Chi decide l’idoneità al lavoro di un disabile? Quali condizioni deve tenere in considerazioni per emettere il giudizio? Cosa succede se, dopo il giudizio, il disabile non può essere ricollocato? (entra nella community di Invalidità e Diritti e scopri le ultime notizie sull’invalidità civile. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).
La legge tutela il lavoratore che, in caso di sopraggiunta invalidità, non risulta più idoneo a svolgere le mansioni che gli erano state affidate prima dell’arrivo dell’invalidità.
In questo approfondimento cerchiamo di capire chi decide l’idoneità al lavoro di un disabile e cosa succede in caso di giudizio di inidoneità.
Indice
- Chi decide l’idoneità al lavoro di un disabile?
- Idoneità al lavoro di un disabile: cosa può decidere il medico del lavoro e che conseguenze ha il suo giudizio
- Chi decide l’idoneità al lavoro di un disabile: diritto di collocamento a mansioni diverse del disabile giudicato inidoneo
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Chi decide l’idoneità al lavoro di un disabile?
Chi decide l’idoneità al lavoro di un disabile è un medico competente (medico del lavoro), su richiesta del disabile stesso (D.Lgs n 81/2008), oppure la Commissione medica dell’Asl (art. 5, Legge n. 300/1970), su richiesta del datore di lavoro.
Il datore di lavoro ha quindi l’obbligo di far accertare, da un medico competente, l’idoneità del disabile a mansione specifica, che può continuare a essere quella già assegnata prima della sopraggiunta invalidità, oppure a una nuova, all’interno della stessa azienda.
Al termine della visita medica, esprimerà un giudizio relativo alla mansione specifica che potrà essere:
- di idoneità;
- di idoneità parziale, temporanea o permanente, con prescrizioni o limitazioni;
- di inidoneità temporanea (con precisazione dei limiti temporali di validità);
- di inidoneità permanente.
Una volta emesso il giudizio, se il lavoratore disabile è stato ritenuto inidoneo, può presentare ricorso entro 30 giorni all’organo di vigilanza territorialmente competente che, dopo eventuali accertamenti, potrà confermarlo, modificarlo o revocarlo.
Il giudizio di inidoneità espresso dalla commissione medica competente non vincola il giudice, che potrà giungere a conclusioni diverse tramite il proprio consulente tecnico d’ufficio.
Andiamo quindi a vedere cosa può decidere il medico del lavoro e quali sono le conseguenze del suo giudizio.
Intanto puoi guardare questo video che abbiamo scelto per te e che spiega quali sono le mansioni del medico del lavoro:
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Idoneità al lavoro di un disabile: cosa può decidere il medico del lavoro e che conseguenze ha il suo giudizio
Abbiamo visto chi decide l’idoneità al lavoro di un disabile e cosa può decidere il medico del lavoro, ma quali conseguenze hanno i suoi giudizi?
Se il medico competente emette nei confronti di un dipendente disabile un giudizio di inidoneità temporanea alle mansioni, evidentemente si tratta di una patologia transitoria, e quindi non si corre il rischio di essere licenziati.
In questo caso, il datore di lavoro ha l’obbligo di sospendere in via momentanea il dipendente dalle mansioni alle quali è addetto, perché deve adottare tutte le misure necessarie a tutelare l’integrità fisica dei dipendenti (ex. art. 2087 c.c).
Se il datore di lavoro, infatti, pur essendo a conoscenza dello stato di invalidità temporanea del lavoratore, decidesse comunque di fargli svolgere le stesse mansioni, in caso di eventuale aggravamento delle sue condizioni, potrebbe esserne ritenuto responsabile.
Oltre al caso di inidoneità temporanea del dipendente alle mansioni, si possono verificare altri casi nei quali il rapporto di lavoro continua ma il datore di lavoro decide di sospenderlo per un determinato periodo di tempo.
Per esempio, quando il datore di lavoro decide di fare ricorso nei confronti del giudizio del medico competente o nel caso in cui sospetti la non sussistenza dell’inidoneità.
In ogni caso, il diritto del disabile a mantenere il posto di lavoro, ma con collocazione a mansioni diverse, è imprescindibile. Vediamo cosa dice la normativa in merito.
Devo dire al datore di lavoro che sono invalido? Vediamo quando è opportuno o necessario farlo e cosa dice la legge. Si tratta di una questione delicata, sono in gioco due diritti: la tutela della privacy e la tutela della sicurezza sul lavoro.

Chi decide l’idoneità al lavoro di un disabile: diritto di collocamento a mansioni diverse del disabile giudicato inidoneo
Abbiamo visto chi decide l’idoneità al lavoro e quali conseguenze hanno i diversi giudizi.
Ma se il lavoratore viene giudicato inidoneo, può essere subito licenziato dal datore di lavoro?
L’inidoneità del dipendente a svolgere le mansioni per le quali era stato assunto, determina un’impossibilità della prestazione lavorativa che, in presenza di alcune condizioni, può comportare la risoluzione del rapporto di lavoro.
La Sentenza n. 7755 del 7 agosto 1998 della Corte di Cassazione, però, ha stabilito che, nei casi di sopravvenuta inidoneità del dipendente a svolgere le mansioni per le quali è stato assunto, sussiste il cosiddetto obbligo di repèchage(tradotto dal francese significa “ripescaggio”), inteso come possibilità di collocare il dipendente presso un altro reparto o di adibirlo ad altre e diverse mansioni, incluse quelle inferiori che il lavoratore si sia detto disponibile a svolgere.
In altre parole, prima di poter licenziare un lavoratore in conseguenza di una sopravvenuta inidoneità alle mansioni, il datore di lavoro deve necessariamente provare a ricollocarlo in un altro settore aziendale, in relazione alle sue nuove capacità lavorative.
I principi di questa sentenza della Corte di Cassazione sono presenti anche all’interno della Legge n. 68/1999 (norme per il diritto al lavoro dei disabili), in particolare nei suoi commi 4 e 7 dell’art. 4 e 1, la quale stabilisce che:
- I datori di lavoro, pubblici e privati, sono tenuti “a garantire la conservazione del posto di lavoro a quei soggetti che, non essendo disabili al momento dell’assunzione, abbiano acquisito per infortunio sul lavoro o malattia professionale eventuali disabilità”;
- per questi lavoratori, l’infortunio, la disabilità o la malattia non costituiscono giustificato motivo di licenziamento nei casi in cui si possa adibire gli stessi a mansioni equivalenti o inferiori.
L’azienda, in sostanza, può dimostrare di essere impossibilitata a ridefinire il collocamento solo dopo aver verificato tutte le possibili azioni e soluzioni quali:
- ridistribuzione delle mansioni;
- cambiamento dei turni di lavoro;
- rimodulazione degli orari;
- interventi generali di carattere materiale;
- interventi specifici sulla postazione lavorativa.
In sostanza, il datore di lavoro non può procede al licenziamento del disabile basandosi solo sul giudizio di inidoneità del medico competente, senza prima aver attivato le verifiche di cui abbiamo appena parlato.
Il lavoratore disabile che viene licenziato per giusta causa (impossibilità di essere ricollocato) ha diritto a iscriversi alle categorie protette e alle liste di collocamento mirato, che permettono un reinserimento lavorativo in base alle nuove capacità residue.
Per sapere tutto sulle categorie protette e il collocamento mirato, ti lasciamo una lista di nostri articoli pubblicati su questo sito e su TheWam.net:
- Quali sono le categorie protette
- Stipendio delle categorie protette: quanto guadagnano?
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