali è obbligatoria l’iscrizione all’anagrafe e la richiesta di residenza in Italia;
  • se extracomunitaria: l’assunzione è possibile avendo solo un domicilio italiano, ma si dovrebbe comunque richiedere il nulla osta allo sportello unico per l’immigrazione, che ha una validità di tre mesi. Si consiglia comunque di fare direttamente l’iscrizione all’anagrafe e stabilire la residenza dall’inizio del rapporto di lavoro (si risparmia tempo e massicce dosi di burocrazia).

È di tutta evidenza che nel secondo caso, ovvero una badante extracomunitaria convivente, sarà necessario avere una residenza

La badante residente a casa dell’assistito: a chi comunicarlo

In questo caso, ovvero se la badante stabilisce la propria residenza nell’abitazione della persona che assiste, il datore di lavoro avrà l’obbligo di comunicarlo alla polizia, entro 48 ore dall’assunzione e inoltrare la comunicazione di cessione del fabbricato. Qui sotto il modulo.

La comunicazione di cessione del fabbricato deve essere fatta ogni volta che si concede l’uso esclusivo di un immobile o parte di esso per un periodo superiore ai 30 giorni. Deve essere presentata al Comune.

Se la comunicazione viene presentata oltre le 48 ore, il Comune a sua volta ha l’obbligo di segnalarlo alla polizia municipale per l’applicazione delle sanzioni previste (da 160 a 1.100 euro).

La badante residente a casa dell’assistito: cosa indicare

Nelle comunicazioni alla polizia e al Comune il datore di lavoro deve indicare:

  • le proprie generalità;
  • quelle della badante;
  • gli estremi del passaporto o del documento di identità;
  • l’esatto indirizzo dell’immobile dove la persona è ospitata e presta servizio.

Questi sono invece di documenti necessari:

  • fotocopia fronte e retro carta d’identità ( se straniero il permesso di soggiorno);
  • fotocopia fronte e retro codice fiscale e/o tessera sanitaria;
  • fotocopia del contratto di affitto, acquisto o comodato d’uso della residenza;
  • fotocopia di eventuali patenti laddove in possesso.

La badante residente a casa dell’assistito: stato di famiglia?

È forse opportuno precisare che in ogni caso la badante non entra a far parte dello stato di famiglia del datore di lavoro. Infatti all’anagrafe risulterà semplicemente domiciliata nell’abitazione dove si svolgerà l’assistenza.

Dunque, la badante non entrerà a far parte dello stato di famiglia, ma il datore di lavoro avrà comunque l’obbligo di richiedere l’iscrizione anagrafica per tutte quelle persone sulle quali esercita la patria potestà o tutela.

Il che significa che la badante diventerà a tutti gli effetti un componente della famiglia anagrafica, perché la convivenza sarà giustificata da motivi lavorativi.

La badante residente a casa dell’assistito: garanzie

Per le badanti conviventi bisogna anche rispettare quello che è sancito nel contratto nazionale di lavoro. Alla collaboratrice deve essere garantito:

  • un vitto che assicuri una nutrizione sana e sufficiente;
  • un ambiente di lavoro non nocivo all’integrità fisica e morale;
  • un alloggio idoneo a salvaguardarne la dignità e la riservatezza.

La badante residente a casa dell’assistito: orario

Bisogna anche ricordare che l’orario settimanale di lavoro per una badante convivente non può essere superiore a:

  • 54 ore sono assunte come conviventi a servizio intero;
  • 30 ore se assunte come conviventi a servizio ridotto.
La badante residente a casa dell’assistito: come funziona?

La badante residente a casa dell’assistito: fine contratto

Se il rapporto di lavoro con la badante finisce, il datore di lavoro deve:

  • comunicare la cessazione del contratto all’Inps;
  • recarsi in Comune e informare l’ufficio anagrafe che nella sua abitazione non abita più l’ex dipendente. Per cancellare la residenza occorre però un anno, durante il quale il Comune dovrà verificare l’effettivo allontanamento della ex residente.

Se invece è la badante a chiedere il cambio di residenza, la cancellazione della precedente residenza sarà immediata.

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