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Alternative alla pensione per caregiver: cosa si può avere

Alternative alla pensione per caregiver: a cosa puntare se non si è in regola con i requisiti contributivi previsti dalla legge? Ecco due forme di welfare assistenziale per caregiver.
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2/12/23

Quali sono le alternative alla pensione per caregiver? A cosa si può avere diritto? Vediamolo insieme in questo approfondimento (entra nella community di Invalidità e Diritti. Unisciti al gruppo Telegram, alla chat tematica e a WhatsApp per ricevere tutte le news direttamente sul cellulare. Entra nel gruppo Facebook per parlare con migliaia di persone che hanno i tuoi stessi interessi).

Indice

Alternative alla pensione per caregiver: quali sono?

Il caregiver è colui che assiste il coniuge, un figlio o un familiare con disabilità grave. Occupa un ruolo molto importante per il disabile, lo supporta e gli sta vicino nelle cure e quando è richiesta la sua presenza, impegnandosi nelle attività quotidiane di cura della persona.

Parliamo, dunque, di quella persona, il più delle volte un familiare, che volontariamente, in modo gratuito e responsabile, si prende cura di una persona non autosufficiente o in condizioni tali da non essere in grado di prendersi cura di sé.

In tema di diritti del caregiver, ad oggi il DDL 1461 sul riconoscimento dei diritti del caregiver familiare è ancora in una fase di stallo (l’Italia è stata condannata dall’Onu perché non offre tutele ai caregiver…).

A gennaio 2022 erano ripartite le discussioni in Senato dopo due anni di fermo, ma l’intenzione di prevedere contributi figurativi e scivoli per il prepensionamento ai familiari che si prendono cura di un parente convivente non autosufficiente, s’era scontrata con l’impossibilità di accantonare fondi – miliardi di euro – in favore dei caregiver.

Leggi anche: caregiver familiare, arrivano i primi fondi in queste Regioni

La caduta del Governo Draghi ha fatto il resto. Il nuovo esecutivo non ha ancora proposto interventi in favore dei caregiver, limitandosi a prorogare l’Ape Sociale per il 2023.

Questa misura, assieme a Quota 41 per lavoratori precoci, permette ai caregiver di accedere alla pensione rispettivamente con 63 anni di età e 30 anni di contributi (Ape Sociale) o 41 anni di contributi, senza limiti di età (Quota 41).

Ma ci sono anche alternative alla pensione per caregiver, rappresentate da: assegno sociale e pensione di cittadinanza. Ne parliamo nei prossimi paragrafi.

Ti consigliamo questo video se vuoi saperne di più sulla figura del caregiver familiare:

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Alternative alla pensione per caregiver: Ape Sociale e Quota 41

In Italia sono circa 3 milioni e 300 mila i caregiver che assistono un familiare non autosufficiente dalle 7 alle 18 ore al giorno.

Questo significa che diventa impossibile, per un caregiver, continuare a lavorare.

A chi, compiuti 63 anni, ha maturato 30 anni di contributi spetta il diritto all’Ape Sociale, l’anticipo pensionistico che accompagna particolari categorie di lavoratori all’età pensionabile, attraverso l’elargizione di un assegno mensile dello stesso importo della pensione fin lì maturata, entro un massimo di 1.500 euro al mese.

L’alternativa è Quota 41 per lavoratori precoci: parliamo di quella categoria di lavoratori che ha iniziato a lavorare in giovane età e che ha versato almeno un anno di contributi prima dei 19 anni. Per loro, alla maturazione di 41 anni di contributi, è dedicata Quota 41. Tra le categorie tutelate dalla misura previdenziale ci sono i caregiver.

Ma se non si è riusciti a versare almeno 30 anni di contributi e si è sotto anche al limite dei 20 anni di contributi per accedere alla pensione di vecchiaia, quali sono le alternative alla pensione per caregiver?

Le soluzioni sono due forme di welfare assistenziale: la prima è l’assegno sociale, la seconda è la pensione di cittadinanza.  

