Il Qr Code per i verbali di invalidità e handicap sono stati introdotti nel 2020 per semplificare la vita delle persone fragili, due anni dopo un bambino disabile ha subito una inaccettabile discriminazione proprio a causa del Qr Code. O meglio: il problema è sorto perché chi doveva controllare quella documentazione digitale ha dimostrato di non avere le competenze necessarie. (scopri le ultime notizie su Legge 104, invalidità civile, categorie protette, diritto del lavoro, sussidi, offerte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).
I contenuti
La vacanza in Trentino
Questa storia ci è stata segnalata da Maria Concetta, la madre del piccolo. Una vicenda che segnala ancora una volta come ci sia una insofferenza diffusa nei confronti della disabilità.
Una situazione che peggiora e diventa inaccettabile quando chi è addetto a un controllo ignora quelle cinque, sei informazioni base per agire in modo corretto nei confronti di una persona con disabilità.
L’incidente si è verificato all’accesso della seggiovia per il Baranci a San Candido, in Alta Val Pusteria, una delle zone più belle del Trentino. Un’area turistica che viene anche definita «a misura di famiglia». E quindi riteniamo anche di bambino.
A maggior ragione se il bambino ha delle difficoltà. Evidentemente non è così.
Vogliamo augurarci che sia stata una banale incomprensione o che l’incompetenza dimostrata dagli addetti alla seggiovia sia limitata a qualcuno e non a tutti i dipendenti.
Veniamo al dunque.
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Il Qr Code disabili, questo sconosciuto
L’episodio è recentissimo, si è verificato il 29 agosto.
«Ci trovavamo – scrive Maria Concetta – a dover salire su con un bimbo disabile titolare di 104 articolo 3, comma 3 con connotazione di gravità e una patologia evidente. Alla biglietteria come sempre esibiamo il Qr Code rilasciato dall’INPS».
Come sapete il Qr Code per le persone con disabilità è un servizio dell’istituto di previdenza che può attestare lo status di invalidità o handicap, così scrive l’INPS, «direttamente dal proprio smartphone o tablet, senza bisogno di avere con sé il verbale sanitario».
L’istituto aggiunge: «Il QR Code garantisce informazioni sempre attendibili perché associato alla persona interessata e non a uno specifico verbale ed è dinamicamente aggiornato a seguito di verbali definitivi di prima istanza, di aggravamento, di revisione straordinario, di autotutela. E può essere letto con applicazioni comunemente presenti su qualsiasi dispositivo».
Agli addetti sarebbe stato utile leggere questo post per capire come si legge un verbale con QrCode.
Il Qr Code non si vede
Ebbene, cosa è accaduto. «Il ragazzo a valle ci dice che non può leggerlo. Ok, uso il mio telefonino e riusciamo a farlo vedere».
Direte, è finita qui. Macché, siamo solo all’inizio.
«Abbiamo discusso per venti minuti, l’addetto alla seggiovia riteneva fosse necessario un documento cartaceo. A un certo punto capisce la situazione e il grave disagio che stava causando, in particolare a mio figlio: era sempre più agitato e urlava».
Dopo una lunga attesa e una confronto che iniziava a essere molto irritante «riusciamo a far leggere questa benedettissima “diagnosi” ed i diritti del bimbo vengono rispettati».
A ritorno la situazione peggiora
Maria Concetta non sapeva però che il peggio era ancora in agguato e si sarebbe manifestato al momento della discesa, quando cioè avrebbe dovuto riprendere la seggiovia per rientrare alla base.
«A ritorno mostriamo di nuovo in Qr code sul telefono (sotto in verde è scritto art 3 comma 3) ma la ragazzina che è addetta al controllo prima è perplessa, poi scuote la testa e dice: non c’è scritto invalidità 100%».
Maria Concetta riesce a non perdere la calma. «Da persona che si occupa di disabilità le spiego con molta gentilezza che per gli adulti si parla di invalidità al 100% mentre nei minori, si parla di handicap in condizione di gravità».
Avrebbe già dovuto saperlo, altrimenti a con quale competenza può stabilire chi ha diritto a cosa? Ma può capitare…
Beh, la spiegazione della mamma non basta. «La ragazza si consulta con una sua collega, nel frattempo sono sempre più esasperata e mio figlio, per via della patologia, non riusciva più a resistere…».
Sono veramente turbata
Morale della favola: il piccolo avrebbe avuto diritto al prezzo ridotto, ma Maria Concetta decide di pagare il biglietto intero e chiudere lì la discussione.
Lo ha fatto soprattutto per suo figlio, per evitare che quella incresciosa situazione lo agitasse ancora di più.
«Sono veramente turbata da quanto accaduto – continua -, e dal gravissimo episodio che ha leso la privacy di mio figlio (la gente in fila ha avuto modo di vedere e sentire tutto). Nella normativa europea è provvista la lettura del Qr code proprio per evitare questi spiacevoli episodi ai danni dei disabili».
L’appello
Maria Concetta lancia un appello ai gestori delle seggiovie, che può essere esteso ovunque: «Vi prego di aggiornare il vostro personale perché questi episodi non possono e non devono accadere in un Paese civile. In nessuna regione abbiamo mai avuto difficoltà, come durante questa vacanza, e non è giusto soprattutto perché vengono meno i diritti dei disabili».

L’invito a segnalare
Di e-mail come quelle di Maria Concetta ne riceviamo molte. Abbiamo deciso di pubblicarle. Si tratta di piccole e grandi discriminazioni che devono essere raccontate. Farle venire alla luce può dare un piccolo contributo alla conoscenza di quanti ignorano i diritti e le tutele che bisogna riservare alle persone fragili, ancora di più se bambini.
In questo caso gli addetti alla seggiovia hanno sbagliato perché, speriamo, si sono dimostrati incompetenti. Ovvero non è stato detto alla madre del piccolo, come è già accaduto, anche questa estate: «Tuo figlio non entra perché è handicappato». E neppure, come in una storia che abbiamo raccontato, è stato detto ai genitori di un alunno con disabilità «ma perché mandate vostro figlio a scuola».
Ma l’ignoranza sui diritti dei disabili è comunque grave e non deve essere tollerata. L’incompetenza in questo caso è una colpa, perché si traduce di fatto nel mancato riconoscimento di quello che al bambino spettava per legge.
Invitiamo tutte le persone che fanno parte della comunità di invaliditaediritti a segnalare le piccole e grandi discriminazioni che subiscono ogni giorno.
Facciamole venire alla luce. È l’unico modo per iniziare a difendersi.
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