Per saperne di più sull’ultima legge di bilancio, guarda questo video:

Alternative alla pensione per caregiver: assegno sociale

L’assegno sociale è una prestazione assistenziale che spetta a chi ha compiuto 67 anni, ha residenza effettiva e continuativa in Italia da almeno 10 anni, e ha un reddito personale pari a 0 euro e un reddito da coniugato non superiore a 12.170,60 euro.

L’importo di un mese di assegno sociale, nel 2022, è di 468,10 euro, ma il valore è destinato ad aumentare dal 1° gennaio 2023 per arrivare a 502,27 euro.

La prestazione spetta, ma in misura ridotta, se il richiedente ha un reddito personale inferiore a 6.085,30 euro. In questo caso, per conoscere l’importo della prestazione si sottrae il reddito del richiedente dal valore massimo dell’assegno sociale (6.085,30 euro).

Ad esempio, con un reddito di 4.500 euro al mese, spettano 1.585 euro l’anno di assegno sociale, pari a circa 122 euro al mese.

Non si ha diritto all’assegno sociale se il reddito personale è superiore a 6.085,30 euro.

Concorrono al calcolo del reddito:

  • tutti i redditi imponibili Irpef, al netto dell’imposizione fiscale e contributiva;
  • i redditi esenti da imposta;
  • i redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta (vincite derivanti dalla sorte, da giochi di abilità, da concorsi a premi, corrisposte dallo Stato, da persone giuridiche pubbliche e private);
  • tutti i redditi soggetti ad imposta sostitutiva: interessi postali e bancari, interessi dei CCT e di ogni altro titolo di stato, interessi, premi e altri frutti
  • le obbligazioni e titoli similari, emessi da banche e società per azioni, ed altri strumenti finanziari;
  • tutti i redditi dei terreni e fabbricati;
  • la pensione di guerra;
  • la rendita vitalizia erogata dall’Inail;
  • la pensione diretta erogata da stati esteri;
  • le pensioni erogate agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordi;
  • gli assegni alimentari corrisposti secondo norme civilistiche.

Sono esclusi dal calcolo del reddito:

  • il trattamento di fine rapporto e le anticipazioni TFR;
  • il reddito della casa di abitazione principale;
  • tutte le competenze arretrate soggette a tassazione separata;
  • le pensioni di indennità di accompagnamento per invalidi civili, ciechi civili e le indennità di comunicazione per i sordi;
  • l’assegno vitalizio erogato agli ex combattenti della guerra 1915-1918;
  • gli arretrati di lavoro dipendente prestato all’estero.
Alternative alla pensione per caregiver
Alternative alla pensione per caregiver: quali sono?

Alternative alla pensione per caregiver: pensione di cittadinanza

Alternative alla pensione per caregiver. L’altra è la pensione di cittadinanza. Anche per ricevere questa prestazione è necessario rientrare in determinati parametri reddituali.

In primo luogo bisogna avere un ISEE non superiore a 9.360 euro e un valore del reddito familiare inferiore a 7.560 euro moltiplicato per il parametro della scala di equivalenza.

L’importo minimo della pensione di cittadinanza è di 480 euro, il valore massimo è di 630 euro. Partendo dal valore massimo che abbiamo definito nel paragrafo precedente la pensione di cittadinanza aumenta:

  • dello 0,4 per cento per ogni componente del nucleo familiare con più di 18 anni;
  • dello 0,2 per cento per ogni minore a carico;
  • fino al 2,2 per cento per le famiglie con uno o più disabili gravi o non autosufficienti (il valore varia in base alla gravità dell’invalidità).

Ad esempio, se il nucleo familiare è formato solo da due persone, il parametro è dello 0,4% e il reddito complessivo può arrivare a circa 10.500 euro l’anno.

Per le persone non autosufficienti, invece, il parametro è del 2,2% e quindi il reddito annuo entro cui stare è di 16.600 euro.

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